Abbiamo una brutta sensazione: e cioè che la politica pugliese che ha massacrato Taranto e i tarantini per consentire alle industrie del Nord Italia di avere l’acciaio stia utilizzando la lotta alla mafia – che è una cosa sacrosanta – per oscurare mediaticamente i cittadini di Taranto che lottano per chiudere l’acciaieria ex ILVA. L’agricoltura pugliese vale 5 volte la Fiat e 7 volte l’ILVA! Demagogia allo stato puro la decarbonizzazione di Michele Emiliano
Siamo in linea con la manifestazione di Foggia contro la mafia. E’ importante che la gente scenda in piazza per manifestare contro la violenza criminale. Ma in Puglia ci sono altre forme di violenza che non possono essere trascurate. Detto in parole crude, l’antimafia non può diventare l’alibi per con chiedere con forza la chiusura della mefitica acciaieria di Taranto.
Taranto è una città bellissima, ricca di storia e di cultura. E dalla metà degli anni ’60 del secolo passato sopporta il peso di un ‘mostro’ industriale che oggi dà poca occupazione, tanto inquinamento, tante malattie e tanti morti.
C’è un modello economico alternativo all’acciaio che, alla fine, serve alle industrie del Nord Italia? Sì, lo ricorda in un articolo Foglie TV, che riprende i dati diffusi dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) della Puglia:
“I problemi e le prospettive dell’agricoltura pugliese meritano almeno pari dignità rispetto all’attenzione riservata all’industria e agli altri settori dell’economia. A dirlo è la Cia Agricoltori Italiani Puglia supportata da un serie di numeri che parlano da soli. In termini di posti di lavoro, l’agricoltura pugliese vale 5 volte la Fiat e 7 volte l’ILVA. In Puglia operano 352 mila aziende agricole, che rappresentano il 14 per cento del totale nazionale, ovvero la seconda regione per numero di aziende agricole”.
“E ancora – prosegue l’articolo -: la superficie agraria utilizzata è di 1 milione e 250 mila ettari. Gli ettari di olivo in Italia sono 1.166.000, di questi 373 mila sono in Puglia, ovvero il 32 per cento dell’intera olivicoltura italiana. Tra Bari e la provincia di Barletta-Andria-Trani, ben 132 mila ettari di olivo, praticamente il 35% dell’olivicoltura pugliese”.
“Il valore dell’intera produzione agricola pugliese – leggiamo sempre nell’articolo di Foglie TV – è di 4 miliardi di euro l’anno; ed il valore aggiunto, comprensivo di quello dell’industria alimentare, è pari a 2 miliardi di euro. L’olivicoltura vale circa 750 milioni di euro, mentre la viticoltura da vino vale circa 670 milioni di euro”.
“Infine: la Puglia è la regione in cui si assume più manodopera agricola, con circa 90 mila occupati (il 40% nelle province Bari e Bat). Si consideri – conclude l’articolo – che la Fiat occupa circa 18 mila dipendenti e l’ILVA 12 mila: ricordiamolo, in termini occupazionali, l’agricoltura pugliese vale 5 volte la Fiat e 7 volte l’ILVA”.
L’ILVA ha condizionato l’economia e la vita delle persone. Se non ci fosse stata questa inquinante acciaieria sarebbero sorte altre attività economiche: per esempio nel ‘mare piccolo’.
L’acciaieria va chiusa. E tutti i pugliesi – e non soltanto i tarantini – farebbero bene a non cadere nel tranello demagogico.
Sappiano, i pugliesi, che sia il centrodestra a ‘trazione’ leghista, sia il centrosinistra del presidente uscente Michele Emiliano non faranno mai una battaglia politica per la chiusura dell’acciaieria.
Michele Emiliano, in particolare, parla di “decarbonizzazione” dell’acciaieria ex ILVA, dimenticando di dire che la Regione che ha amministrato utilizza, per il 50 per cento e forse addirittura per il 60 per cento energia che deriva dal carbone!
Quella di Emiliano è solo demagogia.
A Taranto e alla Puglia non serve l’acciaieria ex ILVA. Se il Nord Italia ha bisogno dell’acciaio, ebbene, che lo produca lo stesso Nord, senza continuare ad avvelenare Taranto e i tarantini.
Foto tratta da Federazione dei Verdi
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