Rimandare a domani quello che potrebbe essere fatto oggi, facendo finta di non sapere che, alla fine, è la stessa cosa fatta ieri… Nella speranza che, nel frattempo, possa verificarsi ‘qualcosa’ per rinviare di un altro anno gli impegni assunti (o quasi) di malavoglia. Piglia tempo e camperai…
I politici siciliani somigliano a quel viandante senza senno che, percorrendo uno stretto sentiero, trova sul suo cammino un sasso che gli impedisce di proseguire. Lo solleva e invece di depositarlo al bordo della via lo getta davanti a sé. Fatti pochi passi se lo ritroverà di nuovo davanti.
Stretti tra l’insostenibilità dei privilegi (non per loro, ovviamente, ma per occhio di mondo) elargiti ai propri elettori e la necessità vitale di confermali per salvarsi il posto alle prossime elezioni, incapaci di concepire una politica diversa e migliore dello scambio di voti contro favori, hanno scelto gesuiticamente la tattica di approvare le norme che tagliano quei privilegi inaccettabili, rinviandone però l’entrata in vigore al nuovo anno. Nella speranza che, frattanto, qualcosa possa succedere.
Chissà che da una delle tante trivellazioni che stanno sbudellando terra e mare di Sicilia non sgorghi un bel po’ di petrolio, magari tanto quanto quello che nel Mar del Nord bastò a salvare il fallimentare secondo mandato della Thatcher; oppure che un bel terremoto sullo Stretto di Messina faccia emergere una sorta di Eldorado.
Piglia tempo e camperai, recita l’adagio
Anche i destinatari dei tagli e del rigore respirano; anche loro sperano e così, per un altro anno, sono a posto. Un altro anno in cui all’Assemblea regionale siciliana si faranno sì e no due sedute al mese. In cui si approverà una legge a semestre. In cui, essendo i soldi appena bastanti per pagare stipendi e le prebende, non si potrà fare nessuna attività lavorativa, e tutti, tranne i siciliani, gli altri siciliani, saranno felici e contenti.
Foto tratta da sconton.it
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