Non ci crederete: il ‘bravissimo’ presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, ha incasinato il mercato del prosecco con scelte politiche non esattamente lungimiranti. Quindi, nelle aree del prosecco non c’è solo un problema – grave – di inquinamento dell’ambiente, ma anche il problema di un mercato che sta crollando! Ma i leghisti non erano bravi e lungimiranti amministratori della cosa pubblica?
Non ci crederete, ma a quanto pare non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di organizzare il “BAR COMPRASUD deVENETizzato”, perché a mettere in crisi questo settore stanno pensando i ‘geniali’ leghisti veneti. Abbiamo infatti ‘sgamato’ un paio di articoli pubblicati da Oggi Treviso dai quali viene fuori che i compagni di strada di Matteo Salvini in Veneto, con in testa il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, hanno combinato un sacco di guai!
Ma guarda un po’ che ci doveva capitare: ci presentano i leghisti come grandi amministratori della cosa pubblica, come i Tanucci del Nord (via, magari gli prestiamo il nome di Tanucci così magari si informano, studiano e imparano qualcosa) e poi scopriamo, per dirla alla siciliana, che con le politiche per il prosecco sunnu chiù dannusi ri ‘i babbaluci (traduzione per i non meridionali: più dannosi delle lumache in un campo di verdure).
Ma andiamo ai fatti. Cominciamo da un articolo pubblicato il 28 agosto scorso dal citato quotidiano Oggi Treviso.
Già il titolo anticipa il senso di quanto sta avvenendo:
“Prosecco invenduto: si tenta l’asta per la terza volta”.
Andiamo all’articolo:
“Base d’asta sotto di 100 mila euro rispetto alle aspettative per l’uva Prosecco dal Consorzio Bosco Montello, ente che fa capo ai 5 Comuni montelliani e che ha tra le sue proprietà un’azienda agricola ben avviata. Lo scorso anno la vendita dell’uva prodotta era stata un successo con 370 mila euro incassati da una ditta di Trapani, ma quest’anno siamo già al terzo tentativo di vendita senza che si faccia avanti un compratore interessato all’uva. Le aspettative alimentate dall’attribuzione UNESCO di ‘Patrimonio dell’umanità’ alle colline del prosecco sono state quindi inaspettatamente deluse”.
I lettori diranno: che c’entra la Sicilia, visto che Trapani è in Sicilia? Ve lo chiariamo subito. In Veneto, per produrre il prosecco, hanno esaurito tutti i diritti di impianto (non possono più coltivare terreni a uva da prosecco, secondo le regole dell’Unione Europea). Così, o acquistano i diritti di reimpianto dalla Sicilia (e in particolare dalla provincia di Trapani) per utilizzare i diritti di reimpianto della Sicilia in Veneto (e questa è già una forzatura), o gli agricoltori veneti acquistano direttamente le aziende agricole in Sicilia e producono nella stessa Sicilia.
Ma, a quanto pare, l’aumento della produzione di uva da prosecco con la ‘venetizzazione’ della Sicilia non sta andando bene:
“Va rammentato che la prima vendita proponeva il prodotto a 340 mila euro ma non è andata a buon fine, la seconda a 320 mila e ora con 220 mila euro ci si potrebbe aggiudicare il lotto da 210 mila di glera (Prosecco) e da 10 mila di cabernet e merlot. Par che qualche acquirente si sia detto interessato ma si tratta di piccoli produttori vinicoli che non possono permettersi un lotto così importante: forse sarebbe il caso di suddividerlo in più lotti pur di non rischiare l’invenduto?”.
Leggendo questo articolo trovato ‘navigando’ sulla rete ci siamo detti: beh, magari è un caso, magari è una congiuntura e il grande business del prosecco continua. Così abbiamo cercato qualche altro articolo per capire meglio qual è la situazione. Da qui la sorpresa. Abbiamo infatti scoperto che la crisi del prosecco veneto non è congiuntura, ma strutturale. Il giorno prima della pubblicazione dell’articolo che vi abbiamo proposto – cioè lo scorso 27 agosto – sempre su Oggi Treviso, il governatore Zaia si è preso una ‘strigliata’ che, se fosse arrivata su giornali e TG avrebbe rischiato di appannagli la reputazione di buon amministratore della cosa pubblica:
“Zaia si sveglia tardi – dice il consigliere regionale Andrea Zanoni -: il territorio è già devastato da troppe autorizzazioni della Regione. Prezzi destinati a crollare per incentivi esagerati e sovrapproduzione”.
Ma le accuse più pesanti sono qui di seguito:
“Dopo aver drogato la produzione vitivinicola con contributi pubblici per centinaia di migliaia di euro, improvvisamente Zaia si rende conto dei pericoli sia ambientali che economici e lancia un allarme fuori tempo massimo. La coerenza non è certo il punto di forza del governatore, le cui politiche agricole sono una calamità per questo settore: con l’entrata in produzione dei vitigni datati 2017 in poi, che rischiano di diventare una bomba a orologeria, il mercato potrebbe concretamente scoppiare, con crollo verticale dei prezzi e gravi conseguenze soprattutto per i viticoltori più piccoli. Senza considerare le minacce dei dazi di Trump e le turbolenze legate alla Brexit”.
Luca Zaia, ma che ha combinato? “La Regione ha incoraggiato all’inverosimile la corsa al Prosecco, spianando la strada alla monocoltura dell’uva glera; nei giorni scorsi l’assessore Pan ha evidenziato soddisfatto il sostegno alle produzioni e alla promozione da parte della Giunta Zaia, con ben 600 milioni investiti nella filiera”.
E ancora:
“In dieci anni – prosegue Zanoni – il numero di bottiglie prodotte è triplicato e questo ha già provocato uno sfruttamento del territorio con pesanti danni al paesaggio e all’ambiente, condannando la biodiversità veneta: sbancamenti di colline con la scomparsa di decine e decine di ettari di boschi e prati stabili, addirittura nelle aree di Rete Natura 2000 come il Montello, inquinamento delle falde e dei corsi d’acqua a causa dell’aumento dell’uso di pesticidi e degli sversamenti illegali dei reflui. Zaia reciti il mea culpa e riconosca il disastro di cui è responsabile. Il pianeta brucia, dall’Amazzonia alla Siberia, dalla Groenlandia alle Canarie: gli alberi andrebbero difesi con unghie e denti e non distrutti a decine di ettari per volta. Anche perché il Veneto ha già pagato un conto salatissimo con l’uragano Vaia dello scorso autunno, che ha raso al suolo 28 mila ettari di foresta”.
Voi vedere che i veneti verranno a implorare i meridionali di acquistare i prosecchi, visto che il mercato gli sta crollando? Intanto noi continuiamo a non acquistare i prosecchi veneti, anche perché, come ha detto Pino Aprile, siamo solo all’inizio. E intanto apprendiamo che anche i leghisti stanno lavorando bene per incasinare i prosecchi del Veneto…
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