I Siciliani a Cosenza con il Movimento 24 Agosto, con l’orgoglio dell’Autonomia/ MATTINALE 424

11 ottobre 2019

E’ arrivato il momento, per noi Siciliani, di mettere a disposizione di un giovane soggetto politico che si batte per la rinascita del Sud tutte le nostre migliori energie e le nostre migliori capacità. Domenica prossima, a Cosenza, sarà un giorno storico per tutto il Sud Italia. Ci sarà anche una delegazione siciliana. Ma sarà importante, per tanti Siciliani, essere lì con la mente e con il cuore

Mancano due giorni alla presentazione ufficiale del Movimento 24 Agosto. Domenica 13 ottobre, a Cosenza, il nuovo soggetto politico darà vita al congresso fondativo. Ieri, a Scampia, presso l’Officina delle Culture ‘Gelsomina Verde’, davanti a un notaio, è stato firmato l’atto costitutivo del Movimento 24 Agosto. Un grande grazie va ai tanti meridionali che stanno dando vita a questa esperienza. Ma un grazie particolare va, soprattutto, al giornalista e scrittore Pino Aprile che si è assunto l’onere di mettere in moto una ‘macchina’ che la gente del Sud si augura vada lontano.

Domenica, a Cosenza, ci sarà anche una delegazione di Siciliani. Ed è della Sicilia che si sta unendo a questa esperienza che vogliamo parlare. Provando a illustrare, dalla Sicilia, che quello che avverrà domenica a Cosenza è un evento storico, al quale i Siciliani “di tenace concetto” devono partecipare con la mente e con il cuore.

La Sicilia, è noto, ha una propria Storia e una propria Autonomia. Ebbene, Storia e Autonomia, a partire dal 13 di Ottobre, debbono provare a unirsi al resto del Sud Italia in una battaglia di civiltà.

Le cose, noi, in Sicilia, le dobbiamo dire per quelle che sono, senza nasconderci dietro giustificazioni di comodo. Cominciando proprio dalla nostra Storia.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un frizzante articolo di Mario Di Mauro su Carlo Cottone, Principe di Castelnuovo. Un personaggio straordinario, Carlo Cottone, al quale Palermo ha dedicato la piazza più importante di Palermo, oggi distrutta dalla finta antimafia degli eterni appalti ferroviari.

La Storia della Sicilia ci racconta dell’importanza della Costituzione del 1812. Tutto vero. Già allora, e anche prima, c’era nei Siciliani la voglia di indipendenza. Ma già nel 1812 – non dimentichiamolo mai – pesavano sulla Sicilia, e pesavano come macigni, gli interessi dell’Inghilterra, allora già ‘Regina dei mari’ del Vecchio Continente.

“Senza gli zolfi siciliani – scrive Mario Di Mauro – l’Inghilterra sarebbe rimasta forse una terra di pecorai che vendono la lana ai mercanti delle Fiandre e l’accumulazione originaria realizzata dai pirati di Sua Maestà che predavano galeoni spagnoli sarebbe stata dilapidata nelle bettole di Londra e Bristol. Nel 1832 v’erano già 190 miniere in piena produzione. Nel 1838 se ne contano 415. Le cifre dei registri di esportazione, verso la Francia e l’Inghilterra, sono impressionanti: nel 1838 vengono imbarcati 87 milioni di kili di solfo, metà finiscono in Inghilterra. Migliaia di carusi, ‘comprati’ dai picconieri presso le famiglie contadine (‘soccorso morto’), discendevano agli inferi per risalire carichi di pietre. La carusanza è stata oggetto di accorate denunce filantropiche, ma non fu esclusiva siciliana: essa è tipica dello sviluppo capitalistico e la Sicilia di ieri è il Pakistan di oggi…”.

La rivoluzione del 1848, in Sicilia, con il Governo di Ruggero Settimo, è stata importante: ed è stata importante perché guardava all’indipendenza della Sicilia. Ma anche su questo punto un chiarimento non guasta.

Se, nel 1848, tra i rivoluzionari della Sicilia – e ha poca importanza se erano Siciliani esponenti della nobiltà, della borghesia o del proletariato – c’era la purezza degli intenti, c’era la voglia di riscatto della Sicilia, va detto che, dodici anni dopo, questa purezza non c’era più.

I nobili e gli esponenti della borghesia siciliana che avevano partecipato alla rivoluzione del 1848 e che, dodici anni dopo, si ritroveranno accanto a Garibaldi, alla massoneria, agli inglesi e ai mafiosi, la purezza l’avevano barattata per miserabili interessi personali, a cominciare da Francesco Crispi, in assoluto il primo degli ‘ascari’ della Sicilia, e con lui tanti altri siciliani come lui (che purroppo arrivano fini ai nostri giorni…).

Questi signori che nel 1848 avevano sicuramente lottato per la Sicilia indipendente, dodici anni dopo erano quasi tutti al servizio degli inglesi, dei piemontesi e dei mafiosi: questi ultimi, promossi al rango di protagonisti dello Stato italiano nascente.

Questi signori – rivoluzionari siciliani nel 1848 e poi al servizio di inglesi e piemontesi dodici anni dopo (forse è più corretto scrivere venduti agli inglesi e ai piemontesi nel 1860) – nel 1848 avevano fatto una battaglia contro il Borbone “oppressore” della Sicilia. Ma dodici anni dopo hanno consegnato la Sicilia  a un regime che si è dimostrato di gran lunga peggiore del Regno delle Due Sicilie. 

Attenzione: non tutti i Siciliani protagonisti della grande stagione del 1848 si sono venduti agli inglesi e ai piemontesi. La storia siciliana – quella scritta dai vincitori – ci racconta, ad esempio, che Ruggero Settimo, nel 1860, non ha partecipato alla ‘gloriosa’ impresa dei Mille perché gravemente malato a Malta.

Con molta probabilità, l’ammiraglio siciliano protagonista di tante battaglie non doveva essere molto in forma. Ma in realtà, Ruggero Settimo, nel 1860, si trovava a Malta ‘prigioniero’ degli inglesi che avevano capito che il personaggio non si sarebbe mai piegato ai loro voleri (per la cronaca, Ruggero Settimo morirà a La Valletta nel 1863). 

Anche se gli storici – sempre quelli schierati dalla parte dei vincitori – hanno cercato di farci credere che il popolo siciliano si unì ai Mille di Garibaldi, noi sappiamo che le cose non andarono così. Lo sta raccontando, su I Nuovi Vespri, in modo magistrale, Giuseppe Scianò, leader storico degli Indipendentisti siciliani. 

Il popolo Siciliano, già allora, non amava i mafiosi, che esistevano già durante il Regno delle Due Sicilie e che lo stesso Regno delle Due Sicilia combatteva. E siccome i mafiosi si accompagnavano a Garibaldi, il popolo siciliano non poteva mai accompagnarsi ai Mille.

Certo, Garibaldi, Crispi (anima nera di Garibaldi e dei Mille) e gli inglesi giocarono molto sulla promessa di dare la terra ai contadini. Ma ad Alcara Li Fusi e, soprattutto, a Bronte i contadini siciliani provarono sulla propria pelle il tradimento dei Mille.

Anche il generale Giovanni Corrao – che pure era stato uno dei Mille, anche se con qualche riserva mentale – quando si accorgerà, dopo il 1860, che la mafia era passata armi e bagagli con i piemontesi, vendendo la Sicilia ai nuovi padroni in cambio dell’impunità (altro problema che arriva ai nostri giorni: si pensi alle stragi del 1992, dove Stato e mafia si fondono e si confondono…), si chiamerà fuori sdegnato: ma verrà ammazzato: storia raccontata in un bel libro da Ignazio Coppola

Tanti sicilianisti ‘puri’, ancora oggi, rifiutano l’idea di un movimento del Sud nel nome di una specificità siciliana. Dimenticando che i legami della Sicilia con il Regno delle Due Sicilie sono stati molto forti, e che la Sicilia ha partecipato, con propri autorevoli esponenti, alla grande stagione dello stesso Regno delle Due Sicilie in tanti primati.

Ma il punto non è questo. Sicuramente, a partire dal 1943, gli esponenti illuminati della cultura e della politica che diedero forma allo Statuto autonomistico siciliano che vedrà la luce nel 1946, pensavano alla Sicilia. Ma pensavano alla Sicilia guardando alla storia, considerando che, dal 1860 in poi, la storia della Sicilia era stata la storia del Sud Italia conquistato dai piemontesi.

Poi, certo, con lo Statuto del 1946 i Siciliani si sono dati una propria specificità. Ma attenzione: dopo la grande stagione del Separatismo siciliano, che portò alla conquista dello Statuto nel quadro di un accordo pattizio con lo Stato italiano, c’è stato poco o nulla. Le previsioni di Attilio Castrogiovanni – grande protagonista del Separatismo siciliano insieme con Antonio Canepa e Concetto Gallo – si sono rivelate esatte: spesso i siciliani sono i peggiori nemici di se stessi!

Forse l’unico momento in cui la voglia di riscatto della Sicilia è riesplosa è stato negli anni del Governo regionale di Silvio Milazzo. Ma non certo per la stagione politica milazziana, piena di ombre e povera di luci, quanto per lo spirito che animò quello che è stato il vero e inascoltato ideologo di una Sicilia che, a fine anni ’50 del secolo passato, sognava una rinascita a partire dall’intelligenza e dalla voglia di riscatto.

Parliamo di Francesco Pignatone, “uomo di tenace concetto”, che provò a dare una linea – culturale prima che politica – a un movimento nato da esigenze giuste e deragliato su obiettivi, spesso personali, errati. Pignatone e i suoi pochi collaboratori, con la sola forza delle idee, alla fine degli anni ’50 del secolo passato, riuscirono a fare eleggere al Parlamento siciliano una decina di deputati: ma tutto finì, in poco tempo, nel solito trasformismo.

Da allora ad oggi, di ‘sicilianista’, c’è stato poco o nulla. L’esperienza di Raffaele Lombardo, tra i primi anni del 2000 e il 2012, è stata disastrosa. E non è un caso se i suoi epigoni stiano provando oggi in tutti i modi a cavalcare la voglia di riscatto che è nata, anche in Sicilia, dopo che si è finalmente aperto il dibattito non soltanto sulla storia del Sud nel cosiddetto ‘Risorgimento’, ma anche su quello che, oggi, lo Stato nega al Sud.

Torniamo, così, al Movimento 24 Agosto. Che anche in Sicilia sta mettendo salde radici. E poco importa se, alle riunioni indette in Sicilia, partecipino cinquanta persone. Chi scrive è in contatto con tanti siciliani che vivono in tutte le province della nostra Isola.

I Siciliani ci sono: e saranno in tanti a sostenere, quando sarà il momento di votare, il Movimento 24 Agosto di Pino Aprile. Anche perché, forse, sono tra i primi ad aver capito il ‘tradimento’ del Movimento 5 Stelle, al quale hanno tributato un sacco di voti per ritrovarsi con le trivelle nella Val di Noto e nel Mediterraneo, con la scusa che “fermare le autorizzazioni del Governo Renzi sarebbe stato troppo costoso”. Che personaggi, ‘sti grillini!

Non sui dirigenti siciliani del Movimento 5 Stelle – che vanno evitati in blocco e non sostenuti mai più – ma sui tanti militanti ed elettori di questo Movimento va fatto un discorso di grande chiarezza: si tratta di grandi persone per bene e molto valide: l’augurio è che il loro impegno nel sociale possa trovare spazio nella libertà che il Movimento 24 Agosto offre a tutti i meridionali di buona volontà.

Il Sud, dopo decenni di sudditanza ai partiti politici nazionali, sta finalmente alzando la testa. Qualcuno ha già obiettato che anche il Movimento 2 Agosto è un soggetto politico nazionale. E’ vero: ma lo è perché punta a difendere tutto il Sud in Italia, con la differenza che i tanti ‘Sud’ presenti avrannp voce in capitolo, ognuno con le proprie specificità. E la Sicilia è uno di questi ‘Sud’ che, con la propria storia, sarà sicuramente in grado di dare forza e nuove e giovani classi dirigenti a un’esperienza storica di rinascita del Sud.

Foto tratta da Indygesto      

 

 

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