Un articolo di ‘Sadiniapost’ racconta come la Banca di Sardegna sta andando in aiuto ai lavoratori in difficoltà del Porto canale di Cagliari. In Sicilia, invece, le banche – ormai quasi tutte le Centro Nord Italia grazie alla Banca d’Italia – stanno affossando l’imprenditoria siciliana e, in generale, la Sicilia. Nel Sud le banche ‘nordiste’ fanno credito solo alle pubbliche amministrazioni perché sanno che si potranno sempre rivalere sulle tasse pagate dai cittadini…
Leggiamo su Sardiniapost:
“Il Banco di Sardegna ha deciso di intervenire a sostegno dei tanti lavoratori del Porto canale che in questo momento di grave crisi possono trovarsi in difficoltà con i finanziamenti. L’istituto di credito ha deciso di congelare i pagamenti per dodici mesi a tutti i lavoratori che ne faranno richiesta. “In relazione alla crisi che sta colpendo i lavoratori diretti e dell’indotto del Porto canale di Cagliari – si legge in una nota – il consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna ha deliberato, a richiesta degli interessati, la concessione di una moratoria di 12 mesi per capitale e interessi sul pagamento delle rate di finanziamento (mutui casa, prestiti personali o altro) in scadenza alla data del 30 giugno 2019“.
“Chi vorrà chiedere come funziona, non dovrà far altro che andare nella filiale del Banco dove si è già clienti e ricevere le corrette informazioni agli sportelli”.
“Questo intervento, simile ad altri già avviati in altre occasioni – spiegano nella nota – è in linea con la politica adottata dal Banco di Sardegna per dare sostegno alle famiglie del territorio che si trovano a dover fronteggiare situazioni di disagio causate dalla crisi che ha colpito specifici settori produttivi”.
E in Sicilia? In Sicilia – tranne piccole realtà – non ci sono più banche siciliane.
Quelle che erano le più importanti Banche della Sicilia – il Banco di Sicilia e la Sicilcassa – sono state utilizzate dalla Banca d’Italia per risanare i ‘buchi’ delle banche del Centro Nord Italia (che a propria volta, in qualche caso, hanno risanato i conti di qualche partito politico).
Morale: con quelle che erano le due più grandi banche della Sicilia hanno risanato i conti delle banche del Centro Nord Italia e di qualche partito politico nazionale.
Restavano in piedi le Banche di Credito Cooperativo del Sud: non erano molto cosa, ma erano qualcosa. Poi è arrivato il Governo Renzi e, con una sue celebri ‘riforme’, le ha tolte al Sud per darle al Nord.
Il Governo Giallo-Verde avrebbe dovuto bloccare la riforma delle Banche di Credito Cooperativo: ma Luigi Di Maio e compagni non hanno trovato il tempo (di occuparsi, anche in questo caso, del Sud per sostenere il Sud: cosa che capitano: che capotano sempre quando c’è da fregare il Sud).
Qualcuno obietterà: anche in Sardegna il sistema creditizio del centro Nord Italia si è preso il sistema creditizio. Vero: infatti il Banco di Sardegna fa capo al gruppo BPER Banca: e il gruppo BPER Banca, già conosciuta in passato come Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, è una banca nazionale italiana con sede a Modena.
Ma siccome, a differenza dei governanti siciliani che – anche nei rapporti con le banche – si occupano solo del proprio ‘particulare’ – i governanti sardi pretendono e ottengono che la Banca di Sardegna sostenga la Sardegna: e infatti la Banca di Sardegna sta aiutando i lavoratori del Porto Canale in difficoltà.
Mentre in Sicilia le banche nordiste raccolgono il risparmio dei siciliani per impiegarlo altrove e vessano i cittadini siciliani che non riescono a pagare…
Non solo. Adesso le banche stanno anche riducendo il personale perché debbono ‘risparmiare’: fenomeno, neanche a dirlo, più accentuato al Sud che nel Centro Nord.
Insomma: nel Sud anche banche (del Centro Nord) interessa che i cittadini versino i risparmi. Sui servizi da offrire agli stessi cittadini del Sud (e quindi anche dei posti di lavoro da creare nelle banche che operano nel Sud) non sono molto interessati…
In Sicilia le banche ‘nordiste’ larcheggiano’ in credito solo con le pubbliche amministrazioni (vedere, a titolo di esempio, l’indebitamento di oltre 8 miliardi di euro con la Regione siciliana e l’indebitamento con il sistema bancario dei Comuni siciliani, a cominciare dai ‘buchi’ dei Comuni di Palermo e di Catania). E il motivo c’è: sanno che, comunque, si potranno rivalere sulle tasse pagate dai cittadini (anche se non è più sempre così, perché in alcuni Comuni dell’Isola considerati a ‘rischio’ perché impoveriti le banche si vanno piano piano chiamando fuori).
QUI L’ARTICOLO DI SARDINIAPOST
Foto tratta da ilprimatonazionale
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