La Società italiana dei neonatologi ha condotto uno studio sul Sistema di trasporto emergenziale per i neonati e fa un chiaro riferimento a Nicole Di Pietro, la bimba morta a Catania poco dopo essere venuta alla luce
Ricordate i terribili giorni della morte della piccola Nicole Di Pietro, la neonata nata in una clinica a Catania e morta poche ore dopo essere venuta alla luce? Siamo certi di sì. Il caso ha riempito per mesi le pagine dei giornali scatenando un putiferio di polemiche tra l’assessorato regionale alla Sanità, allora guidato da Lucia Borsellino e il Ministero della Salute. Delle circostanze precise che hanno portato al decesso della piccola bimba si stanno occupando i magistrati. L’ultima notizia è che il PM ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque medici della struttura sanitaria catanese. Ai giudici, quindi, toccherà stabilire colpe e pene. L’udienza preliminare è fissata per il 6 Aprile.
In quei giorni, seppur oscurata dal dolore, da quelle che sembrano chiare responsabilità mediche e dalla veemenza delle polemiche, compariva tra le righe anche un’altra notizia che, forse, meritava più attenzione: parliamo del Sistema di trasporto per le emergenze neonatali (STEN) – ambulanze dotate degli strumenti e del personale adeguato- che in Sicilia fa acqua da tutte le parti. Alle carenze di un servizio così importante aveva fatto riferimento anche il Ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin. Ma, considerando il pulpito (quel Ministero responsabile di tagli pesanti alla sanità pubblica), nessuno ci ha fatto caso più di tanto.
Ebbene, la questione torna prepotentemente in primo piano perché a certificare le carenze del sistema è la Società Italiana di neonatologia (SIN) che ha condotto uno studio sull’efficienza STEN in Italia, giungendo a conclusioni preoccupanti: sono 44 in tutto i centri che effettuano il servizio di trasporto per le emergenze neonatali. Questi centri garantiscono una copertura totale in 11 regioni e solo una copertura parziale in 3 regione, ovvero in Sicilia, Puglia ed Emilia. Assente del tutto in regioni come la Calabria e la Sardegna.
Oltre a sottolineare l’importanza di questo sistema per garantire ai neonati cure adeguate in situazioni emergenziali, la Società italiana di neonatologia fa un chiaro e diretto riferimento al caso di Nicole:
“Non è accettabile- si legge nella nota della SIN- che oggi si verifichino fatti gravi quali il decesso della piccola Nicole avvenuto in Sicilia nel 2015, in attesa che, in assenza di un servizio dedicato e organizzato, qualcuno trovasse un posto letto e qualcun’altro provvedesse al suo tempestivo trasferimento”.
Insomma, la notte della tragedia a Catania, a quanto pare, non si poteva contare sullo STEN.
Lo ripetiamo: ai magistrati il compito di giudicare e di trovare i colpevoli. Il dolore resta grande e non se ne andrà mai dal cuore dei genitori della piccola Nicole che, grazie a Dio, stanno vivendo la gioia di una nuova nascita.
Ma non possiamo fare a meno di suggerire alla politica di passarsi la mano sulla coscienza, perché non è possibile esporre ad un rischio così alto i neonati siciliani: come si deduce dallo studio dei neonatologi, per Nicole questo servizio non c’era.
E, allora, invece di fare polemiche inutili e invece di continuare a farsi derubare dallo Stato (ricordiamo che la Sicilia paga un contributo altissimo al Fondo sanitario nazionale, in cambio avrebbe dovuto avere le accise sui prodotti petroliferi che non ha mai avuto) la politica siciliana, a prescindere dal cognome,si dia da fare per attivare il Sistema di trasporto per le emergenze neonatali affinché, nella disgraziata ipotesi del decesso di un neonato, non possa mai venire in mente il dubbio che ci siano responsabilità da addebitare alla strafottenza e alla superficialità di chi ci governa.
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