Cassa integrazione e i ritardi in Sicilia: una recita ‘europeista’ tra Stato e Regione

24 aprile 2020

Sul piano della logica non c’è alcun motivo per il quale la Regione deve mettere in naso nella Cassa integrazione: si tratta di lavoratori di aziende private dei quali si occupa lo Stato attraverso l’INPS. L’accordo tra Stato e Regione sulla Cassa integrazione è stato messo in piedi al solo scopo di perdere tempo per ‘risparmiare’…

Egregio direttore,

mi può spiegare il perché si registrano i ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione in Sicilia? Sono un’attenta lettrice de I Nuovi Vespri e non mi è sfuggito un passaggio – forse l’unico – che il suo giornale ha dedicato a tale argomento. A un certo punto lei scrive:

“…la manfrina sulla Cassa integrazione, ad esempio, è una recita concertata con Roma per ritardare i pagamenti di due o tre mesi: ‘scorie’ del Patto di stabilità momentaneamente sospeso, ma presente all’epoca del pleonastico e assurdo accordo sulla Cassa integrazione tra Roma e la Sicilia”. 

Mi può fornire qualche delucidazione in più?

(lettera firmata)

Ha scritto bene: questo è l’unico passaggio che abbiamo dedicato ai  ritardi dell’erogazione della Cassa integrazione in Sicilia. Si tratta soltanto di una recita che andava bene al tempo del ‘Patto di stabilità’ che l’Unione europea, causa emergenza Coronavirus, ha sospeso. Il problema è che, con l’emergenza Coronavirus, la recita, Stato e Regione siciliana, se la potevano evitare. 

Abbiamo evitato di raccontare questa storia per non fare amareggiare ulteriormente i lavoratori disoccupati della Sicilia che aspettano la Cassa integrazione. Ma siccome lei mi chiede delucidazioni, eccole. 

L’accordo tra Stato e Regione siciliana sulla Cassa integrazione è un’assurdità! In Cassa integrazione vanno i lavoratori di aziende private; l’indennità viene riconosciuta dallo Stato attraverso l’INPS. L’amministrazione regionale non c’entra assolutamente nulla!

L’accordo tra Stato e Regione è stato stipulato quando era in vigore il Patto di stabilità, uno strumento apparentemente demenziale voluto dall’Unione europea ufficialmente per “tenere i conti in ordine”, in pratica per ritardare i pagamenti.

L’Italia è un Paese della Ue che spende meno di quanto incassa a prescindere. Parliamo del cosiddetto Avanzo primario, ovvero la differenza tra le entrate delle amministrazioni pubbliche e le loro spese al netto degli interessi sul debito pubblico. E’ stato calcolato che, ogni anno, l’Avanzo primario italiano ammonta a 35 miliardi di euro. Da un ventennio, grazie al gioco dell’Avanzo primario, l’Italia perde 35 miliardi di euro all’anno! 

Come e dove vanno trovati questi soldi? ‘Risparmiando’ (sa qui, ad esempio, i tagli alla sanità italiana, che sono molti di più dei 37 miliardi di euro ufficiali). E anche nei ritardi nei pagamenti. 

Le imprese lamentano i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni: ma questi ritardi sono il frutto di imposizioni dell’Unione europea. 

Lo stesso discorso vale per qualunque altro nuovo pagamento tipo, appunto, la Cassa integrazione. Il cervellotico e inutile accordo tra lo Stato e la Regione siciliana sulla Cassa integrazione serve proprio a questo: a ritardare di un mese, di due mesi, magari di tre mesi l’erogazione di fondi. 

Più si ritarda, più si risparmia…

A perderci sono solo i lavoratori italiani e, in questo caso, siciliani.

   

 

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