Nel giorno della ‘Festa della mamma’, una madre scrive ai suoi figli lontani e a sua madre

12 maggio 2019

I miei figli lontani come lo è mia madre a modo suo non scalfiscono il grande privilegio di essere figlia e madre. È amore che non conosce distanze, come l’amore per la mia terra, la madre che mi ha generata, che mi nutre del suo respiro che è il mio stesso respiro…

di Adriana Vitale

“Spiegate le ali e volate”, adesso i miei ragazzi sono in volo verso mete lontane. Se da un lato provo orgoglio per la loro capacità di staccarsi da ciò che rappresenta sicurezza e comodità, dall’altro lato la nostalgia struggente della quotidianità spezzata, il loro vociare, la loro assenza che è più rumorosa della loro presenza, la consapevolezza che da madre mi resta veramente poco da fare, se non continuare ad amarli, ad ascoltarli, ad aspettarli a braccia aperte, a sperare che i loro sogni si realizzano, a non smettere di preoccuparmi, in fondo la vera vittoria di una madre è non essere più necessaria.

Quando li ho avuti in braccio per la prima volta ho realizzato il vero significato della parola “Per sempre”. Non vi scriverò mi mancate, sarebbe troppo scontato; non vi scriverò che mi sento sola, sarebbe egoistico da parte mia; preferisco scrivere ancora una volta:

“Ali per volare e radici per tornare” e ogni volta che partite, ricordarvi di: “Purtativi picca cosi, ma un vi scurdati nenti”.

Volate sempre più in alto, io sarò dietro di voi e mai davanti per gioire del vostro gioire. Vi ho cresciuti a pane e libertà di pensiero, vi ho cresciuti con il senso civico che avete abbracciato a piene mani e di questo non posso che esserne fiera. Andate avanti con onestà e rispetto per le persone e per le cose, questo è quello che conta nella vita. Fate tesoro della mia esperienza e non svendete mai la vostra libertà.

Sono io che oggi vi faccio gli auguri, senza di voi non avrei avuto il privilegio di essere madre, quello stato di grazia che rende speciale e unica ogni donna, che chiude il cerchio della vita, quello di essere figlia e madre che ti fa comprendere ancora di più tua madre. Quella stessa madre che vedi diventare giorno dopo giorno più piccola e indifesa, che aggredisce come una sorta di autodifesa, che colpisce un immaginario inesistente o un vissuto a tratti difficile.

Pensi alla sua bellezza sfiorita, anche se il suo viso conserva gli stessi tratti, lo stesso sguardo, la stessa dolcezza, lo stesso innato senso di protezione. Pensi a ciò che è stata, ai suoi gratuiti sacrifici che hanno il solo sapore dell’amore infinito, alle sue cure, alla dolcezza delle sue braccia, al rifugio sicuro di quando piano piano scopri il mondo fuori e ti fai male, ma hai la certezza di trovare in quelle braccia la consolazione, una mano amorevole che asciuga lacrime, capace di guarire con un soffio e un bacio un ginocchio sbucciato.

Pensi all’amore che senti esclusivo pur nella consapevolezza di non essere figlia unica.

Pensi a tutti i racconti per farti mangiare, pensi alle febbri curate, e poi la vedi fragile, la vedi devastata dalle peggiori delle malattie, quella che non ti fa essere più te stessa, quella che ti fa dimenticare affetti e storia e ti senti impotente e inadeguata, provi una pena infinita per quella creatura che un tempo è stata, in mille modi, la tua àncora di salvezza, senti il dolore di non poter alleviare i suoi dolori come faceva lei con un soffio e un bacio.

Ti guardo mamma e ripercorro la nostra vita e il nostro viverci, mi rivedo bambina e ed esattamente così che voglio proteggerti e proteggermi.

I miei figli lontani come lo è mia madre a modo suo non scalfiscono il grande privilegio di essere figlia e madre. È amore che non conosce distanze, come l’amore per la mia terra, la madre che mi ha generata, che mi nutre del suo respiro che è il mio stesso respiro, e che sarà il grembo nel quale riposare, che mi raccoglierà quando sarà il momento.

Anche oggi sarà un giorno come tutti gli altri, consapevole che mi rimane una sola festa: “La festa del ritorno”.

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