Il nostro augurio è che questa vicenda – rilanciata dalla Procura della Corte dei Conti per la Sicilia – non crei ulteriori problemi ai lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali. Una storia complicata, che rischia di tornare a ‘incasinare’ tutti i componenti di una passata Giunta regionale
Gli ex dipendenti degli ex Sportelli multifunzionali della Sicilia sono proprio sfortunati. Non si capisce il perché, ma a questi lavoratori – che, lo ricordiamo, sono stati licenziati da una Regione siciliana che non ha mai licenziato nessuno, tranne quando è stata amministrata dal centrosinistra (e loro sono stati licenziati, infatti, quando governata il centrosinistra) – non ne va bene una.
C’è una legge regionale che prevede la loro riassunzione e non viene applicata.
Il Reddito di cittadinanza prevede il potenziamento dei Centri per l’impiego (in pratica, è il lavoro che svolgevano gli ex sportellisti: occuparsi di politiche del lavoro), ma ci sono dipendenti regionali – peraltro assunti senza concorso – che gli fanno la guerra.
Sembra che la situazione di stia un po’ chiarendo e, zact!, arriva un’altra tegola: spunta di nuovo la vecchia storia del progetto Spartacus, dove la Corte dei Conti per la Sicilia ha sempre avuto qualcosa da dire.
La notizia la leggiamo su LiveSicilia:
“La Procura regionale della Corte dei Conti ha impugnato la sentenza di primo grado. Secondo il procuratore Gianluca Albo, il danno erariale provocato dal progetto ‘Spartacus’ è molto più pesante e non devono ripianarlo solo l’ex governatore Rosario Crocetta, l’ex assessore regionale Ester Bonafede e l’allora dirigente generale della Formazione, Anna Rosa Corsello. In primo grado Crocetta, Bonafede e Corsello furono condannati a pagare oltre due milioni di euro. Circa 700 mila euro a testa. La sentenza della Sezione giurisdizionale ridimensionò di molto la ‘portata’ del danno: dai 36 milioni indicati dalla Procura ai 2,2 milioni della sentenza che assolse gli ex assessori Nino Bartolotta, Luca Bianchi, Lucia Borsellino, Dario Cartabellotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti e Linda Vancheri; oltre che Egidio Ortisi, ex rappresentante legale del Ciapi di Priolo e l’ex direttrice Luciana Rallo”.
Il cuore di questa vicenda c’è il citato progetto Spartacus, finanziato e gestito dalla Regione siciliana attraverso un ente regionale: il Ciapi di Priolo.
Questo avveniva nel 2013, quando quasi mille e 800 persone – tanti erano i dipendenti degli ormai ex Sportelli multifunzionali – erano già stati licenziati. Il Governo regionale dell’epoca, presieduto da Rosario Crocetta, decide di far lavorare questo personale utilizzando, come già ricordato, un ente formativo regionale, il citato Ciapi di Priolo, con sede a Siracusa (in realtà il Ciapi aveva sede anche a Palermo: ma questo ente con sede a Palermo era rimasto invischiato in una vicenda giudiziaria).
Il progetto è da 36 milioni di euro. E coinvolge 1760 ex sportellisti esperti in politiche del lavoro.
Quello che è successo lo sanno la Procura contabile e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Secondo la Corte dei Conti, i soldi sarebbero stati “sperperati”. E ci sarebbero stati anche corsi “fantasma”.
Noi, allora, c’eravamo. E su Link Sicilia seguivamo con grande attenzione sia la Formazione professionale, sia le politiche del lavoro. Se ne occupava un nostro amico sindacalista che ora è diventato ‘importante’ e non si fa più sentire.
A noi – ma il nostro è un giudizio che vale poco, perché non abbiamo tutti gli elementi a disposizione – il progetto Spartcus è sempre sembrato uno dei pochi provvedimenti in favore dei lavoratori adottato dal Governo Crocetta; e, per quello che sappiamo, i risultati, o meglio, gli obiettivi – così almeno ci dicevano in quegli anni – erano stati raggiunti.
Ma – lo ribadiamo – noi non conosciamo tutti gli atti: e non possiamo escludere la presenza di ‘furbetti’.
Oggi sulla vicenda torna la Corte dei Conti. Con il procuratore Gianluca Albo, secondo il quale, come già accennato, ci sarebbe stato “sperpero di denaro pubblico” e responsabilità più estese rispetto a quanto stabilito in primo grado. Il magistrato contabile chiama in causa la Giunta regionale dell’epoca che, leggiamo sempre su LiveSicilia, “ha consapevolezza e avalla tutte le modalità improvvisate ed illecite della gestione dell’ingentissimo affidamento diretto e tale avallo con formale delibera di giunta dà un impulso determinante alla mala gestio in grado di bruciare frettolosamente circa 36 milioni di euro”.
“Da qui la richiesta di condannare Crocetta, Bonafede e Corsello a pagare 7 milioni e 300 mila euro a testa – conclude l’articolo di Live Sicilia -. Tutti gli altri dovrebbero sborsare 790 mila euro ciascuno”.
Il nostro augurio è che questa vicenda non crei altri intralci agli ex dipendenti degli Sportelli multifunzionali che stanno provando in tutti i modi a tornare a svolgere il proprio lavoro.
QUI L’ARTICOLO DI LIVE SICILIA
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