Come I Nuovi Vespri hanno più volte sottolineato lo scorso marzo, l’accordo sul latte di pecora tra l’attuale Governo nazionale e i pastori sardi era farlocco. E infatti in un’intervista a L’Unione Sarda.it il leader storico dei pastori della Sardegna, Felice Floris, annuncia battaglia subito dopo le elezioni europee
Come questo blog ha scritto e riscritto in tempi non sospetti – per la precisione lo scorso 9 marzo (QUI IL NOSTRO ARTICOLO IN CUI CRITICHIAMO L’ACCORDO TRA PASTORI E GOVERNO NAZIONALE GIALLO-VERDE) – i pastori sardi hanno sbagliato a siglare l’accordo sul latte di pecora con il Governo nazionale. E’ stato un errore gravissimo considerare credibili le promesse dell’accoppiata Matteo Salvini- Gian Marco Centinaio. Il leader della Lega e il Ministro leghista delle Politiche agricole sono, per l’appunto, leghisti: e quindi difensori degli industriali del Centro Nord Italia, non certo degli agricoltori e dei pastori del Sud!
Per fortuna, di questo errore, cominciano a prendere coscienza anche i protagonisti degli allevamenti di pecore della Sardegna: Felice Floris, 65 anni, originario di Desulo, residente a Siliqua, leader del Movimento Pastori Sardi, in un’intervista rilasciata a L’Unione Sarda.it lancia il ‘guanto di sfida’ al Governo nazionale e, in particolare, a Salvini, leader della lega e Ministro degli Interni.
Più determinato che mai, Floris lancia un preciso avvertimento alla Lega:
“Nel nuovo Decreto Sicurezza ci sono dei limiti al diritto di protestare. Salvini non s’illuda con questo di fermarci”.
La nostra impressione è che, questa volta, Salvini e la sua Lega toccheranno duro. Un conto è bloccare una nave in piena estate con i migranti spossati, altra e ben diversa cosa è prendere per i fondelli i pastori sardi, che non sono affatto, come si dice in Sicilia, “di mussu ruci“, cioè di muso dolce: al contrario, quando i sardi si mettono in testa una cosa, beh, è molto difficile continuare a prenderli in giro.
I termini del folle accordo li trovate negli articoli allegati. Qui li sintetizziamo al massimo: il prezzo del latte di capra fissato a 74 centesimi di euro al litro, più ipotetici soldi che dovrebbero andare ai pastori dopo la vendita del Pecorino romano: un formaggio che, in barba al nome che porta, di “romano” non ha proprio nulla, dal momento che quasi tutto il latte, in teoria, dovrebbe arrivare dalla Sardegna (e un po’ anche dalla Sicilia).
Invece, a due mesi dall’accordo, i pastori sardi non hanno visto nulla: gabbati dal Governo nazionale e, in particolare, dalla Lega.
Chiede l’autore dell’intervista: “Perché vi sentite traditi?”.
Risposta di Floris:
“Non la facciamo troppo lunga: tutta la politica ha colpa. L’UE ha messo noi pastori alla mercè del mercato globale. 22 anni fa ci ha tolto le ‘restituzioni’, rendendoci ancora più deboli. Bisogna ripristinare innanzitutto il sistema di compensazione. I costi di produzione sono alti ed il prezzo del latte è troppo basso. Bisogna ridiscutere tutto: filiera, qualità, iniziative di sostegno e rilancio del comparto”.
Floris racconta:
“A Decimomannu, nel mese di febbraio, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anche di fronte al sottoscritto, non ha tenuto gli impegni: il Governo ad oggi non ha infatti ritirato un chilo di formaggio. Poi la palla è passata a Salvini, che con la nostra vertenza non c’entrava nulla”.
La domanda sulla Lega arriva: “Cosa risponde a chi dice che vi siete fatti strumentalizzare da Salvini durante la campagna elettorale per le regionali?”, chiede il giornalista.
Risposta di Floris:
“I pastori sardi hanno fatto una grande lotta, con una solidarietà locale, nazionale ed internazionale, senza precedenti. Dire che ci siamo fatti strumentalizzare da Salvini è una barzelletta. I pastori hanno votato secondo la loro coscienza, non è assolutamente vero che la maggior parte ha votato Lega, io ad esempio non sono andato a votare, altri hanno votato Cinque Stelle, PD, Forza Italia, Autodeterminazione e altre formazioni politiche. Chi ha tirato dentro Salvini nella vertenza è stata la Coldiretti. Questo è un fatto e ci tengo a ribadirlo”.
Ma com’è possibile che, dove ci sono problemi spunta sempre la Coldiretti?
Il giornalista chiede se “in questi due mesi Salvini, il ministro Centinaio e tutti gli altri” si sono fatti sentire. La risposta è un secco “No”.
L’intervistatore ricorda che i pastori sardi sono stati ricevuti al Senato e alla Camera. “Qualcosa quindi si muove?”, chiede.
“Sì – risponde il leader dei pastori sardi – si sta iniziando a ragionare, andando al cuore dei problemi, ma è solo un discorso a livello embrionale. L’agricoltura è gestita da burocrati, sia a livello nazionale che europeo. L’Europa era nata sul carbone e l’alimentazione, ma soprattutto sulla solidarietà, e a noi ci hanno tolto qualsiasi forma di sostentamento”.
Floris respinge le accuse di assistenzialismo:
“Quando si parla di aiuto ai pastori si parla di assistenzialismo – dice – ma nessuno si scandalizzava in passato quando, ad esempio, si davano i soldi ai produttori di zucchero. La verità, ripeto, è che con questo mercato globale, senza regole e diritti, non ce la facciamo. Noi pastori abbiamo una funzione produttiva, ma anche culturale e sociale. Non dimentichiamolo”.
Immancabile il passaggio sul nuovo Governo regionale di Chistian Solinas, centrodestra: “Cosa vi aspettate dalla nuova “iunta regionale? Una soluzione in tempi brevi?”, chiede il giornalista.
Risposta di Floris:
“Quali tempi brevi? La politica ha tempi biblici e non ci illudiamo che questo cambi. Di sicuro chiederemo un incontro al presidente Solinas e anche al nuovo assessore all’Agricoltura Gabriella Murgia, che ha detto che deve studiare. Lo faccia molto in fretta. Abbiamo bisogno di gente preparata, gli studenti devono andare a scuola”.
L’assessore all’Agricoltura da rimandare a scuola è bella: potrebbe essere una soluzione buona per la Sicilia: chissà…
Insomma, i pastori sardi torneranno in piazza?
“Abbiamo già annunciato un’importante assemblea a Giba l’8 giugno dice Floris – non a caso dopo le Europee. In quell’assemblea assumeremo decisioni importanti”.
“Non butteremo più latte – aggiunge il leader dei pastori sardi – abbiamo già dato e ci siamo svenati. Ci saranno altre forme di protesta e a noi pastori la fantasia non manca”.
Anche in sardegna, come avviene in Sicilia quando si protesta, il potere si difende: “Diversi pastori sono stati denunciati e rischiano un processo. Cosa vi aspettate dalla magistratura?”, chiede a chiusura d’intervista la giornalista.
Rispota di Floris:
“Non ci aspettiamo nulla. La magistratura è stata molto dura con noi, da sempre. E comunque con i processi non si risolvono le cose, semmai s’inaspriscono. Inoltre, tornando alla politica, nel nuovo Decreto Sicurezza ci sono dei limiti al diritto di protestare. Salvini non s’illuda con questo di fermarci”.
E i pastori siciliani che faranno? Bella domanda…
QUI PER ESTESO L’INTERVISTA DI FELICE FLORIS A L’UNIONE SARDA
Siglato l’accordo sul latte di pecora: perché i pastori sardi stanno sbagliando/ MATTINALE 304
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