E magari proponga tale ricetta ai suoi amici costruttori che, insieme con la politica, ‘giocano’ con gli appalti pubblici siciliani. L’incredibile dichiarazione dell’assessore-filosofo, Giovanni Pistorio, secondo il quale efficienza e trasparenza, in questo settore, non vanno d’accordo. Le nostre proposte
Delle due, l’una: o non capisce o è in malafede. Come definire diversamente il presidente dell’Associazione costruttori edili della Sicilia, Santo Cutrone, che si avventura nell’analisi dei ritardi nell’espletamento degli appalti in Sicilia? Che dire della sua difficoltà di capire la gravità delle sue affermazioni? Eccomi alla dimostrazione.
Cutrone afferma che “si sono perse le tracce di 1135 gare di appalti banditi e mai arrivati al traguardo… per un totale di un miliardo e 254 milioni di Euro. Secondo lui sono soldi rimasti nei ‘cassetti’ degli uffici della Regione siciliana. Lui lo crede possibile e lancia un’accusa gravissima. Lui accusa un’intera Amministrazione di non portare a termine il suo lavoro, ma non porta nessuna prova e non argomenta le sue accuse.
Io so perché i regionali agiscono così: per puro sadismo: ai regionali piace vedere soffrire gli appaltatori. E voi, gente di giudizio, credete che quello che viene denunciato possa essere consentito dai vertici politici? Io credo proprio di no. Io credo esattamente nel contrario; credo che l’ordine di non spendere venga dalla politica. E lui se non lo crede possibile è proprio messo male; se invece vuole mandare messaggi di altro genere è in mala fede. Non si scappa.
E’ ragionevole invece pensare, come leggiamo sui giornali, che la politica blocchi la burocrazia per bloccare la spesa e avere quelle somme a disposizione per altri obbiettivi? E secondo lei, caro Cutrone, che significa “sganciare 87 milioni dai capitoli di bilancio che finanziavano appalti per dirottarli su quelli (capitoli) dei forestali? Ci vuole Einstein per capire che i soldi spariti sono questi stessi soldi?
Lei lo sa benissimo, è che deve recitare la sua parte in commedia. Lei sa perfettamente che di soldi per lavori e infrastrutture (quelli che una volta si chiamavano spese in conto capitale) non ce ne sono più. Ma la consapevolezza che è anche colpa sua e della sua categoria le brucia e la fa gridare. Di quali grotte carsiche della burocrazia va poi cianciando?
La burocrazia non ha il potere di fare scomparire i soldi, anche se lei, annaspando e sparando nel mucchio, le attribuisce una forza che appunto non ha. La politica fa i suoi comodi proprio perché quelli che come lei dovrebbero vigilare non capiscono niente, o capiscono e fanno finta di niente. Se pure sa cose che io non so, che i cittadini non sanno, che cioè forse qualche burocrate tiene i soldi in stand by per conto di certa politica che aspetta la sua visita per liberarli, lo dica, faccia il cittadino, denunci, faccia nomi e cognomi.
Se veramente vuole un mondo diverso si diversifichi dai tanti suoi predecessori, da quei pezzi marci della categoria padronale che hanno fatto affari spot, senza difendere gli interessi della categoria nella sua totalità e che hanno attivamente contribuito a questo disastro.
Caro Cutrone, qui nessuno è innocente… Una barca va a picco solo se ognuno rema per conto suo. Nessuno di voi imprenditori, nessuna associazione ha le carte in regola per alzare la voce. Se prima non fate un atto pubblico di contrizione, un auto da fè in cui fate ammenda per il passato, fate pulizia al vostro interno per il presente e il futuro, non avete titolo per aprire bocca.
Se le stazioni appaltanti non si riuniscono perché si sono viste ridurre il gettone di presenza faccia una proposta, invece di “sollevare polveroni”; faccia soprattutto pubblicamente i nomi di questi ignavi disonesti. Non tiri il sasso e nasconda la mano con la riserva mentale di poter poi dire: ma io non ce l’avevo con lei! Questa è vigliaccheria!
Voglio aiutarla ad uscire dalle sue ore difficili. Gliele faccio io due proposte:
1) Si faccia fare una legge in base alla quale gli appalti si aggiudicano a mezzo di un sorteggio, senza ribassi, al prezzo globale dell’opera stabilito ricavandolo dal prezziario regionale, maggiorato di un equo guadagno e chi ha le carte in regola e ha culo vince (non chi corrompe, non chi trucca e turba). Vede come finisce subito il babbio.
2) Si faccia fare una legge che stabilisce che i ricorsi non sospendono le aggiudicazioni, ma danno luogo, in caso di accoglimento, solo a un equo rimborso e finisce anche in questo caso il babbio
Ma i primi a non volere trasparenza e linearità, lealtà e correttezza sono proprio quelli che gridano allo scandalo: quelli che non propongono nulla e sanno solo lamentarsi.
Come contestare quelli (e ce ne sono anche al vostro interno) che sostengono che siete corrotti, profondamente corrotti? Altro che burocrazia, altro che mala politica! La quale non manca di cogliere la palla al balzo. Senta Giovanni Pistorio, assessore regionale alle Infrastrutture: “Le leggi sulla trasparenza non si conciliano con quelle dell’efficienza. Stiamo preparando dei decreti per modificare le procedure”. Una mano santa! Ha capito? Ha capito bene? Se volete più efficienza ci vuole meno trasparenza.
Se si potesse arrestare qualcuno solo per le sue intenzioni, Pistorio dovrebbe già essere ospite dalle parti di Piazza Lanza (il carcere di Catania). Per fortuna siamo in democrazia… Però non siete curiosi di conoscere quei decreti quando e se saranno pubblici?
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