Giletti? Basta cambiare canale. Ma Miccichè eviti i citare ‘numeri’ sbagliati!

6 ottobre 2019

Giletti non ha alcuna responsabilità. Siccome sa che la Sicilia, tra mafia e malaffare politico, fa sempre notizia, si limita a invitare gli epigoni in versione ‘politica’ della Sicilia di Pietro Germi. I quali vanno nell’Arena di Giletti per ‘beccarsi’ l’un con l’altro pensando di diventare noti e importanti. Insomma, sono i siciliani che tengono in piedi la trasmissione di Giletti: i siciliani che vanno lì a fare i ‘capponi’ e i siciliani che lo seguono in tv…  

Cominciamo col dire che Non è l’Arena di Giletti non dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte dei siciliani. Per un motivo semplice: perché tende sempre a mettere in cattiva luce la Sicilia per catturare telespettatori. Si sa: la Sicilia, vista in negativo tra mafia e malaffare politico, fa sempre notizia.

In realtà, Giletti va avanti perché ogni tanto infila una storia giornalisticamente valida (come il ‘caso’ delle sorelle Napoli, anche lì, però, voltando e rivoltando la ‘frittata’) e altre volte va sullo sputtanamento. Ma prendersela con Giletti è un errore: questo signore utilizza una formula semplice: invita due o tre siciliani che, una volta lì, cominciano a ‘beccarsi’ l’un l’altro come i celebri capponi di Renzo.

Giletti – lo ribadiamo – non fa nulla di trascendentale: si limita ad utilizzare al meglio gli epigoni peggiorati della Sicilia immortalata da Pietro Germi. I siciliani che vanno nell’Arena di Giletti a ‘beccarsi’ l’uno con l’altro pensano di acquisire gloria e notorietà, non accorgendosi di essere utilizzati – questo sì – da chi deve dare della Sicilia un’immagine forzata, a tratti anche caricaturale, per giustificare il disinteresse dello Stato verso la nostra Isola.

Non ci capita mai di difendere il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. Ma oggi non possiamo non essere d’accordo con lui quando si rifiuta di dare ‘spago’ a Giletti e alla sua trasmissione.

Il presidente Miccichè, però, dovrebbe evitare di dare i numeri sbagliati.

In una lettera pubblicata oggi sul quotidiano La Sicilia Miccichè scrive:

“La Sicilia di oggi, anche grazie alla parte buona della sua classe dirigente, è molto cambiata. Erano 27.000 i dipendenti regionali ma oggi sono 11.000! Erano 3.000 i forestali ma oggi sono 700, erano 20.000 i precari ma oggi quasi non ce ne sono più”.

Agli 11 mila dipendenti regionali Miccichè deve aggiungere i precari che vengono pagati dalla stessa Regione! Li ha dimenticati?

Totalmente impreciso il secondo dato: “Erano 3.00 i forestali, ma oggi sono 700”.

Forse il presidente Miccichè parlava delle Guardie forestali e non dei forestali! Sono due cose differenti. E’ vero, le Guardie forestali erano 3 mila, ma oggi non sono 700 come scrive Miccichè, ma non più di 300 (e forse a 300 non arrivano).

Qualcuno dovrebbe spiegare al presidente Miccichè che il fatto che il Corpo forestale della Regione sia passato da 3 mila e meno di 300 Guardie forestali non è un fatto positivo: al contrario, è un fatto molto negativo!

Eviti, poi, Miccichè di parlare dei vitalizi degli ex deputati del Parlamento siciliano. Perché se è vero che ci sono ex parlamentari che non arrivano a 2 mila euro al mese, ce ne sono altri che, ogni mese, si portano a casa non meno di 7-8 mila euro al mese. Per non parlare dei casi – che oggi non sono tanti, ma ci sono – di vitalizi che ‘viaggiano’ sui 10-15 mila euro al mese.

Nessuno vuole tagliare i vitalizi da 2 mila euro al mese: sono gli altri che vanno ‘tosati’: e Miccichè è quelli che sta difendendo, facendosi scudo con i vitalizi da 2 mila euro al mese.

Presidente Miccichè: ma a chi pensa di prendere in giro?

QUI L’ARTICOLO DEL LA SICILIA CON LE LETTERA DI MICCIHE’

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