Palermo, finalmente ha chiuso la discarica di Bellolampo in ‘emergenza’ dal 1986/ MATTINALE 349

26 luglio 2019

Come avviene già da qualche tempo in altre Regioni italiane – Lazio, Campania, Puglia e Calabria – una parte consistente dei rifiuti della nostra Isola (a cominciare da quelli di Palermo) verrà portata fuori dall’Italia. Chi dice che i costi aumenteranno sbaglia: i costi diminuiranno e si ridurrà l’inquinamento

La discarica storica di Palermo – Bellolampo (o Hollywood, come venne battezzata ironicamente alcuni anni fa) – ha chiuso. Era ora. Chi nel 1986 faceva il giornalista (è il caso di chi scrive) ricorderà la visita dell’allora Ministro dell’Ambiente, Valerio Zanone, invitato nel capoluogo siciliano dai Verdi che, per la prima volta avevano messo piede nel Consiglio comunale di Palermo. Allora la discarica era già considerata pericolosa. Ma gli amministratori comunali che si sono succeduto nel tempo, da allora ad oggi, hanno continuato ad andare avanti con Bellolampo.

Al solito, l’informazione su quanto avvenuto negli ultimi mesi a Bellolampo lascia un po’ a desiderare. Ci sarebbero i “ritardi” nella realizzazione della settima vasca. E la responsabilità è stata scaricata sulla Regione. In realtà, la storia è un po’ diversa.

La discarica di Bellolampo – cominciamo da qui – non è di proprietà del Comune di Palermo, che l’ha solo gestita (male). E’ di proprietà della Regione siciliana.

Questa discarica ha già prodotto danni enormi all’ambiente: all’ambiente circostante, ad alcuni quartieri della città e anche in qualche tratto di mare, se è vero che il percolato è finito dalle parti della costa dell’Acquasanta.

La settima vasca sarebbe stata una follia. Non a caso sono state imposte delle verifiche. A noi risulta che sia stata chiamata in causa l’università di Palermo, che dovrebbe avere effettuato una perizia sulla fattibilità della settima vasca di Bellolampo. Non sappiamo come sia finita questa storia. Ma il fatto che la settima vasca non è stata ancora realizzata ci dice che potrebbero essere stati segnalati dei problemi.

Qualcuno ha già segnalato che ci sarà un aggravio di costi per i cittadini di Palermo. Lo dobbiamo smentire. I palermitani pagano già una TARI (Tassa per l’immondizia) che va oltre 120 milioni di euro. Questa cifra è più che sufficiente per trasportare i rifiuti fuori dall’Italia.

Bellolampo è sempre stata una fonte di sprechi. la sua chiusura, al contrario di quello che ci vogliono fare credere, comporterà notevoli risparmi.

Gli sprechi nella gestione di Bellolampo sono stati denunciato lo scorso anno da Nadia Spallitta. E riguardano, in particolar modo, la cosiddetta ‘esternalizzazione’ dei servizi, fonte di incredibili clientele!

Con la chiusura della discarica di Bellolampo finisce anche la ‘comodità’ per alcuni Comuni del Palermitano di usare la discarica di Bellolampo per scaricare i propri rifiuti.

Questo è un capitolo rimasto in buona parte oscuro. La discarica di Bellolampo è sempre stata un disastro sotto tutti i punti di vista. E’ stata presentata ai palermitani come una discarica pubblica, ‘di sinistra’: in realtà, di fatto, è costata ai palermitani molto di più di una discarica privata! La TARI salatissima che si paga a Palermo lo testimonia.

I palermitani non hanno mai pagato la TARI per avere in cambio un efficiente servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, tant’è vero che, la città – soprattutto da quando esiste la ‘presunta’ raccolta differenziata dei rifiuti – è sporchissima.

I cittadini di Palermo hanno pagato la TARI per tenere in piedi un’azienda inefficiente con quasi 2 mila dipendenti e le già citate, discutibili ‘esternalizzazioni’ di servizi.

Contrariamente a quello che cercheranno di far credere ai palermitani, la TARI, con la chiusura della discarica di Bellolampo, dovrebbe ridursi, non aumentare! Vediamo di illustrare il perché.

Per la cronaca, va detto che il procedimento per trasportare fuori dalla Sicilia (in realtà, fuori dall’Italia) è piuttosto semplice: i rifiuti vanno essiccati, trasformati in balle poi avvolte nel cellofan e imbarcati sulle navi.

Se a Palermo la raccolta differenziata dei rifiuti funzionasse il procedimento sarebbe semplicissimo e i costi molto bassi. Ma il Comune di Palermo, amministrato da personaggi inadeguati e inefficienti, sta provando a fare credere che i problemi della città dipendono solo dall’inciviltà dei cittadini che lasciano i rifiuti per strada.

Il problema esiste e riguarda in parte i palermitani e, in parte, abitanti di altri Comuni del circondario che scaricano i rifiuti a Palermo. Ma questo succede perché a Palermo la raccolta differenziata è fallimentare.

Ci sono zone della città dove la raccolta differenziata non è ancora prevista, ma dove i cassonetti sono stati ritirati lo stesso. Così i cittadini, non sapendo che fare, gettano l’immondizia per strada.

La gestione dei rifiuti, a Palermo, è stata ed è confusa. E nel marasma non manca chi ci specula. Le denunce dell’ex comandante dei Vigili urbani del capoluogo siciliano, Gabriele Marchese, vanno esaminate attentamente. Leggiamo, di seguito, una dichiarazione di Marchese all’ANSA:

“I miei uomini hanno controllato da sempre il corretto conferimento dei rifiuti. Non solo, ma gli agenti della Polizia municipale hanno controllato anche lo svolgimento del lavoro degli operai della Rap… Sono stati seguiti gli autocompattori ed è stato accertato e verificato che alcuni cassonetti vengono lasciati pieni. Forse perché così si formano le discariche che vengono ripulite con costi maggiori e in regime di straordinario? Sono tante le cose che abbiamo notato in questi mesi. I fondi per lo straordinario della Rap si trovano, ma per gli agenti della polizia municipale mai”.

Noi, ad esempio, ci siamo chiesti il perché, per quasi un anno, in alcune vie di Palermo è stato consentito ai cittadini di ammucchiare i rifiuti per strada per giorni e giorni, affidando il servizio di smaltimento degli stessi rifiuti ad un trattore che si presentava, in media, una volta ogni settimana.

Ribadiamo – uno di questi casi l’abbiamo notato in via Serradifalco – per sei-sette giorni l’immondizia veniva abbandonata per le strade. Indescrivibile il cattivo odore e la presenza di topi e scarafaggi (all’alba arrivavano i gabbiani).

Oggi il fenomeno è contenuto, ma non è stato eliminato.

Con il trasporto dei rifiuti fuori dall’Italia si potrebbe anche fare a meno di trattare i rifiuti a Bellolampo: potrebbe essere individuata una piattaforma in città. Qualcuno penserà che questo potrebbe essere fonte di inquinamento. Invece è l’esatto contrario.

Oggi i mezzi che trasportano l’immondizia vanno e vengono da Bellolampo. Nessuno si è mai curato di appurare (come avviene nei Paesi civili) se le ruote di questi mezzi gommati, quando escono dalla discarica di Bellolampo, vengono lavate!

Concludendo, con il trasporto dei rifiuti fuori dall’Italia Palermo sarà meno inquinata e si risparmieranno un sacco di soldi. Se il Comune chiederà altri soldi ai cittadini lo farà perché è senza soldi e perché – ad esempio – non ha i soldi per pagare decentemente i dipendenti di alcune società comunali (per esempio i dipendenti della RESET).

La verità è che l’attuale amministrazione comunale di Leoluca Orlando ha fatto ormai il proprio tempo. Il fallimento della raccolta differenziata a Palermo è il frutto di una gestione del Comune che dilapida quasi tutto il bilancio per pagare un numero impressionante di dipendenti (circa 20 mila tra uffici comunali e aziende comunali).

Se il Movimento 5 stelle avesse sviluppato un’azione di seria opposizione alla giunta Orlando (ci riferiamo al Consiglio comunale e in Assemblea regionale siciliana), a quest’ora l’attuale sindaco sarebbe a casa. Purtroppo i grillini scontano contraddizioni, inesperienza (e anche accordi strani…).

A Palermo hanno avallato l’eliminazione della vecchia guardia del Movimento (probabilmente in accordo con un ‘pezzo’ del centrosinistra cittadino). I risultati del fallimento dei grillini a Palermo, oggi, sono sotto gli occhi di tutti. Le espulsioni – molto tardive – di queste ore di due consiglieri comunali sono la testimonianza di errori, gravissimi, commessi nella gestione politica di qualche anno fa…

 

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