Dovevano tornare a Linosa per passare le vacanze di Natale con i propri cari nel luogo dove sono nati. Ma per sette giorni sono rimasti sulla terraferma, per la precisione a Porto Empedocle. A Linosa si arriva solo via mare, quando il mare e i mezzi di trasporto lo consentono. E’ così da sempre. L’attenzione mediatica di questi giorni passerà e i linosani continueranno ad essere abbandonati?
Volete recarvi a Linosa quando il maltempo imperversa e il mare fa i capricci? Scordatevelo! Perché arrivare in quest’isola di poco più di 5 km quadrati quando soffia un po’ di vento è veramente difficile. Ne sanno qualcosa i linosani (gli abitanti di Linosa si chiamano così) che pensavano di passare il Natale nell’isola nella quale sono nati. Per loro le vacanze sono state disastrose. Anche loro – come tanti altri siciliani e tanti altri meridionali – lavorano lontano dal luogo dove sono nati. Ma a Natale, a casa, non sono arrivati.
Ieri il quotidiano La Sicilia ha raccontato (anche con un video che trovate in calce a questo articolo) l’odissea di un gruppo di abitanti di quest’isola.
“Questo video racconta il ritorno a casa di un gruppo di linosani che ha dovuto sopportare una vera e propria odissea: prima la nave ferma a Porto Empedocle per sette giorni, proprio nel periodo di Natale, poi l’imbarco ed un viaggio di oltre 20 ore perché la ‘Sansovino’ una volta arrivata a Linosa, a causa di un guasto è tornata indietro fino a Lampedusa e da lì i passeggeri sono stati fatti salire a bordo di una motovedetta della capitaneria di Porto, che li ha finalmente fatti arrivare a destinazione”.
Vacanze di Natale a metà, per il gruppo di linosani: ma almeno a Capodanno riabbracceranno i loro cari.
Linosa è un’isola bellissima: piccola, ma unica. Fa parte dell’arcipelago delle Pelagie, ma a differenza di Lampedusa e dell’isolotto di Campione – che sono isole di origine calcarea (una volta erano attaccate alla terra ferma (per la precisione al Continente africano) e si sono diventate isole in seguito a una deglaciazione – l’isola di Linosa è di origine vulcanica come Pantelleria, come Ustica e come le isole Eolie.
Come tutte le isole di origine vulcanica i terreni sono molto fertili. Il turismo (trasporti permettendo) è centrale.
Ma anche l’agricoltura è presente, ovviamente per autoconsumo, visto che l’isola è piccola (11 km circa di coste). Come già accennato, è un’isola di origine vulcanica e, in quanto tale, i terreni sono molto fertili: di questo si resero conto i primi coloni che praticavano l’agricoltura.
Tra i prodotti agricoli di Linosa spiccano i capperi, le lenticchie (che sono una particolarità, come del resto, sono particolari le lenticchie di altre due isole di origine vulcanica: le lenticchie di Ustica e le lenticchie di Pantelleria), la vite, i fichi d’India e, soprattutto, i fichi.
Per tanti anni sono stati allevati i bovini da carne e da latte: poi è arrivata la CEE, la Comunità Economica Europea, che non era certo meno dannosa dell’Unione Europea e i bovini sono stati aboliti perché mancava un mattatoio a norma CEE!
Non mancano i conigli, le galline, le capre: ancora non sono arrivati i divieti dei nuovi ‘padroni’ dell’Italia…
Ci dovrebbero essere anche gli asini utilizzati per il trasporto delle persone.
Linosa non ha un porto come Lampedusa. Ma la pesca viene praticata lo stesso: si tratta, ovviamente, di pesca artigianale.
Ripetiamo: Linosa è bellissima e non è affatto deturpata. Ma sconta il problema dell’isolamento. Un problema che condiziona la vita e anche l’economia di questo luogo. Questioni illustrate bene dal sindaco di Lampedusa e Linosa (che sono, sotto il profilo amministrativo, un unico Comune), Salvatore ‘Totò’ Martello, sempre su La Sicilia:
“Nella qualità di sindaco, pur non avendo competenze né alcuna responsabilità diretta sul sistema dei collegamenti navali con le nostre isole, mi sono attivato per trovare soluzioni alternative e per andare incontro il più possibile alle necessità dei passeggeri bloccati. Mi auguro che guardando questo video, chi ha responsabilità e potere di intervento capisca che quando chiediamo l’utilizzo di un elicottero non lo diciamo per trasportare pecore o pacchi postali, ma persone. Persone che hanno i loro diritti, le loro esigenze familiari e lavorative e che restando bloccate per giorni hanno visto andare all’aria le loro vacanze, hanno perso biglietti aerei già acquistati, hanno dovuto interrompere servizi (anche di pubblica utilità), sono stati costretti ad annullare visite mediche già programmate. I linosani chiedono giustizia!”.
C’è bisogno di una legge sulla continuità territoriale che garantisca realmente, grazie a navi ed aliscafi moderni ed efficienti, i collegamenti da e per Linosa e Lampedusa; c’è bisogno di comandanti esperti che sappiano andare per mare e che non si fermino di fronte alla prima difficoltà; c’è bisogno di mezzi alternativi per il trasporto, come ad esempio un elicottero da mettere a disposizione quando è necessario”.
In realtà, Linosa dispone di tre moli di attracco per le navi. Sono stati realizzati per consentire, quando c’è vento, che almeno uno sia disponibile: ma, a quanto pare, per sette giorni sono stati tutt’e tre non disponibili. Il maltempo è responsabile di tutto questo o c’è anche disorganizzazione?
In teoria, Linosa è collegata ogni giorno con Lampedusa e Porto Empedocle (Lampedusa e Linosa fanno parte della provincia di Agrigento). Navi e aliscafi, però, dovrebbero essere un po’ più moderni e più efficienti.
“I nostri non sono capricci – prosegue il sindaco Martello -. Sono esigenze sacrosante! Da sindaco di Lampedusa e Linosa esprimo la mia solidarietà ad i miei concittadini che hanno dovuto subire tutti questi disagi, ancora più pesanti perché nella settimana di Natale. Continuiamo la nostra battaglia per avere riconosciuto il diritto alla mobilità. Per prima cosa, chiederò che ai linosani vengano risarcite le spese che hanno dovuto affrontare nei giorni in cui sono stati costretti a restare a terra in attesa di potersi imbarcare per tornare a casa”.
Il dubbio è che, passata la tempesta – con riferimento al maltempo, ma anche all’interesse mediatico – tutto torni come prima. Del resto, a parte i sindaci e qualche altra voce – è il caso del sindacato ORSA marittimi che denuncia a ripetizione i carenti collegamenti marittimi della Sicilia – il silenzio accompagna gli arcipelaghi siciliani.
Tra Stato e Regione, per i collegamenti tra la Sicilia e i suoi arcipelaghi, volano via oltre 100 milioni di euro di contributi ogni anno, più il costo dei biglietti. I soldi – come abbiamo più volte documentato con i nostri approfondimenti sui trasporti marittimi in Sicilia – non mancano: manca tutto il resto…
Il servizio trasporti marittimi – anche per le Pelagie, come per le altre isole che circondano la Sicilia – resta carente. Lampedusa, tutto sommato, è per metà salva, perché c’è l’aeroporto. Per la piccola Linosa ci sono solo i trasporti marittimi, che in Sicilia sono quelli che sono a causa di una politica che è quella che è…
QUI L’ARTICOLO DE LA SICILIA CON IL VIDEO
P.s.
Se andate a cercare sulla rete scrivendo “Gli affari del mare I Nuovi Vespri”, scoprirete che abbiamo scritto tanti articoli sulla disastrosa gestione dei trasporti marittimi in Sicilia. Ve ne postiamo uno con alcuni allegati:
Gli affari del mare 22/ Lo scorporo della SNS nel mirino dei magistrati
Foto tratta da Wikipedia
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