Governo Conte bis e il sostegno alle imprese: da Maggio è stato spostato a Giugno sotto il segno del MES…/ MATTINALE 512

11 maggio 2020

Il fallimento integrale del Governo Conte bis nella gestione della crisi economica provocata dal Coronavirus è sotto gli occhi di tutti. Niente aiuti alle famiglie. Gli aiuti a fondo perduto alle imprese rinviati da Aprile a Maggio e, adesso, da Maggio a Giugno. Caos per le partire IVA. Caos sulla Cassa integrazione. E adesso ci propone anche il MES! L’errore del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale ‘schiacciato’ sul PD  

Ricordate? Era il 23 Marzo quando il Governo Conte bis, dopo aver retto il gioco degli industriali del Nord per oltre un mese (ricordiamo che il 31 Gennaio c’erano già tutti i segnali dell’epidemia di Coronavirus), decideva di chiudere tutto. Nel Nord Italia i morti si contavano a centinaia e il Governo di PD, grillini, renziani e comunisti di Liberi e Uguali sceglieva finalmente di difendere gli interessi di tutti gli italiani. O quasi.

Già, o quasi. A Marzo, nonostante l’insistenza nell’ignorare l’epidemia di Coronavirus che, di lì a poco, sarebbe stata dichiarata pandemia, il calo nei consumi di carburante, in Italia, era stato verticale: chi ‘mastica’ un po’ di economia sa che, al calo dei consumi di carburante, si accompagna un quasi uguale calo del Prodotto interno lordo (Pil), soprattutto nelle economia globalizzate, fondate sulla libera circolazione delle persone e delle merci.

Fenomeno ancora più accentuato in Italia dove, al proprio interno, quasi tutte le merci viaggiano sul trasporto gommato.

PENALIZZATE IMPRESE E PARTITE IVA – Insomma, già ai primi di Aprile si capiva che, in Italia, il conto della crisi economica provocata dal Coronavirus lo avrebbero pagato, in primo luogo, imprese e partite IVA.

E in quest’atmosfera che maturano due sceneggiate: i ‘famigerati’ 600 euro e i 400 miliardi di euro di prestiti bancario garantiti dallo Stato. Sono due provvedimenti che danno la misura del fallimento integrale del Governo Conte bis.

Dei 600 euro si parla ancora oggi, visto che tantissimi titolari di partite IVA non hanno ricevuto ancora questa somma.

Ma il capolavoro di nullismo politico è rappresentato dall’annuncio, in televisione, di 400 miliardi di euro di prestiti bancari a sostegno delle imprese, a partire da 25 mila euro.

Dopo poco meno di sette giorni, infatti, si scopre che si sarebbe trattati di prestiti ordinari, magari con interessi un po’ più bassi, per i quali il sistema bancario avrebbe richiesto agli imprenditori le ordinarie garanzie.

Oggi anche questa storia dei 400 miliardi di prestiti bancari è stata archiviata. Ma è interessante la spiegazione di questa sceneggiata: il Governo Conte ha provato a far indebitare le imprese ferme già da due mesi; tali imprese – come già ricordato già indebitate – si sarebbero dovute ulteriormente indebitare per pagare le tasse e le imposte allo Stato e ai Comuni!

LA BEFFA DEI PRESTITI DA 400 MILIARDI – In pratica, il sistema bancario italiano, che negli anni passati, su ordine della Banca Centrale Europea (BCE), ha chiesto ad imprese e famiglie italiane indebitate con le stesse banche di restituire subito i prestiti (cosa, questa, che ha determinato la depatrimonializzazione e chiusura di migliaia di aziende), nella testa del capo del Governo Conte avrebbe dovuto fornire alle stesse imprese i soldi in prestito per pagare le tasse e le imposte allo Stato e ai Comuni!

Sappiamo tutti com’è finita questa storia: le banche chiedono le solite garanzie, mentre le imprese che riusciranno – con proprie garanzie e non con le inesistenti garanzie dello Stato italiano! – ad acciuffare questi prestiti prima risolveranno i propri problemi e poi, se resteranno soldi e se la pandemia si fermerà, pagheranno tasse e imposte allo Stato e ai Comuni.

Oltre a queste due sceneggiate il Governo Conte bis si è prodotto in una terza sceneggiata: la Cassa integrazione. E’ noto che ci sono ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione: ritardi le cui responsabilità sono state sbrigativamente scaricate sulle Regioni.

Noi ora vi dimostreremo che non è così, che le responsabilità sono i parte delle Regioni e in parte – anzi forse in massima parte – dello Stato. Vediamo di che si tratta.

STATO E REGIONI: LA RECITA SULLA CASSA INTEGRAZIONE – Sul piano della logica economica e contabile la Cassa integrazione non ha nulla a che vedere con le Regioni. E’ un discorso che riguarda l’INPS e le imprese private, perché sono i dipendenti di queste ultime a percepire la Cassa integrazione dopo l’eventuale licenziamento. Le Regioni, con la Cassa integrazione, non c’entrano proprio niente!

Che è successo a partire dagli anni del Governo Monti? Che lo Stato italiano, su ordine dell’Unione europea dell’euro, avrebbe dovuto o negare i pagamenti (lo Stato italiano ormai vince quasi tutte le cause di lavoro), o ritardare i pagamenti per consentire all’Italia di regalare all’Unione europea almeno 35 miliardi di euro all’anno di Avanzo primario, togliendoli dalle tasche degli ignari cittadini italiani!

E’ proprio per ritardare di sei mesi, di un anno e, magari, anche di un anno e mezzo l’erogazione della Cassa integrazione che lo Stato italiano firma con le Regioni un cervellotico e inutile accordo che ha, per l’appunto, l’obiettivo di ritardare l’erogazione della Cassa integrazione!

Quando viene formato questo accordo si pensava che i ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione avrebbero riguardato 150-200 mila persone all’anno. In caso di grave crisi si sarebbe potuti arrivare a 300 mila, ma non più di lì.

Andiamo ai giorni nostri. Il Governo Conte e gli alti burocrati del Ministero dell’Economia, già nei primi di Aprile, sapevano benissimo che l’applicazione del cervellotico accordo con le Regioni sulla Cassa integrazione avrebbe comportato ritardi nell’erogazione di tali somme. E lo sapevano anche i rappresentanti delle Regioni.

E siccome i ‘numeri’ c’erano già, sapevano anche che questi disagi avrebbero coinvolto non 200-300 mila cittadini italiani, ma oltre 8 milioni di italiani! Ma nessuno dei protagonisti di questa manfrina – né lo Stato, né le Regioni ha fatto qualcosa per impedirlo.

I rappresentanti Stato e delle Regioni – comprese le Regioni amministrate dai leghisti – sapevano benissimo che ci sarebbero stati ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione, perché il cervellotico accordo con lo Stato lo hanno firmato loro!

Sapevano benissimo che far coincidere i sistemi di calcolo di venti Regioni con il sistema dell’INPS avrebbe fatto perdere un sacco di tempo. Ma nessuno ha parlato.

Se il Governo nazionale avesse voluto far arrivare in tempo la Cassa integrazione a oltre 8 milioni di italiani avrebbe dovuto varare un semplice Decreto annullando il cervellotico accordo Stato-Regioni-INPS. Ma né lo Stato, né le Regioni hanno fatto nulla!

CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA: IL ‘CASO’ SICILIA – In verità, negli uffici della Regione siciliana qualcosa è successa. Non abbiamo ancora capito come l’ex Dirigente generale del Dipartimento Lavoro, Giovanni Vindigni, aveva trovato il modo per bypassare questa strettoia.

Infatti, improvvisamente – e ancora noi non siamo riusciti a capire come ha fatto (anche se riusciamo ad immaginarlo, ma non ne abbiamo le prove) – sul sito del Dipartimento Lavoro, qualche giorno fa, sono spuntate pratiche per centinaia di soggetti già a posto.

Considerato che per ogni pratica di Cassa integrazione serve un Decreto apposito, rilevato che ogni pratica richiede un certo tempo di lavoro, non abbiamo capito come sono spuntate tante pratiche già pronte per l’INPS!

Sappiamo, però, che il Dirigente generale – anzi ormai ex Dirigente generale – invece di essere stato premiato per aver accelerato le pratiche, è stato invece rimosso.

Abbiamo chiesto ‘lumi’ al presidente della Regione, Nello Musumeci. Ancora aspettiamo di capire come sono andate le cose.

Quello che segnaliamo alla fine di questo articolo è che i titolari delle partite IVA sono stati abbandonati; i prestiti bancari da 400 miliardi di euro si sono rivelati una farsa; la Cassa integrazione per oltre 8 milioni di disoccupati è ormai una vergogna nazionale.

Mentre la manovra in favore delle imprese – gli interventi a fondo perduto già erogati in tutti gli altri Paesi industriali del mondo – che avrebbe dovuto essere varata a fine Aprile, poi spostata a Maggio è stata adesso ulteriormente spostata a Giugno… Campa cavallo!

GOVERNO CONTE BIS ‘GRADITO’: MA DA CHI? – E sapete qual è l’aspetto tragicomico di questa storia? Che la televisione continua a dire che il gradimento del Governo Conte bis è al 70%. Sì, il Governo che ha scontentato tutti – imprese, titolari di partite IVA, cassintegrati, famiglie – avrebbe il gradimento del 70% degli italiani…

Chissà, magari un giorno chi gestisce le televisioni italiane troverà il tempo di leggere quello che Popper pensava della televisione…

MOVIMENTO 24 AGOSTO? UN MEZZO DISASTRO! – In più il signor Conte, che prima diceva no al MES – il Meccansimo Europeo di Stabilità – e voleva gli Eurobond e poi il Fondo per la ricostruzione detto Recovery Funds, adesso non parla più né di Eurobond, né di Recovery Fund: adesso Conte dice che sul MES deciderà il Parlamento…

Traduzione: ormai c’è solo il MES!

E il Sud? Dobbiamo stare zitti perché l’alternativa è la Lega. Teniamoci Conte, il PD, i grillini e magari Renzi. Questo il ragionamento degli amici del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale che, dicono no al MES (e questo va a loro merito), ma si dicono pronti a sostenere una bella patrimoniale, come già teorizzato dalle Sardine e dal PD. La dimostrazione quasi matematica che il Mezzogiorno italiano non ha alcuna speranza.

Foto tratta da Il Tempo 

 

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti