Ministra Bellanova, ecco perché il CETA penalizza il Sud e favorisce il Nord/ MATTINALE 398

13 settembre 2019

La Ministra del PD, Teresa Bellanova, vorrebbe la ratifica del CETA. A parte i lati oscuri, se non inquietanti, di questo trattato commerciale tra UE e Canada, ci chiediamo: la Ministra lo sa che il CETA favorisce i prodotti del Nord Italia e penalizza i prodotti del Sud Italia? L’elenco dei prodotti agricoli del Mezzogiorno esclusi dalle agevolazioni del CETA. Anche la CIA nazionale si schiera per il CETA. Insomma tutti con il Nord e tutti con il PD…  

La nuova Ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, si dichiara favorevole al CETA – il contestato trattato commerciale tra Unione Europea e Canada – ed ecco che addirittura il presidente nazionale della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), Dino Scanavino, scende in suo appoggio.

Sull’agenzia di stampa AGRICOLAE.EU leggiamo infatti la seguente dichiarazione di Scanvino a proposito del CETA:

“A parte i dati falsati che stanno girando in questi giorni, gli indicatori sono tutti positivi. Si tratta di un accordo che ha portato un grande contributo al sistema del made in Italy. Ogni accordo va valutato nelle sue criticità, come il Mercosur. Chiaro che in un mondo in cui stanno tornando i dazi, gli accordi si rivelano l’unico modo per tutelare le parti più deboli. Come l’agricoltura”.

Dal presidente nazionale di un’organizzazione agricola, tanto per cominciare, ci si sarebbe aspettati dati certi, non dichiarazioni estemporanee. Che significa, infatti, che “gli indicatori sono tutti positivi”? Di quali indicatori parla Scanavino? Perché non li rende noti?

Noi, comunque, qualche “indicatore” l’abbiamo. Cominciando col dire che questo accordo commerciale tra UE e Canada punta a favorire l’industria e i servizi (leggere gestione degli appalti) a scapito dell’agricoltura europea.

Sul CETA sono molto illuminanti i dubbi sollevati da Slow food su tre aspetti: cibo e sicurezza alimentare, ambiente e meccanismi giudiziari del Ceta. Tre ragioni – sottolineano a Sloow food – per dire no al CETA. 

Oggi, illustrando una serie di fatti oggettivi, proveremo a rispondere alla Ministra Bellanova, che si presenta come una donna ‘di sinistra’, e al presidente Scanavino che – così a noi pare – è il presidente nazionale della CIA: quindi rappresenta, o dovrebbe rappresentare, anche gli agricoltori del Sud iscritti alla stessa Confederazione Italiana degli Agricoltori.

La domanda è: il CETA – che non è ancora stato ratificato dai Parlamenti dei 27 Paesi dell’Unione Europea, ma che viene in parte applicato in deroga già dal settembre del 2017 – fino ad oggi che agevolazioni ha portato agli agricoltori del Sud Italia?

Noi abbiamo ripreso un articolo di Sicilia agricoltura che tratta proprio il CETA da questa angolazione: cioè visto dalla parte degli agricoltori del Sud Italia. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Intanto cominciamo con la definizione: il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è un accordo di libero scambio misto (mixed agreement) che comporta l’abbattimento dei dazi (con l’eliminazione delle tariffe sul 92% delle esportazioni), la tutela dei prodotti agroalimentari e la semplificazione degli investimenti, visto che apre i rispettivi mercati alle imprese canadesi ed europee.

Noi inquadriamo, lo ribadiamo, il CETA per la parte agricola. “Nel CETA – leggiamo su Sicilia agricoltura – è compresa solo una parte dei prodotti agro-alimentari italiani, quella che rappresenta i prodotti più richiesti e acquistati dai consumatori canadesi. Questo è uno degli aspetti dell’accordo che ha suscitato le maggiori polemiche in Italia”.

Le agevolazioni per gli esportatori italiani in Canada riguardano solo pochi prodotti. Quali?

“Nel nuovo accordo tra UE e Canada, negli elenchi di protezione – leggiamo sempre su Sicilia agricoltura – sono state incluse 41 Dop e Igp, mentre rimangono fuori dal sistema di protezione le rimanenti 250″.

Per la cronaca, Dop e Igp sono i marchi che l’Unione Europea assegna ai prodotti di eccellenza.

Andiamo a scoprire, adesso, quasi sono i prodotti italiani che vengono esportati in Canada, a dazi quasi zero:

Carni fresche, congelate e trasformate: Cotechino di Modena, Zampone di Modena, Bresaola della Valtellina, Mortadella di Bologna, Speck Alto Adige, Culatello di Zibello, Lardo di Colonnata; carni stagionate: Prosciutto di Parma, Prosciutto S. Daniele, Prosciutto Toscano, Prosciutto Modena; tra i formaggi troviamo: Provolone Valpadana, Taleggio, Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Pecorino Toscano; Frutta e frutta a guscio fresche e trasformate: Arancia rossa di Sicilia, Cappero di Pantelleria, Kiwi Latina, Mela Alto Adige, Pesca e Nettarine di Bologna; Aceti: Aceto Balsamico tradizionale di Modena, Aceto Balsamico di Modena; prodotti orticoli freschi e trasformati: Lenticchia di Castelluccio di Norcia, Pomodoro di Pachino, Radicchio rosso di Treviso; dolciumi e prodotti da forno: Ricciarelli di Siena; Cereali: Riso nero Vialone Veronese.

Anche chi non ha grande confidenza con i temi dell’agricoltura noterà la scarna presenza di prodotti agricoli del Sud.

“Il motivo della protesta di molti produttori – leggiamo sempre su Sicilia agricoltura – scaturisce sul metodo per la scelta di questo Made in Italy dove prevale nettamente la presenza dei prodotti del Nord e del Centro Italia a discapito di quelli del Sud che per vocazione e tradizione hanno da sempre mostrato una elevata tipicità. La cosa che colpisce è che solo 5 di questi appartengono al Sud Italia (Sardegna inclusa), contro i 24 del solo Nord”.

Sono rimasti fuori dalla possibilità di essere esportati in Canada con le agevolazioni prevista dal CETA tanti prodotti del Sud Italia. Proviamo ad elencare i prodotti DOP del Mezzogiorno d’Italia rimasti fuori dalle agevolazioni del CETA? Proviamoci.

Cominciamo dalla Basilicata. Sono rimasti fuori l’olio evo di olive Vulture, il pecorino filiano, il caciocavallo silano, i fagioli bianchi di Rotonda. Tra gli IGP lucani sono rimasti fuori il pane di Matera,  i fagioli di Sarconi, il canestrato di Motiterna.

Con i prodotti DOP e IGP della Campania rimasti fuori ci perdiamo: tra i primi il caciocavallo silano, la mozzarella di bufala campana, il provolone del Monaco, l’olio evo Cilento, l’olio evo della penisola sorrentina, l’olio evo delle colline salernitane, il pomodoro di San Marzano, il pomodorino di piennolo.

Tra gli IGP della Campania sono rimasti fuori il carciofo di Paestum, la castagna di Montella, il fico bianco del Cilento, il limone della costa di Amalfi, il limone di Sorrento, la nocciola di Giffoni, la pasta di Gragnano.

Ci perdiamo anche in Puglia, a contare le esclusioni: niente agevolazioni per ‘export in Canada per le seguenti DOP: l’olio evo di Bari, l’olio evo di Brindisi, l’olio evo di di Dauno, l’olio evo delle Terre di d’Otranto, l’olio evo delle terre tarantine, il canestrato pugliese, il pane di Altamura.

Fuori anche alcune IGP pugliesi molto note: l’uva di Puglia, la cipolla bianca di Margherita, le clementine del golfo di Taranto, il carciofo brindisino.

Non parliamo delle grandi escluse della Calabria: la liquirizia di Calabria, l’olio evo Brizio, l’olio evo alto Crotonese, il pecorino crotonese, il capocollo di Calabria, la pancetta di Calabria, la salsiccia di Calabria, la soppressata di Calabria, il pecorino di reggio, l’olio evo di Lametia, i fichi di Cosenza.

Fuori anche quattro IGP calabresi: la clementina di Calabria, il limone di Rocca imperiale, il torrone di Bagnara calabra e la cipolla rossa di Tropea.

Trattati male anche i prodotti DOP della Sardegna: fuori il carciofo spinoso di Sardegna, il fiore di Sardegna, il pecorino sardo, l’olio evo di Sardegna e lo zafferano di Sardegna. Fuori anche l’agnello di Sardegna IGP.

E la Sicilia? Non ne parliamo… Anzi, parliamone. Tra i prodotti DOP fuori l’olio evo dei monti Iblei, l’olio evo dell’Etna, l’olio evo della Val di Mazara, la Vastedda della valle del Belìce, fuori il caciocavallo ragusano e il piacentino ennese (un formaggio allo zafferano), fuori l’olio evo della valle del Belìce e l’olio evo delle valli Trapanesi, fuori l’ancia bionda di Ribera, fuori il fico d’India dell’Etna, fuori il fico d’India di San Cono, fuori i limoni di Siracusa, fuori la pagnotta della Valle del Dittaino, fiori il pistacchio di Bronte.

Fuori anche tre noti prodotti IGP della Sicilia:  la pesca di Leonforte, l’uva Italia di Canicattì e l’uva Italia di Mazzarrone.

“La scelta di questi alimenti mortifica l’intero Meridione e le Isole forzieri di tipicità – scrive Sicilia agricoltura -. Dalle nostre parti si dice: curnutu e vastiunatu, il povero imprenditore meridionale non solo non potrà avvalersi della protezione del CETA, ma dovrà, nel contempo, accettare passivamente l’importazione del grano canadese, prodotto concorrente degli imprenditori del Sud Italia, strapieno di glifosato e micotossine”.

Insomma: ‘sto Ceta se lo sono fatti quelli del Centro Nord Italia, il Sud lo hanno messo praticamente da parte. E’ la solita vergogna coloniale dell’Italia.

Il Sud, però, sta reagendo. Non tutti i mali vengono per nuocere. Il Sud è stato praticamente escluso dalle agevolazioni del CETA? Sono riusciti persino ad assegnare al Veneto l’esportazione di ben 4 marche di olio d’oliva, pur sapendo che il 90% dell’olio d’oliva extra vergine si produce nel Sud Italia tra Puglia, Calabria e Sicilia? 

Bene: la cosa non ci dispiace, considerato che è in corso la campagna Compra Sud. Anche per questi i meridionali, fin dove possono, non debbono più acquistare prodotti del Centro Nord Italia. E ci stiamo anche organizzando con un nostro partito politico: con il Movimento 24 agosto che, tra qualche settimana, a Cosenza, si costituirà in nuovo soggetto politico. 

Il problema è che siamo letteralmente invasi dal grano duro canadese che ‘ammazza’ il grano duro del Sud Italia. Perché il CETA, alla fine, anche se il grano canadese entra in Italia a dazio zero già da prima del trattato commerciale tra UE e Canada, ha dato un’ulteriore spinta all’import di grano canadese: import che, infatti, è aumentato di sette volte da due anni a questa parte. 

Pensiamo di aver fornito a Scanavino e alla Ministra dell’Agricoltura Bellanova – che pare sia addirittura meridionale e profonda conoscitrice dell’agricoltura del Sud Italia – dati non falsati (se non altro perché sono ufficiali!).

Magari verrà fuori che nel Nord i protagonisti del Parmigiano Reggiano saranno felicissimi del CETA: magari saranno felici anche i produttori di latte del Nord Italia perché, ne siamo certi, il Parmigiano Reggiano verrà prodotto con il solo latte italiano e gli allevatori del Nord saranno miliardari. Se è così, noi siamo felici per loro.

Però, se non è così – considerato che dicono e scrivono che tutti gli agricoltori del Nord, a cominciare dagli allevatori che producono latte – invitiamo gli agricoltori del Nord Italia e gli allevatori a scrivere se lo vogliono, sulla pagina Facebook dei I Nuovi Vespri, a commento di questo articolo, per raccontarci – ovviamente se lo vogliono, come stanno le cose in materia di CETA dal loro punto di vista.

Possiamo invece assicurare a Scanavino e alla ‘meridionalista’ Ministra Bellanova che nel Sud gli agricoltori non sono affatto contenti: non sono contenti del CETA e non sono contenti del grano canadese che continua ad arrivare con le navi.

Ci chiediamo e chiediamo: quanti associati ha la CIA nel Sud? E gli agricoltori del Sud associati alla CIA sono contenti delle dichiarazioni di Scanavino?

Ministra Bellanova: si è consultata con gli agricoltori del Sud prima di schierarsi in favore del CETA?

Concludiamo ricordando che il CETA, prima che accordo commerciale tra Unione Europea e Canada, è soprattutto una riforma istituzionale occulta che viene imposta ai cittadini dell’Unione Europea dalle multinazionali. Il CETA limiterà le nostre libertà e ci imporrà alimenti dannosi per la nostra salute, a cominciare dal cibo OGM, sigla che sta per Organismi Geneticamente Modificati.

E lo farà – o forse lo sta già facendo e non ci dicono niente? – cambiando il regime giuridico, sostituendo la Giustizia degli Stati con una strana Giustizia gestita direttamente dalle multinazionali.

Questi due temi li illustreremo in un prossimo articolo, anche per arricchire le informazioni della Ministra ‘di sinistra’ Bellanova e del presidente nazionale della CIA, il ‘meridionalista’ Scanavino…

Foto tratta da Huffington Post

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