La Sicilia? Massacrata da Crocetta & Renzi, oggi irrilevanti. Chi c’era dietro di loro?/ MATTINALE 467

1 luglio 2020

Nonostante le interviste (di Rosario Crocetta) e gli ‘strattoni’ politici (di Matteo Renzi) un fatto è chiaro: né il primo, né il secondo contano ormai qualcosa. Il primo (Crocetta), in verità, è sempre stato controllato dal PD; il secondo, invece, è stato potente, ma oggi è sulla via dell’ ‘alfanizzazione’, cioè della scomparsa politica. Soprattutto Renzi, che ha massacrato la Sicilia, oggi è irrilevante. Chi c’era dietro di lui e perché tanta acredine verso l’Autonomia amministrativa della nostra Isola? 

Oggi Rosario Crocetta e Matteo Renzi hanno in comune l’irrilevanza politica. Anche se il primo rilascia interviste e il secondo pure, politicamente parlando, non ci sono più. Il primo – presidente della Regione siciliana dal Novembre del 2020 al Novembre del 2017 – ormai è fuori da tutto. Il secondo, con la piccola e irrilevante forza politica che ha fondato – Italia Viva – in teoria avrebbe nelle mani la sorte del Governo Conte bis; in pratica è un ‘prigioniero politico’ del Governo che ha creato. Se si dovesse andare ad elezioni anticipate, infatti, Renzi farebbe la fine dell’ex Ministro Angelino Alfano: scomparirebbe dalla scena politica italiana.

Nessun paragone, per carità, tra Crocetta e Renzi in termini di caratura politica: il primo è stato utilizzato dal PD per governare la Sicilia con i voti di una parte del centrodestra in un’operazione di puro trasformismo politico; il secondo è diventato segretario del PD e poi Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il primo – Crocetta – non ha mai esercitato il potere, se non per fatti secondari; il secondo – Renzi – ha controllato per circa 4 anni il PD e ha governato l’Italia.

Nel dibattito di queste ore che accompagna le rivelazioni del quotidiano Il Riformista sulla condanna appioppata – a quanto pare ingiustamente – a Berlusconi nel 2013, c’è un dato politico che non sembra secondario: la condanna di Berlusconi se, da un lato, ha penalizzato Forza Italia, dall’altro lato ha rafforzato il PD: non va dimenticato che il 40% al PD di Renzi alle elezioni europee del 2014 arriva pochi mesi dopo la condanna di Berlusconi e la crisi di Forza Italia.

Ma non è Berlusconi l’oggetto di questo Mattinale. Noi oggi vogliamo invitare i nostri lettori a riflettere sul fatto che due politici che hanno massacrato l’Autonomia amministrativa della nostra Isola e condizionato, in negativo, la vita di 5 milioni di siciliani siano praticamente scomparsi dall’agone politico.

Crocetta si commenta da solo. Nel Giugno del 2014 ha siglato, proprio con l’allora capo del Governo italiano, Renzi, il primo ‘Patto scellerato’ che ha fatto perdere alla Regione siciliana una montagna di soldi, vanificando gli effetti di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Regione.

Renzi ha imposto al Governo Crocetta un assessore all’Economia toscano come lui – Alessandro Baccei – che ha penalizzato ‘scientificamente’ la Sicilia.

Dell’éra Baccei, in particolare, noi ricordiamo la cancellazione di una montagna di crediti dal Bilancio della Regione siciliana, anno di grazia 2015, e il secondo ‘Patto scellerato’ che ha portato alla rivisitazione delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto: un atto assurdo che ha regalato allo Stato un’altra montagna di soldi (quote consistenti di IRPEF e IVA che spettano alla Regione incamerate da Roma).

Un atto di sottomissione approvato dal Parlamento nazionale con i voti dei parlamentari nazionali di centrosinistra, e approvato dal Parlamento siciliano con i voti dei parlamentari regionali di centrosinistra.

Sarebbe ingeneroso scaricare sul solo Crocetta la responsabilità di tali atti di sottomissione a Roma. Ma lui era il presidente della Regione; senza il suo avallo tutto si sarebbe bloccato.

E’ interessante notare come sia stato lo stesso Renzi, nell’estate del 2017, a decretare la fine politica di Crocetta. Dopo avere utilizzato la Sicilia a proprio uso e consumo, Renzi, di fatto, d’accordo con il PD dell’Isola, ha deciso che Crocetta non sarebbe stato ricandidato alla guida della Regione siciliana; sempre d’accordo con il PD siciliano (e in particolare con Leoluca Orlando, protagonista della fallimentare campagna elettorale del centrosinistra alle elezioni regionali del Novembre 2017), Renzi ha deciso che Crocetta non avrebbe presentato nemmeno una propria lista alle elezioni regionali siciliana.

Ed è stato lo stesso Renzi, nel Marzo del 2018, a negare a Crocetta un posto nella lista del PD alle elezioni politiche che hanno segnato la fine dello stesso Renzi.

Alla fine, Crocetta è stato ‘punito’ proprio da coloro i quali gli avevano imposto quasi tutto.

Ma Renzi non ha fatto una fine migliore. A differenza di Crocetta, che è stato messo di lato da Renzi, lo stesso Renzi si è messo di lato da solo.

Si è illuso che uscendo dal PD in tanti l’avrebbero seguito. Ma stando non ai sondaggi – ai quali noi non crediamo – ma a quello che si vede, Renzi oggi conta pochissimo. Ribadiamo: Italia Viva potrebbe mettere in crisi il Governo Conte bis, ma questo non dovrebbe succedere, forse perché nemmeno i suoi amici di Italia Viva seguirebbero Renzi in un’eventuale apertura della crisi di Governo.

Di fatto, questi due signori che hanno ‘terremotato’ le finanze della Regione siciliana – riscrivendo addirittura le norme di attuazione del più importante articolo finanziario dello Statuto siciliano in favore dello Stato – oggi non contano più.

Crocetta, su questo non ci sono molti dubbi, non ha mai contato molto. Ma Renzi, per quasi quattro anni, è stato un degli uomini politici più potenti d’Italia. Ed è stato lui a penalizzare la Sicilia. Chi c’era dietro di lui? Perché tanto accanimento contro l’Autonomia siciliana?

Qualcuno pensando a ricordi lontani potrebbe rispondere che certe cose sono state imposte dalle burocrazie ministeriali, contrarie all’Autonomia siciliana sin dai tempi di Luigi Einaudi. Questo sarà anche vero, ma non dà un’esauriente spiegazione ‘politica’ di tanto astio verso la Sicilia.

In questa storia c’è qualcosa di più che, ancora oggi, rimane avvolta nelle nebbie.

 

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