Quello che succedendo in questi giorni in Sicilia è di una gravità estrema. Ci riferiamo alla decisione di una società privata, ex partner della partecipata regionale Sicilia-eservizi, che, senza nessun preavviso e nel nome di un contenzioso, ha staccato la spina ai server regionali mandando in tilt la sanità. Ma questo fanno i privati a cui Baccei vuole aprire le porte anche nelle altre partecipate: pensano al profitto, non ai cittadini
Quello che succedendo in questi giorni in Sicilia è di una gravità estrema. Ci riferiamo alla decisione di una società privata, ex partner della partecipata regionale Sicilia-eservizi, che, senza nessun preavviso e nel nome di un contenzioso, ha staccato la spina ai server regionali mandando in tilt la sanità: i centri entri unici di prenotazione delle Asp e in parte, quelli che sono alla base delle chiamate del 118. Tradotto, pazienti che non hanno potuto prenotare visite specialistiche ed esami nè pagare il ticket. Scandaloso. Vergognoso, ne converrete. Bloccati anche i programmi per la gestione degli stipendi e altri servizi legati al web.
“E’ gravissimo, inaccettabile e inaudito quello che ha fatto l’ex socio privato di Sicilia e-Servizi, non si può staccare la spina a servizi informatici importantissimi che mettono a rischio anche la salute delle persone. Mi rivolgerò oggi stesso al Prefetto affinché intervenga per porre fine a questa vergogna e ripristinare il servizio al più presto” dice l’ex pm Antonio Ingroia, oggi a capo della società informatica della Regione.
E ha ragione. Per inciso, la società privata vanta un credito ultra milionario nei confronti della Regione. Ed è giusto che venga risarcita. Ma, in una società civile, nessun privato potrebbe permettersi di danneggiare i cittadini, di mandare in aria servizi essenziali. La verità, fuor di dubbio, è che servizi di questo genere non dovrebbero mai cadere in mano ai privati. Ancora più incredibile che i server della Regione siciliana siano fuori dai confini regionali (ad Aosta, per la precisione).
Scelte del passato, direte voi. Vero è. Ma potrebbero essere anche del futuro ed estendersi anche ad altri settori, visto che il proconsole di Renzi in Sicilia, alias l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha già detto che per la partecipate regionali la soluzione passa dall’apertura al mercato, quindi dall’affidamento ai privati.
Al di là dei dubbi su quello che potrebbe avere i contorni di un conflitto di interesse (Baccei, come vi ricordiamo qui, ha lavorato a lungo per Ernst & Young di cui si dice abbia anche una piccola quota. Va da sé che questa società, come le altre del genere, sarebbe ben felice della privatizzazione di alcuni servizi), questa storia di Sicilia-eservizi dimostra in maniera lampante cosa significherebbe aprire ai privati: non solo un probabile aggravio per le casse regionali e il costante ricatto di contenziosi, ma, soprattutto, una dittatura delle logiche del profitto, in un settore, quello dei servizi regionali, che vanno senz’altro razionalizzati, ma che dovrebbe esserne esente.
Ma tant’è. D’altronde, che Baccei abbia a cuore gli interessi dei siciliani resta tutto da provare.
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