Dal 2016 – anno di approvazione della legge sulla CUN – ad oggi sono passati quasi quattro anni. E ancora di far funzionare questa Commissione, che dovrebbe bloccare le speculazioni al ribasso sui prezzi del grano duro, non se ne parla. Però adesso c’è una novità importante. Come ci racconta il senatore Saverio De Bonis
A che punto è la CUN, la Commissione Unica Nazionale che dovrebbe porre fine alla speculazione al ribasso del prezzo del grano duro del Sud Italia? Si sa, quando c’è di mezzo il Meridione, o meglio, gli interessi del Meridione, tutto va a rilento. E infatti la legge che ha istituito, sulla carta, la CUN per il grano duro è del 2016: a quasi quattro anni di distanza la CUN esiste ancora solo sulla carta, perché di renderla operativa non se ne parla proprio: così hanno deciso le grandi industrie del Nord che sfruttano il grano duro del Sud: e centrodestra, centrosinistra e grillini si sono adeguati.
Però in questo Paese assurdo che è l’Italia – un Paese che tratta il Sud come una colonia da sfruttare (proprio oggi abbiamo raccontato come i petrolieri stanno inquinando la Basilicata) – dobbiamo segnalare un piccolo passo avanti: l’audizione, presso la commissione Agricoltura del Senato, dei vertici dell’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).
“E’ stata l’occasione – ci dice il senatore Saverio De Bonis – per prendere atto che, dal 2015 ad oggi, c’è stata una distorsione del mercato del grano duro italiano. Ovvero prezzi del grano duro del nostro Paese più bassi dei prezzi del grano duro estero”.
Non è un mistero – ce ne siamo occupati tante volte – scoprire come e perché il prezzo del grano duro italiano va giù: sono le navi cariche di grano che arrivano nei porti pugliesi e siciliani che, facendo lievitare l’offerta, deprimono il prezzo del grano duro del Sud.
In più, il grano estero, spesso, è di pessima qualità: ma di questo non si occupa nessuno.
Va detto che, dalla scorsa estate ad oggi, tutto sommato, il prezzo del grano duro è aumentato: dai 20 euro al quintale degli anni passati si è passati ai 24 euro al quintale: non è molto, ma è già qualcosa. Mario Pagliaro, uno scienziato appassionato di climatologia, dice che il prezzo del grano duro crescerà perché il maltempo ridurrà la produzione mondiale: ma questa è un’altra storia.
Tornando all’audizione, al Senato, dei vertici dell’Antitrust, De Bonis ci dice che sono state avanzate due richieste.
La prima richiesta riguarda la delega per partecipare alla gestione della CUN. Semplificando al massimo, in questo momento, attraverso automatismi di comodo, gli agricoltori che sono iscritti alle organizzazioni agricole vengono automaticamente rappresentati dalle stesse organizzazioni agricole.
Questo vincolo non va a genio a molti agricoltori. Da qui la richiesta all’Antitrust di dare la possibilità agli agricoltori di essere liberi di scegliere da chi farsi rappresentare nella CUN, a prescindere dall’iscrizione alle organizzazioni agricole.
Il passaggio è delicato. Ricordiamo che far parte della CUN significherà andare a verificare l’andamento del mercato del grano duro: significherà andare ad eliminare le eventuali ‘sofferenze’ che tengono basso il prezzo di questo cereale del Sud.
Non a caso è stato chiesto l’intervento dell’Antitrust e, prima ancora, del TAR Puglia, che ha annullato i listini della Camera di Commercio di Foggia.
Insomma, tra i produttori di grano duro del Sud la questione CUN e la gestione di questa Commissione sono argomenti molto sentiti.
“Noi – ci dice De Bonis – abbiamo dato un’indicazione precisa agli agricoltori a noi vicini: fino a quando non si chiarirà la questione della rappresentanza è meglio non firmare nulla. Del resto, c’è tempo fino al 6 Marzo. Aspettiamo il pronunciamento dell’Antitrust”.
Altra questione – leggere la seconda richiesta avanzata all’Antitrust -: l’istituzione di una griglia tossicologica per il grano duro. Si tratta, in parile semplici, di tenere conto delle caratteristiche del grano duro: colore, peso specifico, ceneri, tasso di umidità (questo è un elemento molto importante, perché la presenza di umidità predispone il grano ad attacchi fungini e alla presenza di micotossine).
Insomma: la quotazione del grano duro deve tenere conto della qualità del prodotto: un grano che contiene glifosato e micotossine – anche entro le percentuali (peraltro alte!) previste dai regolamenti Ue non può avere lo stesso valore di un grano duro che non contiene né glifosato, né micotossine!
Questo favorirà chi produce qualità: e cioè il Sud Italia. E sarà l’occasione per far sapere ai consumatori quale grano duro contiene glifosato e micotossine e quale grano duro, invece, non contiene sostanza contaminanti.
Anche su questo tema si attende adesso il parere dell’Antitrust.
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