Italia: limiti per la produzione di canapa industriale e sì alla coltivazione della cannabis per uso personale!

29 dicembre 2019

Magari ci sbagliamo, ma abbiamo la sensazione che in Italia, anche per la canapa per usi industriali, la politica stia facendo di tutto per complicare la vita agli agricoltori. Poi, però, la Cassazione, con un pronunciamento storico, dice che la cannabis per uso personale si può coltivare!

In Italia ci sono limiti, anche stringenti, se si vuole coltivare coltivare la canapa industriale (così ha deciso la politica) e si può coltivare la cannabis “per uso personale” (così ha deciso la Corte di Cassazione, anche se con alcuni paletti). Il nostro, insomma, è un Paese veramente strano: agli agricoltori – ai quali erano state fatte precise promesse dalla politica, tanto che molti imprenditori agricoli avevano già effettuato investimenti – viene vietato di coltivare la canapa industriale senza problemi (in questo momento il commercio delle infiorescenze è vietato); poi, però, la Giustizia dice che si può coltivare la cannabis in casa per uso personale!

L’argomento è serio. Noi ci siamo occupati della canapa industriale: l’abbiamo fatto quando i grillini si sono rimangiati l’impegno che avevano preso con gli agricoltori per fare chiarezza sulla coltivazione della canapa industriale. L’abbiamo fatto lo scorso 5 Dicembre riprendendo un articolo di Canapa industriale:

“Una modifica che aveva fatto discutere gli operatori di settore (del settore della Canapa ndr), ma che avrebbe dato delle regole certe a partire da gennaio 2020 sia per la commercializzazione delle infiorescenze che per la biomassa ed estrazione di CBD. Parliamo degli emendamenti che erano stati inseriti nella legge di bilancio dai senatori Mantero (Matteo Mantero ndr) e Mollame (Francesco Mollame ndr) del M5S, che però non diventeranno realtà”.

“La notizia – prosegue l’articolo di Canapa Industriale – è arrivata direttamente dalla voce di Matteo Mantero che, dopo essersi scusato, ha spiegato che: ‘Vi devo dare una pessima notizia, ho scoperto che i due emendamenti sulla canapa industriale sono stati ritirati senza neppure essere discussi nella seduta di sabato scorso alla quale ahimè non ero presente’. Ora il senatore sta aspettando la prima convocazione utile (da sabato non ce ne sono state altre) per chiedere che siano riammessi visto che il ritiro non è stato concordato con i primi firmatari, ma è lui stesso a sottolineare che difficilmente accadrà”.

“Poi, dopo aver spiegato di non essere stato presente in commissione Bilancio a difendere gli emendamenti, facendo ammenda per aver creato false aspettative nel settore – prosegue l’articolo di Canapa industriale – chiede scusa anche ‘per la maggioranza di cui faccio parte, perché mentre il resto del mondo veleggia sulla rotta della legalizzazione della marijuana noi abbiamo paura di affrontare il tema della canapa industriale, di regolamentare la vendita di un fiore senza alcun effetto stupefacente ma che permetterebbe a migliaia di persone, agricoltori e commercianti, di continuare a lavorare e pagare le tasse”.

“Qui la domanda è solo una: il Movimento 5 Stelle, da che parte sta? Si sono sempre detti a favore non solo della legalizzazione ma anche del comparto della canapa industriale che tutti difendono a parole, ma che nessuno aiuta concretamente nei fatti, lasciando migliaia di commercianti e operatori di settore in balia dell’incertezza normativa e del giudice di turno. Se da una parte le iniziative dei singoli parlamentari continuano ad essere lodevoli, quello che manca è che il Movimento torni a far sentire la sua voce in modo unitario e ad agire di conseguenza. Altrimenti il rischio è che la battaglia in favore della canapa, che è stata portata avanti con grande enfasi durante la campagna elettorale portando al Movimento migliaia e migliaia di voti dal popolo antiproibizionista, resti solo uno slogan, mentre migliaia di cittadini e imprenditori onesti hanno investito soldi e tempo, per essere trattati come degli spacciatori”.

“Quello che ci lascia l’amaro in bocca – prosegue l’articolo di Canapa industriale – è che un Movimento nato per opporsi alla politica, utilizzi, una volta arrivato al potere, gli stilemi e le prassi peggiori dei politici che indicavano come il male della società, illudendo ampie fette di popolazione durante le campagne elettorali, per poi girarsi dall’altra parte quando i cittadini hanno bisogno di loro”.

Da quello che abbiamo capito c’è stato poi un altro passaggio in Aula, ma non è servito a nulla: in Italia non si può coltivare la canapa industriale!

Qualche giorno fa è arrivato il pronunciamento della Cassazione. Leggiamo cosa scrive l’ANSA:

“È legale coltivare in casa la cannabis, ma solo a precise condizioni. La decisione della Cassazione ha suscitato aspre polemiche, ma la Suprema Corte ha fissato i paletti del suo via libera. Avere piantine di cannabis non è reato, ad esempio, se si tratta di minime quantità, se sono destinate esclusivamente all’uso personale, se la coltivazione è fatta con tecniche ‘rudimentali’, cioè senza fertilizzanti né irrigazione. Sono molti i ‘paletti’ che la Cassazione ha messo nella massima di diritto – la sentenza ancora non è stata depositata – sulla ‘depenalizzazione’ della coltivazione domestica di piante stupefacenti… ma nonostante ciò prosegue il coro di proteste del centrodestra e della parte più proibizionista dell’associazionismo sociale. Per il Family day, così ‘si inventa un diritto a drogarsi che non ha alcun fondamento giuridico e alimenta una cultura dello sballo che oltre a minare l’integrità psicofisica dei giovani, è fra le maggiori cause di incidenti stradali mortali'”.

La nota dell’ANSA riporta anche le preoccupazioni manifestate dai rappresentanti di organismi che non sono favorevoli all’uso di sostanze stupefacenti: al Moige (Movimento dei genitori), ad esempio, si dicono seriamente preoccupati “per il messaggio devastante ai giovani: con questa legalizzazione si avrà certamente un aumento dei consumi ed un calo di percezione della pericolosità di questa droga”.

Dalla comunità di San Patrignano pronosticano che il verdetto “inciderà negativamente sull’educazione dei minori che cresceranno nella convinzione che l’utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso”.

Chi la pensa in modo diverso è Mario Di Mauro, di TerraeLiberAzione:

“AGRICOLTURA A KMZERO. Coltivare ‘Cannabis’ sul balcone di casa o nell’orticello tra cavoli e peperoni: NON E’ REATO. E ci volevano le sezioni unite penali della ‘Cassazione’, l’organo supremo della Repubblica, per riconoscere un Diritto Agricolo così elementare? Cosa c’è di strano? Che fa male alle multinazionali farmaceutiche e del tabacco? E alle Mafie…no? Cosa non va? Che cresce naturalmente, ‘da sola’, senza veleni e glifosato? E’ Agricoltura a kilometrozero: semplice e pulita. E’ un dono della Grande Madre all’Umanità! Come in tutte le cose, basta non esagerare. Il resto è ipocrisia”.

“Quanto al ciclo agro-industriale della canapa… – aggiunge Di Mauro – sarebbe ora di svilupparlo su larga scala. Con la fibra di canapa, per esempio, si realizza ‘di tutto. In Sicilia era una coltivazione diffusa…fin quando non ci passò Casa Savoja! Ma non ce la facciamo ‘rubare’ dalle multinazionali canadesi&C. Vedrete”.

Si può essere o no d’accordo con la sentenza della Cassazione, ma un fatto è certo: anche su questo fronte la magistratura è più avanti rispetto alla politica.

Foto tratta da Aksxter

I grillini, sempre loro, si sono rimangiati anche gli impegni sulla canapa industriale!/ MATTINALE 466

 

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