Leggendo un bel libro sulla storia della Spagnola abbiamo riscontrato alcune similitudini tra le due pandemie che ci permettiamo di porre all’attenzione dei nostri lettori
“ …l’area era inondata di sostanze chimiche, alcune delle quali, in particolare l’iprite, avevano effetti mutageni (ovvero in grado di provocare modificazioni genetiche negli organismi viventi, virus compresi). Quegli stessi gas, poi, avevano compromesso i polmoni di moltissimi uomini, rendendoli vulnerabili all’invasione del virus”.
E ancora:
“… un’infiammazione su scala massiccia – quei polmoni rossi e congestionati, duri al tatto e che stillavano un fluido acquoso e sanguinolento – fu quel che videro i patologi… Rileggendo le loro relazioni emerge che gli immunologi pensano che quei patologi siano stati testimoni di una ‘tempesta di citochine’, una risposta immunitaria eccessiva, che provoca più danni di quanti ne fa il virus”.
E ancora:
“… in base all’albero genealogico del virus, questi forse circolava tra gli esseri umani da oltre un decennio prima della pandemia, poi ricombinandosi con sette geni di un altro virus della stessa famiglia diede vita alla pandemia. Se le cose sono andate così ecco spiegato perché i bambini e i ragazzini tra i cinque e i quindici anni si ammalano a frotte ma non muoiono…”.
Stiamo parlando del Coronavirus? No: i passi che avete letto li abbiamo tratti dal libro “1918 – L’influenza Spagnola. La pandemia che cambiò il mondo” di Laura Spinney.
Perché abbiamo citato questo pregevole volume? Perché, a nostro modesto avviso, ci sono molteplici punti di contatto, se non sovrapposizioni, tra le caratteristiche della Spagnola, che sconvolse il mondo nel 1918, con stime che ancora oggi vengono considerate in difetto, oltre 50 milioni di morti. Con un tasso di mortalità del 2,5%.
Si parla di un rapporto tra l’inquinamento della Pianura Padana e la virulenza del Coronavirus in alcune aree del Nord Italia. Ebbene, anche nel 1918 si registrò un’elevata mortalità tra le truppe del fronte occidentale che erano sottoposte a bombardamenti di tipo chimico con l’iprite che provocava anche un danno cronico polmonare.
Il secondo punto di contatto è legato ai danni polmonari. Nel 1918 i patologi accertarono, con le autopsie, la presenza di un devastante quadro infiammatorio a livello polmonare. Questi studi, riletti trent’anni dopo dagli immunologi, vennero classificati come polmoni sottoposti a una “tempesta di citochine”: elemento, questo, simile all’attuale quadro immuno-istologico provocato dal Covid-19 o Coronavirus, che scatena nell’organismo una “tempesta di citochine” a cui oggi diamo un nome: interleuchina 1, interleuchina 2, interleuchina 6.
Oggi, con il Coronavirus, si è notato che i bambini non presentano grossi problemi. Lo studio della Spagnola conferma che, in quel tempo, i bambini contraevano il virus, ma guarivano dopo aver avuto un quadro blando di malattia.
La curva che descriveva i picchi di mortalità nella popolazione non aveva una forma ad U rovesciata, ma a W rovesciata con le punte in corrispondenza dell’età giovanile (soprattutto trentenni uomini) e dell’età anziana. Ma con la branca di sinistra (cioè quella dei trentenni) più alta di quella di destra. La lettura di tali dati indicava che i bambini erano protetti da una loro immunità sviluppata in età molto tenera, gli anziani (curva di destra del W rovesciato) erano parzialmente protetti dal precedente contagio dell’Influenza Russa del 1890. I giovani dell’epoca, invece, non avevano alcuna, seppure parziale, memoria immunologica contro questo micidiale nemico.
C’è anche un parallellismo nel punto di origine di queste due pandemie: entrambe sarebbero state originate da un salto di specie del virus da animali vivi tenuti a stretto contatto con l’uomo tramite i mercati della carne.
Se a Wuhan, in Cina – stando a quanto si è appreso – il salto di specie del virus si sarebbe verificato in un mercato di animali vivi, dove gli uomini andavano a fare approvvigionamento di cibo, così si pensa che, nel 1918 – in una delle teorie sull’origine del virus della Spagnola – che tale virus possa aver fatto il salto di specie dal pollame vivo portato negli accampamenti dei soldati sul fronte occidentale, dove erano presenti piccoli allevamenti di maiali.
Il salto di specie – come spesso capita – sarebbe stato: uccelli, maiali, uomo.
Nel libro leggiamo un passaggio molto importante per i giorni nostri:
“Uno studio …ha dimostrato che alcune misure di sanità pubblica come il divieto dei raduni di massa e l’obbligo di indossare le mascherine ridussero, in alcuni casi, il tasso di mortalità del 50% (gli Stati Uniti furono più bravi degli Europei in questo). Il problema principale era il tempismo: tali misure dovevano essere introdotte in fretta e mantenute finché il pericolo non fosse passato. Se venivano tolte troppo presto il virus aveva a disposizione una fornitura fresca di ospiti immunologicamente naïf (oggi diremmo suscettibili ndr) e la popolazione andava incontro ad un secondo picco di mortalità”.
Insomma, un libro da leggere e meditare!
Foto tratta da Wikipedia
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