Con quindici anni di ritardo a Bruxelles si sono finalmente accorti che lo Stato fa la ‘cresta’ sui fondi strutturali europei mettendosi sotto i piedi il ‘Principio di addizionalità’. Scoperto anche un possibile scippo di 10 miliardi di euro dal Fondo di Sviluppo e Coesione targato Lega di Salvini. La sceneggiata della Regione siciliana e del Comune di Palermo su una tratta del Passante ferroviario che non può essere finanziata con i fondi europei
A quattro giorni dal congresso fondativo del nuovo soggetto politico del Sud – Movimento 24 Agosto, appuntamento a Cosenza con tanto di presentazione dello statuto del nuovo partito politico – tre notizie sul Sud meritano di essere illustrare e commentate.
L’ADDIZIONALITA’ PERDUTA – La prima notizia è che, con quasi 15 anni di ritardo e forse più, l’Unione Europea – forse perché ormai troppo sputtanata – si è improvvisamente ‘accorta’ che, nella gestione dei fondi strutturali europei, lo Stato italiano si è messo sotto i piedi il cosiddetto ‘Principio di addizionalità’. Anche se l’argomento è stato trattato più volte da questo blog, proviamo a riassumerlo.
I fondi strutturali europei vengono assegnati alle Regioni europee che hanno un reddito pro capite inferiore alla media europea. In Italia le Regioni con un reddito pro capite inferiore alla media europea – che vengono definite Regioni ad Obiettivo convergenza – sono quattro: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Per far crescere il reddito pro capite di una Regione ad obiettivo convergenza è necessario che i fondi strutturali europei si aggiungano all’intervento ordinario di uno Stato europeo. Addizionando i fondi strutturali europei all’intervento ordinario degli Stati, le economie delle Regioni ad Obiettivo Convergenza dovrebbero crescere.
Cos’è successo in Italia? Che nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica lo Stato italiano ha prima eliminato l’intervento straordinario nel Mezzogiorno e poi, piano piano, ha eliminato anche l’intervento ordinario, spostando al Centro Nord i fondi destinati al Sud.
Nei primi anni ’90 il fenomeno era meno vistoso perché era disponibile la ‘coda’ dei fondi relativi alla legge n. 64 del 1986 per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno: fondi che, in buona parte, più che essere stati utilizzati al Sud, sono andati, tanto per cambiare, ad imprese del Nord.
Lo stabilimento Fiat in Basilicata è uno di questi investimenti. A questo si aggiungono gli aiuti indiretti allo stabilimento Fiat di Termini Imerese, in Sicilia. Due investimenti sbagliati, che non hanno portato sviluppo né in Basilicata, né in Sicilia (dove lo stabilimento di Termini Imerese ha chiuso e dove lo Stato ha buttato altre risorse in finti progetti di rilancio dell’industria automobilistica e in un esempio di Cassa integrazione infinita…).
L’imbroglio sulla mancata applicazione del ‘Principio di addizionalità’ comincia ad essere visibile con Agenda 2000, ovvero con la Programmazione e la spesa dei fondi strutturali 2000-2006. Qualche voce si leva già allora: ma sono voci isolate, soprattutto in Sicilia, dove l’abilità dell’allora dirigente generale della Programmazione della Regione, Gabriella Palocci, ha la meglio su tutto e tutti.
Con la dottoressa Palocci la Regione siciliana non solo spende tutti i fondi europei disponibili, ma si guadagna pure le premialità.
I problemi cominciano quando sulla plancia di comando di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana, arriva Raffaele Lombardo. Sono Lombardo, il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia e Confindustria di Antonello Montante i protagonisti della Regione siciliana tra il 2009 e il 2012.
Lombardo ha effettuato il ribaltone: eletto presidente della Regione siciliana con quasi il 70% dei voti di lista del centrodestra, ha sbattuto fuori lo stesso centrodestra per governare con il citato PD di Cracolici e Lumia. E con Confindustria Sicilia di Montante (chissà perché, oggi che Montante è condannato – con pesanti considerazioni espresse sul sistema Montante dai giudici nelle motivazioni della sentenza di condanna: argomento di queste ore – nessuno si ricorda che lo stesso Montante è stato per quasi quattro anni alleato di Lombardo e del PD siciliano e poi, a partire dal novembre 2012, alleato del Governo regionale di centrosinistra di Rosario Crocetta: le ‘amnesie’ della sinistra siciliana…).
IL FALLIMENTO DEI RIBALTONISTI – Perché ricordiamo questi passaggi? Perché il primo, vero fallimento nella gestione dei fondi strutturali europei destinati alla Sicilia è del Governo Lombardo. Dire che la gestione della Programmazione dei fondi comunitari 2007-2013, da parte di Lombardo & compagni, è fallimentare è poco.
Oggi l’attuale assessore regionale all’Economia della Sicilia, Gaetano Armao, rivendica di aver denunciato, nel 2015, la violazione del ‘Principio di addizionalità’ da parte dello Stato italiano. Armao dice questo a commento delle parole del direttore generale della politica comunitaria dell’Unione Europea, Marc Lemaitre, che in queste ore ha criticato il Governo nazionale italiano proprio per il mancato rispetto del ‘Principio di addizionalità’.
In realtà, sia Lemaitre, sia Armao, arrivano – come già ricordato – con quasi 15 anni di ritardo. Chi in verità denuncia sin dall’inizio della Seconda Repubblica gli scippi dello Stato italiano al Sud è la SVIMEZ!
Ma se Lamaitre ha almeno il merito di aver posto un problema che riguarda tutto il Sud Italia – e che avrà effetti positivi in tutto il Sud, perché d’ora in poi lo Stato non potrà più fare la ‘cresta’ sui fondi strutturali europei destinati alle quattro Regioni ad obiettivo convergenza del Sud – Armao non ci sembra abbia particolari meriti: infatti, ricopriva il ruolo di assessore nel Governo Lombardo ed è stato, insieme con lo stesso Lombardo e con il PD siciliano, tra i protagonisti della fallimentare gestione della Programmazione dei fondi europei 2007-2013.
Di più: il Governo Lombardo è stato il primo Governo regionale a violare, per la parte che riguarda la Regione, il ‘Principio di addizionalità’, caricando l’intero costo della Formazione professionale siciliana sul Fondo Sociale Europeo (FSE): cosa, questa, che a parere di chi scrive non poteva e non doveva essere fatta.
Tutti gli Avvisi del dipartimento Formazione professionale della Regione siciliana – compresi quelli dell’attuale legislatura – risentono di questo ‘vizio’: un ‘vizio’ che, dalla Programmazione 2007-2013 è stato trasferito, tale e quale, nella Programmazione 2014-2020: vizi che, a nostro sommesso parere, Bruxelles dovrebbe contestare su tutta la linea!
LA FURBATA DEL LEGHISTA GIORGETTI – La seconda notizia – che in realtà è tale da qualche mese, anche se non è stata molto ‘gettonata’ – riguarda il Fondo di Sviluppo e Coesione. Per il Sud si tratta di risorse maggiori rispetto ai fondi strutturali europei. Il protagonista di questo silenzioso scippo ai danni del Sud è l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti.
Sapete cos’ha combinato questo ‘scienziato’ leghista? Ha fatto mettere, nero su bianco, che le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione verranno utilizzate man mano che i progetti saranno “cantierabili”, cioè esecutivi, cioè pronti per essere realizzati.
Peccato che non sono stati specificati i luoghi dove la ‘cantierabilità’ dei progetti si materializzerà. Che significa? Semplice: che siccome il Sud ha pochi progetti ‘cantierabili’, mentre nel Centro Nord ci sono già tanti progetti ‘cantierabili’, una parte delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione – che sono fondi del Sud – andrà al Centro Nord Italia! Un ‘meraviglioso’ scippo silenzioso ai danni del Sud targato Lega di Matteo Salvini-Giancarlo Giorgetti.
A quanto ammonterebbe questo nuovo scippo al Sud in salsa leghista? A circa 10 miliardi di euro. C’è un rimedio? Certo: il Ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, dovrebbe bloccare subito questa furbata: e pazienza se leghisti, renziani e PD ci resteranno male!
RENDICONTAZIONE: I SOLITI IMBROGLI CONTABILI – Terza notizia. Questo è un inghippo combinato dal Comune di Palermo gestito da un’amministrazione comunale scadente. In realtà, la questione è più complessa e riguarda la cosiddetta certificazione della spesa dei fondi strutturali europei, con particolare riferimento alle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).
E’ una storia che noi denunciamo da tempo. E’ la storia dei Progetti di sponda, definiti anche Progetti retrospettivi o Progetti trascinati. E’ un problema che riguarda le regioni ad obiettivo Convergenza.
I fondi strutturali europei funzionano a rimborso: le Regioni anticipano questi fondi, li spendono, realizzano le opere e poi la UE li rimborsa.
Succede che le Regioni ad Obiettivo Convergenza non hanno realizzato alcuna opera e vanno a rendicontare opere pubbliche del passato che nulla hanno a che vedere con i fondi europei! Ribadiamo: è un raggiro contabile che noi abbiamo più volte segnalato.
Questa prassi è ammessa da Bruxelles: ma non deve essere esagerata e, soprattutto, deve essere motivata.
E’ successo, invece, che nel dicembre dello scorso anno la Regione siciliana ha esagerato. Avendo ereditato la gestione fallimentare del Governo Crocetta, il Governo di Nello Musumeci ha dovuto rendicontare, al dicembre 2018, una spesa di 700 milioni di euro che non è mai stata effettuata.
Così il Governo Musumeci e gli uffici della Regione, al 31 dicembre dello scorso anno, hanno rendicontato opere che non hanno nulla a che spartire con la Programmazione 2014-2020. E l’hanno fatto per 700 milioni di euro circa, perché hanno ereditato dal precedente Governo una spesa pari a circa 6 milioni di euro!
Le denunce sono arrivate. Perché, ribadiamo, con questa rendicontazione fantasiosa si sta esagerando. Entro il 31 dicembre di quest’anno il Governo Musumeci dovrà rendicontare altri 400 milioni di euro circa che non ha speso.
Ma da quest’anno l’Unione Europea – sputtanata anche su questo fronte – è stata costretta a chiedere chiarimenti alle Regioni ad Obiettivo Convergenza. Dalla Regione siciliana, ad esempio, vuol conoscere i criteri di selezione con i quali sta rendicontando questi 400 milioni di euro.
Ci sono delle regole che le Regioni – tutte le Regioni ad Obiettivo Convergenza – dovranno rispettare. Una delle più importanti è che le opere da redicontare non debbono essere completate.
Per essere chiari: a Bruxelles hanno capito che molte Regioni facevano passare opere pubbliche realizzate quindici-vent’anni fa come opere realizzate un paio di anni prima… Fine del babbio, si direbbe dalle nostre parti.
TRATTA B DEL PASSANTE DI PALERMO: IL PAPOCCHIO – Non solo. Siccome c’è anche il vezzo di finanziare con i fondi strutturali europei opere del passato lasciate a metà – cosa che non è prevista da Bruxelles, a meno che non ci sia “imprevedibilità” – la UE ha vuole che si faccia chiarezza anche su questo punto.
E qui entra in scena il Comune di Palermo. Avete presente il Passante ferroviario, opera costata fino ad oggi oltre un miliardo e 200 milioni di euro, opera che ha creato disagi enormi, opera che ha prodotto danni e che – fino ad oggi – serve poco o nulla? Ebbene, il Comune di Palermo ha inserito la tratta B del Passante ferroviario – progetto da 156 milioni di euro – nella rendicontazione dei 400 milioni di euro del prossimo 31 dicembre.
Si poteva fare questo? Secondo noi, assolutamente no. La tratta B del Passante ferroviario di Palermo, infatti, nasce come variante al progetto originario in seguito alle proteste dei cittadini. Quindi è un’opera prevista, per l’appunto, da una variante.
Ma tutto ciò che è prevedibile non può essere ammissibile nella rendicontazione ‘forzata’ dei fondi strutturali europei.
Insomma: le risorse del FESR non possono essere utilizzate per giustificare una spesa già effettuata su un progetto previsto da una variante. La UE non può pagare gli errori di altri.
In questo momento Regione siciliana e Comune di Palermo sono protagonisti di una recita a soggetto. Vediamo di che si tratta.
Gli uffici della Regione – per giustificare la rendicontazione impropria di questi 156 milioni di euro per la tratta B del Passante ferroviario di Palermo – hanno fatto sapere a Bruxelles che sì, è vero, il Comune di Palermo ha creato le condizioni per la variante al progetto, perché non ha ascoltato prima le richieste dei comitati civici: e solo dopo aver preso atto della protesta dei comitati civici ha programmato la tratta B: e l’ha fatto creando così la prevedibilità.
“Ma noi – questo in soldoni il ragionamento ‘sofistico’ degli uffici della Regione – non potevamo sapere che il Comune di Palermo, nel realizzare il Passante ferroviario, non aveva ascoltato le ragioni dei comitati civici…Quindi per noi è un’opera imprevedibile!”.
Ovviamente, si tratta di una sceneggiata degna di Gorgia da Lentini concertata tra Regione siciliana Comune di Palermo: sceneggiata che l’Unione Europea non dovrebbe prendere nemmeno in considerazione per non essere definitivamente sputtanata.
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