Zamparini, il Presidente che non ha mai vinto niente

8 dicembre 2015

Alla fine del suo lungo giro nell’avventura calcistica di Palermo, Maurizio Zamparini verrà ricordato nelle  pagine gialle della città alla voce “Acquisto e vendita di calciatori”…

Dico subito che la  mia  idea di  patron del calcio è assai diversa da quella che incarna il Nostro ed ha radici assai lontane. Narra  infatti la leggenda che una mattina di un tempo che fu, il senatore Giovanni Agnelli senior, patron della Juventus Football club, salì sull’ammiraglia  della Fiat e si  fece portare in un campetto di calcio un po’ fuori  mano. Era una limpidissima  giornata, di quelle che solo a Torino si possono ammirare se l’inverno concede  una  tregua. A nord si stagliava nettissimo il Monviso innevato, più  giù la Collina di Superga, ancora innocente, con la sua  Basilica.

Il senatore scese dall’auto e  si sistemò in uno dei primi gradini della piccola  tribuna del campo. Sul prato c’era soltanto un ragazzotto, magro, scuro, dinoccolato, con i capelli impomatati che palleggiava con assoluta padronanza e in bello stile. Ad un  segnale stabilito il ragazzo si piazzò vicino alla bandierina del corner e iniziò a  tirare un calcio d’angolo dietro l’altro in direzione della  porta  vuota. Tutti i palloni si insaccarono, alcuni sotto la traversa a  destra, altri sotto la traversa a sinistra, e  tutti ben angolati.

Quel ragazzotto era Raimundo (Mumo) Orsi, l’oriundo  argentino che fu ala sinistra nella Juventus  dei cinque scudetti di fila, nonché campione del mondo  con la  nazionale italiana di calcio nel 1934.

Ecco che cosa incarnava il Senatore  Agnelli: amore per il calcio e la sua   bellezza, competenza e riserbo, quel  riserbo  che  un  giorno lo aveva portato a  dire che nei giornali ci si deve finire solo da morti.

Un uomo ricco è degno di stima e di considerazione se la sua ricchezza è frutto di intelligenza, onesto lavoro e tenacia. Stima e considerazione e nulla più. Infatti, un uomo ricco a cos’altro può aspirare nella vita se la sua vicenda  umana è consacrata esclusivamente all’arricchimento materiale e la sua unica  occupazione, anche se diversificata in tante e tante attività, può ricondursi soltanto ad un unico obbiettivo, quello di fare soldi?

Quando un uomo siffatto  esce di scena  la  cosa può interessare soltanto poche persone.  Per la società largamente intesa  non è una perdita, perché  nulla ha fatto per essa, nulla per sollecitare gratitudine e rimpianto. Quando si è detto che se ne è  andato si è detto tutto e nel suo caso vale  il detto  di Proust: il denaro è soltanto lo  zero che moltiplica il valore delle cose.

Io non mi permetto di giudicare l’operato di Zamparini come Presidente del  Palermo calcio: non mi interessa entrare nel dibattito che, con il peggiorare della situazione della squadra, si va facendo sempre più acceso. Non mi interessa se è venuto a Palermo per far soldi, se ha usato  la  squadra come un grimaldello o come un emolliente per sciogliere tutti i nodi  che ostacolavano la sua attività  commerciale  a  Palermo; se  ne capisce di calcio o compra i giocatori a peso,  né  se  ha  un super io con il quale dover fare i  conti oppure no, né mi interessa capire perché, pur avendo nel primo anno di serie A una squadra competitiva, capace di arrivare  sesta, l’ha smantellata, dando la stura ad una girandola di quasi 500 giocatori tra acquisti e cessioni e di oltre 40 allenatori, quando sarebbe stato più logico rinforzare gradualmente quella squadra.

Né infine, se ha fatto promesse sapendo di  non volerle mantenere. Niente di tutto questo. Io mi permetto di riflettere sul   suo  operato  sotto  un profilo, mi  si  passi  il termine, inusuale nell’Italia pedatoria,  morale.

L’ho  detto  all’inizio. Un  uomo  che   vive  dentro  il  mondo del calcio da più di trent’anni e non ha mai vinto niente è un  uomo che non ha voluto costruire niente  per vincere o almeno tentare, niente per essere ricordato e tutto quello che ha fatto lo ha fatto per altri scopi. Nessuna  tensione personale, nessuna nobile ambizione hanno guidato le sue azioni. Ha avuto in mano le chiavi del cuore della  città di Palermo e le ha buttate nel pozzo. Poteva lasciare una calda “eredità d’affetti” e invece ha preferito finire  nelle  pagine gialle della città alla voce “Acquisto e vendita di calciatori”.

Complimenti, Presidente!

 

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