Ma non è il solo grande nome: tanti i personaggi che, fra ‘700 e ‘800, portarono il Regno delle Due Sicilia a competere nel campo dell cultura con le maggiori potenze dell’epoca: Vincenzo Bellini nella musica, Pugliesi, Landolina e Mangiameli nelle scienze; Tranchina nella medicina; Malvastra nel diritto romano; Bivona nella botanica; Ferdinando Lucchesi Palli nell’economia; Tarallo, Bertini, Morso, nelle opere storiche, scienze e musica, Gaetano Filangeri, Filippo Iuvara, Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano e così via
di Giovanni Maduli
vice presidente del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud (Associazione culturale), e componente della Confederazione Siculo-Napolitana
Nelle prime dieci puntate di questa rubrica abbiamo appurato, seppure in maniera estremamente concisa e certamente insufficiente, alcune innegabili verità relative alle violenze, alle torture, agli stupri, alle illegalità attraverso le quali furono aggredite e annesse la Sicilia ed il Sud. Verità che, come abbiamo scritto in precedenza, non possono andare soggette ad “interpretazioni” di sorta. Verità che testimoniano inequivocabilmente cosa veramente fu quello che ancora, con un falso e subdolo eufemismo, viene indicato come “risorgimento”.
Nelle successive sei puntate abbiamo visto “chi” volle, quando e perché, mettere fine ad un Regno che, contrariamente a quanto ci si è voluto far credere, con le sue equilibrate politiche sociali ed economiche caratterizzate da uno spiccato senso di solidarietà, rappresentava certamente un ostacolo all’affermarsi di quella borghesia di stampo capitalistico che, attraverso quelle atroci violenze, si impadronì del potere politico ed economico mortificando mortalmente le naturali e legittime aspirazioni del suo popolo.
Dalla diciassettesima puntata stiamo infine verificando “cosa” sia stato in realtà quel Regno tanto vituperato dai mass media del tempo e fino a poco tempo addietro. E, come già annunciato, lo faremo anche attraverso il contributo di insigni studiosi e storici che certamente non possono essere accusati di essere simpatizzanti o sostenitori dei Borbone.
In questa puntata vedremo, solo in parte, quali sviluppi ebbero in Sicilia, sotto i Borbone, la cultura, le arti e le scienze; vedremo quindi in cosa consisteva la politica riformista delle Due Sicilie, nonché alcuni fra i tanti nomi prestigiosissimi che, fra ‘700 e ‘800, portarono il nostro antico Stato a competere con le maggiori potenze europee.
Per quanto riguarda il movimento intellettuale e culturale, vario e vivace, che aveva il suo riflesso mondano nei salotti palermitani aristocratici e borghesi, dove si davano convegno i più bei nomi della cultura siciliana, ricordiamo le principali iniziative che sorsero nell’Isola.
Per prima furono create nuove biblioteche pubbliche, e nel 1831 in Lentini si riordinò l’antica Accademia poetica del Lisso; nel 1832 Ferdinando Malvica, il Barone Vincenzo Mortillaro, il Principe di Cannatelli, Antonio Di Giovanni Mira, Agostino Gallo pubblicarono Le Effemeridi di natura enciclopedica; Vincenzo Mortillaro dirigeva il Giornale delle Scienze Lettere ed Arti, ristrutturato dal Duca di Cumia, Marcello Fardella.
Fu introdotta l’arte litografica e dell’incisione, fu promossa l’istruzione popolare; comparvero nuovi giornali a Palermo, Catania, Messina, mentre si agitarono questioni intorno alla letteratura patria, classicismo, romanticismo, scienze economiche.
Nel medesimo tempo non pochi siciliani raggiungevano fama ed onori, e tra questi ricordiamo Vincenzo Bellini nella musica, Pugliesi, Landolina e Mangiameli nelle scienze; Tranchina nella medicina; Malvastra nel diritto romano; Bivona nella botanica; Ferdinando Lucchesi Palli nell’economia; Tarallo, Bertini, Morso, nelle opere storiche, scienze e musica e così via.
Giuseppe Testa – Il “Vicerè” dei Borboni, pag. 57.
“Il vicerè principe di Caramanico ha un vivo interesse per i problemi dell’agricoltura: giorni fa invitò a cena me e parecchi altri agricoltori di questa città (Palermo, n.d.a.); parlammo tutto il tempo di metodi di coltura e Sua Eccellenza propose di brindare al successo dell’agricoltura. Simili cose sono del tutto nuove e straordinarie in questo paese”. Così scriveva pieno di entusiasmo Paolo Balsamo alla Young alla vigilia dell’inizio dei suoi corsi universitari: un dispaccio viceregio del 7 aprile 1786 aveva istituito a Palermo una “Cattedra di Agricoltura”, distinta da quella di economia civile tenuta dal Sergio, e alla nuova cattedra egli era stato chiamato nel giugno 1787.
Alfredo Li Vecchi – Economia e politica nella Sicilia Borbonica, Sigma Edizioni, pag. 37, 38.
Il Regno di Carlo III fu un raro periodo di pace che assicurò a tutti i siciliani una vita tranquilla e prospera. Innumerevoli provvedimenti furono presi in tutti i settori. Nel 1748 fu indetto il censimento della popolazione. Grande incremento ebbero i cantieri navali per la costruzione specialmente di legni commerciali.
In agricoltura fu proprio la Sicilia che additò all’Italia ed all’Europa la maniera di coltivare i gelsi, di governare i bachi, di estrarne la seta e di tessere i drappi.
La pastorizia, allora estremamente diffusa, venne difesa. La diligenza del governo riuscì a mantenere lontana la malattia della vescica detta “cancro volante” da cui erano stati colpiti i buoi e le vacche nel Piemonte e nel Veneto nel 1757.
Nel campo sanitario Carlo III promulgò il 9 agosto 1749 una prammatica che permetteva il taglio cesareo e prescriveva il modo come dovesse eseguirsi. Per quanto riguarda le scuole furono potenziate le scuole pubbliche tenute dai Gesuiti e dai padri Scolopii e in quelle dei Seminari Vescovili fu consentito l’accesso a tutti, anche a coloro che non intendevano intraprendere la carriera ecclesiastica.
Nel 1760 la Biblioteca di Casa Professa a Palermo ebbe accordata la rendita di onze settanta per salario dei custodi e per mantenerla ed arricchirla. Vennero pubblicati un vocabolario etimologico italiano e latino ed un dizionario siciliano-italiano-latino.
Fiorirono le Arti. Nella scultura a Palermo vennero fuse le statue dell’imperatore austriaco Carlo VI e della sua consorte e col loro bronzo ne furono fatte altre due raffiguranti Carlo III e l’augusta sua sposa. Carlo III era sposato con la principessa Amalia Walburga di Sassonia, figlia del re di Polonia Federico Augusto III.
Tra gli architetti siciliani emerse il sommo Filippo Juvara, che tra le tante sue opere costruì anche la Chiesa di Superga a Torino ed il palazzo Reale a Madrid.
…
Ma il motivo per cui Carlo III non doveva essere e non dovrà mai essere dimenticato dai girgentani e soprattutto dai “marinisi” è quello di avere deciso ed attuato, su sollecitazione del vescovo Lorenzo Gioeni, la costruzione del nostro porto.
Giovanni Gibilaro, I Borboni e il molo di Girgenti, Edizioni Centro Culturale Pirandello, pagg. 19, 20, 23, 24.
Con legge 11 dicembre 1816, … venne istituita la cosiddetta “Luogotenenza del re per la Sicilia”, retta da un principe del sangue, che aveva le seguenti competenze: affari esteri e grazia e giustizia, affari di culto, affari interni, finanza, esercito e marina. Fu confermata insieme ad altre cose minori, l’abolizione della feudalità.
Si trattò in effetti, di un semplice decentramento amministrativo ed il Regno, nel suo insieme, continuò ad essere avviato verso un riformismo sempre più consistente, tale da renderlo in poco tempo il più moderno, il meglio organizzato e il più ricco Stato dell’Italia, indubbiamente molto superiore e più evoluto rispetto a quello sardo-piemontese dei Savoia…
I Borbone furono sovrani molto dediti alle riforme e protesi verso l’ammodernamento complessivo del Regno in ogni suo aspetto. Il loro riformismo fu molto agevolato da collaboratori davvero illuminati, tra i quali il marchese Domenico Caracciolo (1781-86) e il principe Francesco D’Aquino (1786-95), anche se disturbato dalle idee “liberali” di quanti, rifacendosi all’illuminismo e, soprattutto, alla rivoluzione francese, operavano in modo da ostacolare il regime per indurlo ad assecondare i loro voleri.
I re, ovviamente reagirono, ove necessario, contro tali pretese, ma non per questo rallentarono la loro politica riformista, tale da rendere il Regno tra gli Stati più progrediti, più ricchi e meglio amministrati dell’Italia e dell’Europa.
Michele Antonio Crociata – Sicilia nella storia – La Sicilia e i Siciliani dalla dominazione saracena alla fine della lotta separatista (827 – 1950) – Dario Flaccovio Editore, Palermo 2011, pag. 128, 151, 152.
Nel Settecento, sotto l’impulso dei sovrani meridionali che ne incentivarono fattivamente lo sviluppo, si assistette alla rinascita culturale delle Due Sicilie; il rigoglioso fiorire di studi filosofici, giuridici e scientifici si fregiò di illustri personalità le cui opere furono tradotte in diverse lingue, solo per citarne alcuni ricordiamo: Giovanbattista Vico, considerato una delle più grandi menti di tutti i tempi, Gaetano Filangeri, la cui “Scienza della Legislazione” era tenuta sulla sua scrivania da Napoleone Bonaparte che non esitò a dichiarare: “Questo giovane è stato il maestro di tutti noi”; Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano.
Napoli era il centro di pensiero più vivace d’Italia e in Europa era seconda solo a Parigi per la diffusione delle idee dell’Illuminismo; lo splendore della Corte e della società napoletana era proverbiale ed erano poli di attrazione per le più importanti menti dell’epoca che spesso vi rimanevano a lungo; geni assoluti come Goethe riconobbero nelle classi elevate meridionali una preparazione non comune.
Giuseppe Ressa, Il Sud e l’unità d’Italia, pag. 161, solo sul web.
Chi volesse approfondire di molto questi argomenti, può farlo anche consultando il sito www.regnodelleduesicilie.eu alle sezioni “Notizie dal Regno – Storia” e “Schegge di Storia”, quest’ultima sulla sinistra della home page.
Schegge di storia 18/ L’Alta Corte per la Sicilia al tempo del Borbone e lo Stato sociale di San Leucio primo in Europa!
Schegge di storia 16/ La massoneria, da Garibaldi alle stragi Falcone e Borsellino del 1992
Schegge di storia 15/ L’inquietante figura di Albert Pike, il ‘Papa della massoneria’ che nel 1871 scriveva di tre guerre mondiali…
Schegge di Storia 14/ Lux in Tenebris: eliminare Chiesa cattolica, Asburgo d’Austria, Russia degli zar e Regno delle Due Sicilie…
Schegge di storia 13/ La questione dello zolfo in Sicilia: l’arroganza e la prepotenza degli inglesi, imperialisti fin nell’animo
Schegge di Storia 12/ La “Politica dell’amalgama”, vero e proprio Cavallo di Troia nel Regno delle Due Sicilie che ne accelererà la fine
Schegge di Storia 11/ Chi ha voluto la fine del Regno Due Sicilie e la breccia di Porta Pia. L’ombra del Principe Otto von Bismark
Schegge di storia 10/ Non voleva rivelare i nomi dei suoi amici borbonici: torturato e ucciso. Ma era sordomuto! Che bravi i piemontesi…
Schegge di Storia 9/ Non contenti di aver derubato Banco di Napoli e Banco di Sicilia, i Savoia depredano il Sud con nuove tasse
Schegge di storia 8/ Il falso storico del bombardamento di Messina disonestamente attribuito a Ferdinando II di Borbone
Schegge di storia 7/ I criminali della Massoneria e l’industrializzazione del Nord finanziata con i soldi scippati al Banco di Sicilia
Schegge di storia 6/ Quando all’indomani dell’unificazione i Savoia scipparono alla Sicilia una cifra enorme con la Manomorta
Schegge di storia 5/ Un bersagliere piemontese racconta la strage di Pontelandolfo: gli abitanti “abbrustoliti…”
Schegge di Storia 4/ Palermo 1866: quando i Savoia misero a ferro e fuoco la città ammazzando migliaia di cittadini
Schegge di storia 3/ I meridionali per i piemontesi dopo l’unità d’Italia? Da da fucilare o rinchiudere a Fenestrelle
Schegge di Storia 2/ La Sicilia subito dopo l’unità d’Italia: ecco come piemontesi ammazzavano i siciliani
Il massacro dei Savoia a Pontelandolfo e Casalduni che i libri di storia continuano a nascondere
Foto tratta da Vesuvio Live
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