Oggi chi viene inviato dall’Amministrazione regionale in enti e società che fanno capo alla stessa Regione siciliana si permette di tuonare e minacciare l’Amministrazione pubblica che dovrebbe rappresentare e difendere. I casi di Sicilia E-Servizi spa (Antonio Ingroia) e Antonio Fiumefreddo (Riscossioni Sicilia spa). Il governo regionale di cartapesta – parliamo del governo Crocetta – che consente tutto questo
“Le grandi opere si compiono in silenzio” diceva Sertillanges s.j.
Letture assai lontane dallo stereotipo di oggi, dell’autodifesa gridata, ahimè troppo urlata per essere sincera e autentica, dolorosamente autentica. Un fiorire e un furore di minacce, di moniti, di memento, di caveat non sono una strada sicura per raggiungere i grandi risultati che ci prefiggiamo. Ma oggi chi viene mandato spesso dimentica subito chi lo manda e perché.
Ho sempre vivo in me il ricordo della lezione e dei preziosi consigli che mi dette il Segretario generale della Presidenza della Regione di tanti anni fa, Francesco Di Fatta, morto poi alla sua scrivania, allorché mi comunicò che l’Amministrazione aveva affidato a me, giovane dirigente, un incarico di gestione commissariale di un ente pubblico il cui consiglio di amministrazione, non certo in odore di santità, era stato sciolto.
“Lei – mi ammonì – è mandato dall’Amministrazione, la sua Amministrazione, per fare gli interessi dell’Amministrazione e non quelli dell’ente. Laddove il suo lavoro lo portasse a entrare in conflitto di interessi con l’Amministrazione, lei dovrà fare prevalere gli interessi dell’Amministrazione. L’ente è strumentale rispetto alla Regione e se non si comporta da tale la sua ragione d’essere viene vulnerata e vengono meno i suo pretesi diritti. Lei pertanto dovrà accettare ogni decisione che venisse dall’Amministrazione, anche se dal punto di vista degli interessi ipotetici dell’ente la decisione dovesse apparire lesiva di quegli interessi. Il suo interlocutore è l’Amministrazione, e soltanto essa; non ci può essere una sede terza alla quale ricorrere”.
Questo è quanto. Quando vedo i vari Ingroia, Fiumefreddo, Lo Re tuonare contro la Regione, minacciare o ricorrere alle vie legali avverso la stessa Regione che li ha nominati, maledico il protagonismo di tanti che credono di essere a quei posti perché sono belli, alti e con gli occhi azzurri e dimenticano la difesa degli interessi di chi li ha mandati.
Ma più ancora maledico un governo regionale di cartapesta che si fa umiliare da un qualunque Pierino che, rimanendo saldamente al posto, si permette di difendere il proprio operato con minacce e ricatti.
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