... e alle elezioni politiche nazionali cominciamo a vagliare l’ipotesi di non recarci più a votare. A meno che non sia presente una forza politica, possibilmente siciliana, che proponga l’uscita dall’Europa dell’euro, che è la fonte primaria di tutti i disastri economici e sociali italiani!
Lo sappiamo: il politicamente corretto, a pochi mesi dal balordo referendum sulla riduzione dei parlamentari di Camera e Senato, ci impone di scrivere che si tratta, per l’appunto, di una balordaggine: che la riduzione del numero dei parlamentari comporterà, inevitabilmente, la presenza di territori non rappresentati in Parlamento: che, alla fine, si tratterà soltanto di una riduzione della democrazia e bla bla bla.
Tutto vero, per carità. E sarebbe singolare se chi, come noi, che per lavoro si occupa di politica dal lontano 1985, non dovesse riconoscere questa verità.
Però c’è un però. E il però è legato alla Sicilia. Prendiamo come esempio le ultime due legislature di Camera e Senato.
Legislatura 2013-2018. Cosa avrebbe avuto, di concreto, da Roma, la Sicilia dallo Stato italiano nel periodo compreso tra il 2013 e i 2018? I parlamentari nazionali eletti in Sicilia, nella passata legislatura, che cosa hanno prodotto a tutela della nostra Isola, a parte le loro clientele personali per se stessi e per amici & sodali?
Nella passata legislatura – anno 2014 – una storica sentenza della Corte Costituzionale – che da quando esiste, anno di grazia 1957 (i Padri costituenti non la volevano: e non sbagliavano!), ha dato quasi sempre torto alla Regione siciliana – ha riconosciuto alla Sicilia una barca di soldi. E che ha fatto il Governo nazionale di quegli anni (leggere Governo Renzi)? Un accordo con il Governo nazionale per annullare gli effetti di tale sentenza! Il tutto avallato dai parlamentari nazionali eletti in Sicilia.
De anni dopo il Parlamento nazionale ha riscritto le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano per sancire, di fatto, lo scippo di quote sostanziose di IRPEF e IVA. Per la cronaca, a norma dello Statuto, tutto il gettito IRPEF e tutto il gettito IVA della Sicilia dovrebbe restare nelle ‘casse’ della Regione.
Che hanno fatto i parlamentari nazionali eletti in Sicilia? Nulla. Anzi, alcuni di loro, hanno votato sì!
Vogliamo parlare dell’attuale legislatura? Lo trovate il nome di un parlamentare nazionale eletto in Sicilia che ha fatto qualcosa per la Sicilia al netto della propaganda e degli interessi personali o dei propri amici & sodali?
Forse l’unico – ma non è un parlamentare nazionale – è il vice Ministro Giancarlo Cancelleri che è riuscito a far riaprire dall’ANAS i viadotto Himera, lungo l’autostrada Palermo-Catania, franato cinque anni fa.
Un lavoro che si poteva fare in un mese è stato fatto in un anno e solo per evitare che si dicesse che il Ponte di Genova era stato rifatto prima del viadotto Himera.
Per il resto, in questa legislatura, che cosa avete visto dal Governo nazionale e dai parlamentari nazionali eletti in Sicilia?
Non c’è una sola cosa di competenza dello Stato che in Sicilia non stia andando in malora. A parte gli investimenti con i fondi europei – che in Sicilia non servono per realizzare cose utili, ma per finanziare la politica e per rimpinguare il Bilancio regionale con gli imbrogli contabili (leggere progetti retrospettivi) – non c’è un solo euro di investimenti dello Stato per la nostra Isola.
L’ultima presa in giro sono gli eterni sgravi fiscali disposti, per tutto il Sud (e quindi anche per la Sicilia), dal Governo Conte bis. Dal 2000 al 2017 le Regioni del Centro Nord hanno scippato alle Regioni del Sud circa 840 miliardi di euro. Ce li stanno restituendo? No: in cambio Roma ci offre gli sgravi fiscali che vanno avanti dai tempi del Governo Ciampi!
Ora arriva un referendum balordo e noi Siciliani dovremmo andare a votare per mantenere il numero dei parlamentari nazionali ai quali, della nostra Isola, non gliene può fregare di meno?
Che fare, allora? Tanto per cominciare, disertare le urne di questo balordo referendum. E cominciare a vagliare l’ipotesi di non andare più a votare per le elezioni politiche nazionali. A meno che non si presenti una forza politica, possibilmente siciliana, che indichi chiaramente, nel proprio programma, l’uscita dall’Europa dell’euro, che è la fonte primaria di tutti i disastri.
Ricordatevi che l’Unione europea dell’euro ha ridotto il Centro Nord Italia a periferia della Germania. E che fanno ‘sti ‘scienziati’ del Centro Nord Italia? Invece di fare ‘casino’ ai tedeschi hanno già pronta la nuova legge sul Federalismo fiscale che toglierà al Sud altri 60 miliardi di euro all’anno.
La nuova legge – per chi magari l’avesse dimenticato – è già pronta. PD e Lega di Salvini l’avrebbero applicata se, a fine Febbraio scorso, non fosse esploso il Coronavirus.
State tranquilli, meridionali e siciliani: appena finirà l’emergenza Coronavirus PD e Lega penalizzeranno il Sud e la Sicilia nel nome del ‘nuovo federalismo fiscale’ a uso e consumo del Centro Nord Italia.
In questo scenario, che ce ne frega a noi Siciliani di un Parlamento nazionale che, al pari dei Governi nazionali, ci ha sempre penalizzato?
Da qui la nostra proposta, Siciliani: ignoriamo questo referendum!
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