Purtroppo non ci sono molte alternative. La globalizzazione dell’economia – facendo arrivare in Sicilia e in quasi tutta l’Italia prodotti agricoli a prezzi stracciati – sta distruggendo la nostra agricoltura. Possiamo provare ad opporci dal basso, acquistando frutta estiva (ma anche ortaggi e altro) dai piccoli negozi artigianali o dalle aziende agricole. Non ci sono altre strade
Un lettore di Agrigento scrive:
“Egregio direttore, possibile che, otto volte su dieci, acquisto frutta estiva che non ha sapore? Le scrivo perché, leggendo I Nuovi Vespri, so che seguite i temi legati all’agricoltura. Una volta tutte le susine rapparine erano buone. Quando abitavo a Palermo, una ventina di anni fa, erano quasi tutte buone. Ora mi dicono che anche a Palermo ci sono problemi. Le rapparine nere non hanno proprio sapore: non le acquisto più. Ogni tanto – ma ogni tanto – quelle gialle funzionano. Anche con le angurie: una volta era difficile trovarne una senza sapore. Oggi è il contrario: trovare un’anguria buona è come prendere un terno al lotto. I rivenditori dicono: ‘La prenda, arriva da Marsala’. L’acquisto e poi a casa, quando la apro, debbo sforzarmi per trovarci un po’ di dolcezza. E non le dico il sapore delle angurie piccole: ma chi le ha inventate? E la stessa cosa con le albicocche: anche queste ormai non le acquisto più: sono ‘lavate’, non so se rendo l’idea: la dolcezza delle albicocche di un tempo ormai è un ricordo. Che di deve fare per mangiare frutta estiva buona?”.
Bella domanda! Sulle angurie abbiamo scritto due anni fa: ormai sono la nostra disperazione. Lo ricordiamo ancora: primi giorni di maggio 2017: un’invasione di angurie nei Centri commerciali di Palermo e dintorni. Secondo noi arrivavano dall’Egitto. Il sapore? Meglio non parlarne! Anche le angurie piccole: beh, nemmeno noi sappiamo chi le ha inventate. Le abbiamo assaggiate due volte: e non ci abbiamo più provato.
Che si deve fare per mangiare frutta estiva buona?, chiede il nostro lettore di Agrigento. Il consiglio che diamo è sempre lo stesso: acquistate la frutta presso le aziende agricole di fiducia o, al limite, presso i piccoli negozi artigianali di fiducia. Ma debbono essere di fiducia: dovete avere la certezza che vi stanno vendendo frutta estiva coltivata in Sicilia o nel Sud.
Ebbene, questa certezza non ve la possono dare i Grandi e medi Centri commerciali: perché i Centri commerciali acquistano i prodotti che costano meno: e la frutta estiva siciliana e, in generale, del Sud Italia costa molto di più. Ricordatevi che i Grandi Centri commerciali esistono perché debbono colonizzare le nostre tavole con prodotti esteri, strozzando i nostri agricoltori e i piccoli negozi artigianali.
In questo scenario, coltivare le susine rapparine in Sicilia, nel rispetto delle regole agronomiche, è diventato un lusso. Perché gli agricoltori che le coltivano debbono poi confrontarsi con susine rapparine prodotte chissà come e che arrivano da chissà dove che costano un quarto di quelle siciliane. E lo stesso discorso vale per altra frutta estiva, dalle albicocche alle angurie, per citare due esempi.
Molti agricoltori siciliani e meridionali si sono stancati di produrre non solo frutta estiva, ma un po’ di tutto. Perché ciò che coltivano gli viene pagato una miseria. Così molti di loro coltivano quel che basta per le proprie famiglie. Risultato: nei Centri commerciali – ma anche nel commercio ambulante e persino nei piccoli negozi artigianali – si trovano prodotti scadenti, non siciliani, che arrivano dal Nord Africa e dall’Asia, Cina in testa.
Noi, per esempio, quest’anno, dopo aver saputo che la Francia ha vietato l’importazione di ciliege – perché ormai le ciliege vengono ‘imbevute’ di dimetoato – abbiamo mangiato le ciliege solo quando abbiamo avuto la certezza che erano coltivate in Sicilia, in Puglia e in Campania.
Insomma, anche con le ciliegie, ormai, bisogna stare molto attenti.
Cosa possiamo fare per frenare gli effetti di questa disastrosa globalizzazione dell’economia? Qualcosa la possiamo fare.
Per l’olio extra vergine di oliva – chi legge I Nuovi Vespri lo sa – consigliamo di acquistare il prodotto o presso le aziende agricole siciliane di fiducia, o presso i frantoi di fiducia. Attenzione alla fiducia: perché con l’olio d’oliva tunisino a 1 euro-2 euro al litro-Kg dobbiamo mettere nel conto i furbi che acquistano olio d’oliva tunisino e poi…
Insomma; ci siamo capiti. E poiché in Sicilia non mancano gli acquirenti di olio d’oliva tunisino, meglio tenere gli occhi bene aperti. E, quando ci rechiamo nei frantoi, dobbiamo avere la certezza – che è legata solo alla fiducia – che ci stiano vendendo olio d’oliva extra vergine siciliano (questo vale per la Sicilia: ma lo stesso discorso vale per la Calabria, per la Puglia e, in generale, per tutto il Sud: del Centro Nord che vuole l’Autonomia differenziata, con rispetto parlando, non ce ne può fregare di meno).
Lo stesso metodo va applicato per la frutta estiva. Acquistiamola solo presso i piccoli negozi artigianali di fiducia. I titolari sanno benissimo dove hanno acquistato la frutta estiva che vi vendono: se vi dicono che è locale e poi la frutta estiva che vi hanno venduto non ha sapore, ebbene, cambiate subito negozio.
In ogni caso, la frutta, quando la si acquista, la si può sempre assaggiare: se vi dicono che non si può assaggiare, ebbene, non la acquistate!
Ma, a parte i negozi artigianali – che vanno valorizzati per la frutta, per gli ortaggi e per la verdura – provate a cercare e a trovare le aziende agricole: se abitate nei piccoli e medi centri non dovrebbe essere difficile. Provate ad acquistare i prodotti direttamente da queste aziende: è un modo per sostenere la nostra agricoltura.
Anche nelle grandi città esistono i giardini e gli orti periurbani: cercateli e metteteli alla prova.
Ci sono, poi, i mercati contadini: ma anche lì, andate con i piedi di piombo: e, soprattutto, assaggiate sia la frutta, sia gli ortaggi. Se il sapore non vi convince non acquistate nulla.
Foto tratta da nuovosud
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