“Pasta fatta con grano rigorosamente italiano”. E il grano che arriva con le navi che fine fa?/ MATTINALE 346

23 luglio 2019

Ma la pasta prodotta con grano duro del Sud Italia non dovrebbe costare un po’ di più del prezzo attuale? La pasta “perfetta” – l’ha detto lo scorso anno Paolo Barilla – dovrebbe costare un po’ di più. Invece va in scena una ‘stranezza’: la pasta industriale italiana è fatta “rigorosamente con grano italiano”, mentre chi produce il vero grano duro italiano, cioè gli agricoltori del Sud Italia, sono in crisi. Il tutto mentre continua ad arrivare grano estero – anche canadese – con le navi. Guarda un po’ che combinazione…  

Abbiamo deciso di scrivere questo articolo dopo aver visto in tv, per l’ennesima volta, l’ennesima pubblicità che presenta ‘fumanti’ piatti di pasta con pasta “fatta con grano rigorosamente italiano”. La pasta, fino a prova contraria, si produce con il grano duro. E il grano duro, fino a prova contraria, si coltiva nel Sud Italia. Ma nel Sud Italia il grano duro è in crisi perché il prezzo è basso e perché l’attuale Governo nazionale, quando ci sono di mezzo gli interessi dell’agricoltura del Sud, ‘babbia’.

Mario Pagliaro, ricercatore del Cnr, appassionato di climatologia, dice che il prezzo del grano duro salirà perché il cattivo tempo ha distrutto le coltivazioni di grano di mezzo mondo: di conseguenza l’offerta si è ridotta e il prezzo dovrebbe schizzare all’insù (QUI L’ARTICOLO CON LE DICHIARAZIONI DI MARIO PAGLIARO).

Ragionamento ineccepibile. Anche se va detto che, quando ci sono di mezzo gli interessi del Sud – e segnatamente degli agricoltori del Sud italia – anche le regole basiliari dell’economia sono capaci di ‘auto-riscriversi’… Come sta avvenendo con l’olio extra vergine di oliva italiano!

Ironia a parte, il prezzo del grano duro è andato un po’ su, ma – mettiamola così – senza esagerazioni.

Ma il tema, oggi, non è questo: oggi il tema che vogliamo affrontare è un altro. E si riassume in due semplici domande.

Prima domanda: se – come ci dice la pubblicità – la pasta industriale italiana è fatta con “grano rigorosamente italiano”, che fine fa tutto il grano duro estero che arriva in Italia con le navi? Abbiamo o no il diritto di porre questa domanda alle nostre ‘autorità’?

Seconda domanda: finalmente in Italia si sta cominciando a produrre la “pasta perfetta”, per dirla con Paolo Barilla, presidente dell’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane e vicepresidente dell’omonimo gruppo? Questa seconda domanda prende spunto da una dichiarazione rilasciata da paolo Barilla lo scorso anno:

“Se noi dovessimo fare un prototipo di pasta perfetta, in una zona del mondo non contaminata, senza bisogno di chimica, probabilmente quel piatto di pasta invece di 20 centesimi costerebbe due euro” (QUI IL NOSTRO ARTICOLO SULLE DICHIARAZIONI DI PAOLO BARILLA).

Non è un po’ basso il prezzo della pasta industriale, per essere pasta fatta “con grano rigorosamente italiano”?

Il Sud Italia è una zona vocata per la produzione del grano duro: è, per la precisione, la zona d’elezione di questa coltura: nel Sud Italia il grano duro matura naturalmente, con il sole, senza bisogno di glifosato e non presenta micotossine.

Eppure, pur producendo un grano duro di ottima qualità, gli agricoltori del Sud Italia che coltivano grano duro sono alla fame. Ma come: la pasta industriale italiana raccontata dalla pubblicità è fatta da “grano rigorosamente italiano” e le zone dove d’elezione si produce il vero grano duro sono in crisi? Com’è possibile tutto questo?

Quando, nell’ottobre dello scorso anno, dopo aver scoperto che la Sicilia era diventata la ‘mecca’ dell’olio d’oliva tunisino, ci hanno detto di stare tranquilli, perché l’olio d’oliva tunisino importato in grandi quantitativi in Sicilia non finisce sulle tavole dei siciliani e degli italiani, ma viene esportato negli Stati Uniti d’America e in Asia… (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Poi, però, abbiamo appurato che la produzione di olive da olio, in tutta l’Italia, nel 2018, aveva subito un tracollo a causa delle avverse condizioni climatiche: perdite del 50 e del 60%.

Di conseguenza – così insegna l’economia – il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine italiano, che per il 90% si produce nel Sud, avrebbe dovuto schizzare all’insù. E’ stato così? A ‘bocca di frantoio’ (cioè nei luoghi dove le olive vengono molite) in parte sì: prezzo minimo 8 euro al litro-kg, prezzo massimo 12 euro al litro-kg.

Ma nei centri commerciali – ma guarda un po’ che ‘magica’ combinazione! – l’olio d’oliva “extra vergine italiano” si vende a 6 euro al litro, a 5 euro al litro, a 4 euro al litro e – con le ‘offerte speciali’ – anche a 3 euro al litro!

Pensate un po’ che cosa strana: i centri commerciali che vendono olio d’oliva “extra vergine italiano” sottocosto, se è vero che produrre – ordinariamente e senza maltempo – un litro d’olio d’oliva extra vergine, in Italia, costa non meno di 8 euro!

Ora, al ‘mistero’ dell’olio d’oliva “extra vergine” italiano a 4 euro a bottiglia si somma la ‘magia’ della pasta industriale italiana prodotta con grano duro “rigorosamente italiano” mentre i produttori di grano duro del Sud Italia sono alla fame, costretti a vendere il grano duro a 20-22 euro al quintale (forse qualcosa in più nelle ultime settimane, ma non in tutto il Sud).

Insomma, la pasta industriale italiana è “fatta con grano rigorosamente italiano”, ma non si sa dove va a finire il grano duro – anche canadese! – che arriva in Italia con le navi!

La pasta industriale italiana è “fatta con grano rigorosamente italiano”,, ma chi produce il vero grano duro – quello senza glifosato e senza micotossine DON – fa la fame.

Chi chiediamo e chiediamo: ma quanto deve durare ancora questa presa in giro? Così si trattano i consumatori?

Ma i nostri governanti – con in testa il Ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, pensa veramente che qui al Sud siamo tutti cretini e lui e i suoi amici leghisti sono gli unici intelligenti?

Ma quando partirà una seria campagna di controlli sul grano che arriva con le navi in Italia sui derivati del grano duro, pasta in testa?

Oggi esistono le analisi sul DNA: se un grano duro è “rigorosamente italiano” – e noi ce lo auguriamo – saperlo e farlo sapere ai cittadini-consumatori è cosa semplicissima.

E la stessa cosa vale per l’olio d’oliva “extra vergine italiano”, per la passata di pomodoro “italiana” e via continuando.

Foto tratta da meteoweb.eu 

 

 

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