Lo “Statuto” siciliano: una TragiCommedia lunga 70 anni

14 maggio 2019

Un intervento un po’ dissacrante, ma tutto sommato una pietra nello stagnante lago del dibattito mancato sull’Autonomia siciliana. E’ “Tempo di Assemblea Costituente del Popolo Siciliano”, scrive l’autore. O di “nuove dipendenze e secolari miserie coloniali”. O di “nuovi saccheggi e nuove svendite”. A cominciare dagli aeroporti siciliani ormai all’asta così com’è avvenuto in Grecia… 

da Mario Di Mauro
di TerraeLiberAzione
riceviamo e pubblichiamo

La Carta dell’Autonomia vigilata (da ROMAfia e da Washington +GLADIO) è ormai solo cartapesta da impupare nel Carnevale della Sicilia italiana al Tempo del MUOStro e del Protettorato coloniale di Bruxelles. Un ciclo storico si è definitivamente chiuso. E’ il ciclo storico dell’ “Autonomia vigilata”. Un giro a vuoto lungo oltre 70 anni.

Sia chiaro: lo Statuto del 1946, col suo fondamentale Art.1, sancisce già il non riconoscimento del Popolo Siciliano come soggetto storico. Basta leggerlo.

Non è stata una vita facile la sua. Lo Statuto della Sicilia italiana (che non menziona del tutto il Popolo Siciliano) nasce sulle macerie della seconda Guerra Mondiale, come pompiere della sacrosanta Rivolta per l’Indipendenza. Insomma, nasce tecnicamente “reazionario” (e in mala fede), supera l’infanzia (la buona prima Legislatura del suo “Parlamento più antico del Mondo”). Poi cominciano i problemi: i congelamenti e gli espianti di Organi e funzioni nell’assenza di Forza Mentale che lo tutelasse, per quel poco che valeva.

La sua Regione “speciale” fu una Sfinge: per metà Stato per metà Provincia. Sviluppista e Riparazionista. A legislazione esclusiva, usata spesso per farsi male; e concorrenziale, usata di regola per “ricattare” ROMAfia Capitale.

La Regione della borghesia coloniale della Sicilia italiana è stata una Macchina formidabile di controllo e coesione sociale, sebbene priva di autentica “forza mentale” nella società isolana. In effetti, Palermo è lontana…e i treni veloci non si devono fare. La città di Palermo è la Regione. Punto.

La “costituzione formale” cedeva ben presto alla “costituzione reale”, che è quella del “compromesso moderato” con ROMAfia Capitale: consenso sociale (ed elettorale) in cambio di riciclaggio clientelare di spesa pubblica, sostenuto però, in larga misura, dal gettito contributivo siciliano e dalle rimesse dei nostri emigrati in Padania e Germania, in Belgio e in Svizzera. Il proletariato esterno – con i suoi sacrifici operai – ha salvato la Sicilia, non “Mamma Regione” che dilapidava e riciclava, costruendo un blocco sociale parassitario, che è l’unica sua eredità.

Nessuno degli attuali soggetti istituzionali – anche volendolo – possiede alcun “titolo storico” per produrre qualsivoglia autentica riforma dello Statuto e della Relazione tra la Realtà-Sicilia e lo Stato italiano. Noi indichiamo una soluzione neo-indipendentista razionale, che può passare semplicemente dall’ABROGAZIONE SECCA e/o RIFORMA RADICALE dell’Art.1 – Il resto verrà da sé. E’ Tempo storico di Assemblea Costituente del Popolo Siciliano. Lo sosteniamo dal 1984. Pani, Pacenzia e Tempu!.

Lo Statuto nasceva, sulle macerie della seconda Guerra Mondiale e come pompiere della sacrosanta Rivolta per l’Indipendenza, il 15 Maggio 1946 (Regio Decreto Lgt. N°455). E’ spirato del tutto, insieme al suo ultimo organo vitale funzionante, il Consiglio di Giustizia Amministrativa CGA) – alla vigilia del 70°- il 6 Maggio 2016.

Il CGA si suicida depositando la sua stessa Sentenza definitiva sulla più complessa questione che abbia mai affrontato fin dal suo primo insediamento: IL MUOS FA BENE ALLA SALUTE. LO DISSERO DA WASHINGTON, LO SOTTOSCRISSERO A ROMA. Questa STORICA SENTENZA SUICIDA è stata scritta – de facto – dalla sezione “United States European Command Office of Defense Cooperation” dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma. I dati pare siano stati prodotti dal mitico “Space and Naval Warfare System Center”. E’ un tragicomico copia&incolla, che seppellisce col CGA anche lo Statuto del 1946, quel poco che ne rimaneva in vigenza. Mai rilevato niente del genere, neanche in Uganda. Quanto a ROMAfia Capitale…

Col suicidio definitivo del Consiglio di Giustizia Amministrativa – la sopravvissuta Fortezza Bastiani, l’ultimo baluardo dell’Autonomia Siciliana Vigilata (da Roma e Washington) – seppelliamo anche lo Statuto neocoloniale “con concessioni” che l’aveva istituito – in buona compagnia: Alta Corte, Tesoreria…- come ORGANO COSTITUZIONALE: era il Consiglio di Stato nella Sicilia italiana. E’ vittima di un sofisticato “bombardamento chirurgico”, che non sorprende nessuna persona colta e appena attenta e arrusbigghjiata.

Nella sua qualità di Segretario di Stato, Hillary Clinton, una dozzina di anni fa, fu chiara a Pekino: in Sicily niente Hub aeroportuale sulla Via della Seta. “Nella nostra Region 1 ci facciamo il MUOS!”.

All’A.M.G.O.T. ci pensa ROMAfia, che la sostenne e tirò un sospiro di sollievo: per le Riserve sicilindiane, paesane e metropolitane – dissanguate dalla Coercive Engineered Migration – avrebbe significato una Ri-Evoluzione economica e antropologica, l’accesso diretto al Mondo civile per far decollare il sistema-Sicilia: una grande opportunità se non altro! E la necessità di imparare un paio di lingue, finalmente non per emigrare, che sarebbe ora.

La Sicilia italienata è la migliore “carta geopolitica” che ROMAfia Capitale può giocare nel caos delle proprie velleità che evocano l’atlantismo mediterraneo, in forma parodistica, dalle memorie della Sinistra democristiana al tempo “miracoloso” del boom tosco-padano, alimentato dalla pianificata COERCIVE ENGINEERED MIGRATION siciliana e meridionale.

La maschera dell’Autonomia e del suo Statuto cade su un tema grande: non ci sono più alibi. “La Sicilia è peggio di Portorico!”. Il movimento TerraeLiberAzione, fin dal 1984 non ha sofferto di “allucinazioni”: per noi, nella Regione che vanta il record n-europeo anche nel consumo di psicofarmaci, è comunque una buona notizia! L’attuale impalcatura formale delle istituzioni coloniali che governano e amministrano la Sicilia italienata è sostanzialmente una allucinazione collettiva. Liberi di crederci. Liberi anche di drogarvi. Liberi di spacciare illusioni n-europee, tricolorate e anche sicilianiste confuse!

I FRUTTI MARCI dello Statuto abortito fin dal 1957 producono anche i SEMI AVVELENATI di un sicilianismo marginale, caotico e privo di Avvenire nel Secolo XXI.

Che lo si comprenda o meno è Tempo di Assemblea Costituente del Popolo Siciliano. O di nuove dipendenze e secolari miserie coloniali, nuovi saccheggi e nuove svendite: ora – nell’epoca del volo aereo – tocca ai nostri Aeroporti messi “autonomisticamente” all’asta global… Benvenuti nell’Isola senza Cielo!

 

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