Che differenza c’è tra chi crede nell’indipendenza della Sicilia e chi si batte per l’indipendenza di tutto il Sud Italia? Sono davvero così divergenti le due posizioni? Secondo Giovanni Maduli, no. Le affinità sono evidenti così come gli obiettivi sono comuni…
di Giovanni Maduli*
Di recente, ma anche in tante altre occasioni, mi son trovato a dibattere amichevolmente con Indipendentisti insulari sulle divergenze fra l’Indipendentismo Siciliano e quello Duosiciliano. Si tratta a mio avviso di un falso problema; vediamo perché.
Al di là delle ovvie ed evidenti convergenze sul futuro di quella che fino al 1860 fu un’unica Nazione, con futuro che aspira indifferentemente, seppure in diverse ottiche, alla stessa autodeterminazione, allo stesso riscatto dei popoli e, in definitiva, alla stessa ormai improcrastinabile richiesta di libertà, mi sembra di potere affermare che le divergenze di fondo possano individuarsi in due punti salienti: nelle differenti valutazioni storiche su quello che fu il nostro (recente) passato e nella presunta differenza fra le popolazioni insulari e continentali.
Sul primo punto preferisco non addentrarmi in questa sede, rinviando la questione ad un auspicabile, sereno e pubblico confronto che, sulla base di inconfutabili prove storiche e documentali, possa finalmente diradare quelle ombre e quegli equivoci che, volutamente si badi bene, sono stati messi in campo da oltre centocinquant’anni, ma già anche da ben prima, al solo scopo di creare (false) contrapposizioni, campanilismi, rivalità, ostilità e quant’altro; ombre ed equivoci che, fino ad ora, hanno dato risultati più che positivi solamente per i nostri comuni affamatori.
Ancora, ombre ed equivoci che, rimanendo nel periodo compreso fra i primi del XIX secolo ed oggi, hanno dato tuttavia origine a due attuali differenti modi di intendere l’Indipendentismo: quello prettamente Sicilianista, che basandosi su certe informazioni storiche si può individuare anche in una visione fortemente identitaria e a volte isolazionista di un qualunque progetto politico, e quello Duo Siciliano che invece, basandosi su altre informazioni storiche, predilige una visione unitaria e complementare. Il primo, forse proprio in virtù di una più accentuata autoidentificazione, ha dato nel tempo origine a fenomeni anche di forte impatto, come la rivolta di Castellammare del Golfo del 1862 o tante altre di quel periodo o le successive vicende dell’EVIS dimostrano. Il secondo si riconosce invece in una tradizione storico – culturale che affonda le sue radici principalmente nella decennale guerra di resistenza all’invasore piemontese che tante efferate stragi pose in essere in tutto il Sud Italia, Sicilia compresa.
Al di là di quanto sopra, comunque, credo di potere intravedere nell’Indipendentismo Siciliano una maggiore attenzione alla specificità ed individualità del popolo Siciliano; alla sua cultura ed alle sue tradizioni. Cultura e tradizioni che, per contro, i Duo Siciliani individuano in tutto il Sud Italia Sicilia compresa.
Sul secondo punto, e cioè sulla presunta differenza fra le popolazioni insulari e continentali della Sicilia storica (intendendo per quest’ultima i territori che vanno dall’Abbruzzo alla Sicilia), mi limito a sottolineare che la cultura, le tradizioni, la storia, le lingue, i concetti sociali e filosofici che sottendono alle due componenti sono talmente simili da riuscire invero difficile, seppure certamente esistenti, riuscire ad individuarle con nitida chiarezza. Non dovremmo dimenticare infatti che sia gli abitanti della Sicilia insulare che quelli della Sicilia continentale sono eredi di quella che fu la Magna Grecia e principalmente da essa, insieme ovviamente alle altre culture che si sono succedute nel tempo, discendono il Nostro modo di essere, di pensare, di concepire la società, la famiglia, la nostra stessa filosofia di vita.
Se quanto sopra è condiviso, come spero, almeno da noi Duo Siciliani, non possiamo che guardare con simpatia a qualsivoglia fermento indipendentista da qualunque parte esso provenga. Certo sarebbe auspicabile un indipendentismo unitario che coinvolgesse tutte le ex Provincie, ma non mi sembra che al momento, purtroppo, una tale opportunità sia in essere o in divenire; è vero, esistono moltissimi gruppi e movimenti di varie “regioni” che si dichiarano apertamente indipendentisti e che “lottano” per la riaffermazione della Nostra Libertà ma, al momento, non mi sembra di intravedere nulla di concreto e, soprattutto, di unitario.
Se a questo si aggiunge che l’Indipendentismo insulare è al momento uno dei più attivi e concreti, se non addirittura il più attivo e concreto, non possiamo che fare nostre le sue battaglie come anche quelle di qualunque formazione indipendentista che è nata o dovesse in futuro nascere in qualunque parte di quel territorio che costituiva, nell’insieme, la nostra Patria. La battaglia di un gruppo indipendentista, sia esso insulare o continentale, non può che essere da noi vista come prodromica alla “battaglia” finale che, comunque, non potrà che vederci uniti per la riconquista dei Nostri diritti e delle Nostre libertà.
Ecco quindi che, almeno da parte di Noi Duo Siciliani, è necessario che si evitino e si superino inutili e fuorvianti contrapposizioni e divergenze, nella certezza che prima o poi le speranze, le aspirazioni, i desideri, i diritti che ci sono stati negati, indifferentemente ad insulari e continentali, siano compresi e visti da tutti quali denominatori comuni di un futuro che non può ormai essere troppo lontano.
Giovanni Maduli* è vice presidente dell’associazione politico-culturale Parlamento delle Due Sicilie (www.regnodelleduesicilie.eu)
NDR
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