Salutiamo con favore la nuova, possibile alleanza tra sindaci e agricoltori siciliani. Saremo presenti il 21 marzo a Santa Caterina Villermosa. Ci auguriamo che anche in Sicilia prenda piede una rivolta come quella del Gilet Gialli in Francia, anche se pacifica. Avendo chiaro che, oggi, gli avversari sono la globalizzazione dell’economia e l’Unione Europea dell’euro che ci avvelena propinandoci prodotti agricoli freschi e trasformati di pessima qualità, nel nome di trattati internazionali sbagliati tipo CETA. Perché Set-Aside e Indennità compensativa ‘drogano’ l’agricoltura siciliana
L’appuntamento è per il 21 marzo a Santa Caterina Villermosa, Comune di poco più di 5 mila abitanti della provincia di Caltanissetta. Saranno presenti “Sindaci e agricoltori volontari riuniti”, come leggiamo nella locandina della manifestazione diffusa sulla rete.
Gli argomenti all’ordine del giorno sono interessanti:
c’è la richiesta dello stato di crisi per agricoltura e zootecnia;
la ratifica di un documento da parte delle Giunte e dei Consigli comunali;
l’istituzione di circoli per la rinascita dell’agricoltura siciliana in ogno Comune della nostra Isola;
e, finalmente, il “Ricorso a forme di proteste per sollecitare i rappresentanti di governo ad esperire tutte le procedure necessarie per far fronte allo stato di emergenza che riguarda aziende agricole e allevatori” della Sicilia.
Sotto ci sono le sigle di Agricoltori riuniti, Agricoltura salute e Territorio e lo stemma del Comune di Santa Caterina Villermosa. Ci auguriamo che si aggiungano i simboli di altri Comuni dell’Isola.
Non possiamo che salutare con grande piacere la possibile alleanza tra sindaci e agricoltori siciliani. Proprio I Nuovi Vespri, da tempo, sollecitano i sindaci e gli agricoltori a ‘svegliarsi’ e a prendere come esempio i Gilet Gialli, il grande movimento popolare che, da diciotto settimane, ogni sabato, invade le piazze di piccole e grandi città della Francia.
Siamo contro la violenza, ma il tema posto dai Gilet Gialli è giusto.
La Francia – lo ricordiamo – con la rivoluzione iniziata il 4 luglio del 1789 ha cambiato il corso della storia. Cosa, questa che il presidente francese Macron – vero e proprio Metternich del nostro tempo – e l’Unione Europea dell’euro che lo sostiene con il corollario di banche, ‘banditi’ della Finanza e liberisti di ogni risma impareranno presto a proprie spese.
E di una rivoluzione – pacifica ma ferma – hanno bisogno il Sud e la Sicilia per risollevarsi dal sottosviluppo frutto della ‘dominazione’ italiana e ora anche ‘europeista’.
Noi, per nostra abitudine, diciamo sempre quello che pensiamo. E lo faremo anche questa volta.
Cominciamo con gli agricoltori siciliani. Che non vediamo compatti in una battaglia di civiltà dove gli avversari – in realtà più nemici che avversari – sono la globalizzazione dell’economia e l’Unione Europea dell’euro controllate dalle multinazionali e dai liberisti ottusi.
Gli agricoltori siciliani non sono uniti nella lotta per un motivo semplice: perché l’Unione Europea dell’euro gli sta offrendo, come dire?, una “morte dolce” e loro la stanno accettando.
L’Unione Europea dell’euro, con il Set-Aside, paga gli agricoltori per farli stare a casa: in parole più semplici, regala soldi agli agricoltori per non fargli coltivare il grano. In questo modo il grano canadese invade l’Europa (QUI UN NOSTRO ARTICOLO DI POCO MENO DI DUE ANNI FA SEMPRE ATTUALE).
L’Unione Europea, attraverso una Misura del Piano di Sviluppo Rurale (PSR), paga agli agricoltori la cosiddetta Indennità compensativa: una somma annuale con la quale gli agricoltori vivacchiano e non rompono le scatole al potere.
Lo sappiamo: l’Indennità compensativa, nelle aree agricole svantaggiate, è corretta. Ma la Sicilia non può essere considerata, in generale, una grande area svantaggiata!
In Sicilia l’Indennità compensativa è la Misura del PSR più ‘gettonata’ e viene addirittura erogata con anticipo: nel senso che i fondi dell’Indennità compensativa previsti dalla programmazione del PSR di sette anni vengono distribuiti tutti subito e l’amministrazione regionale eroga con anticipo i fondi.
L’Indennità compensativa, per com’è stata strutturata, si configura, se proprio dobbiamo essere crudi, come una sorta “mancia” per mettere a tacere gli agricoltori siciliani. Della serie:
“Qui ci sono i soldi, ma statevi buoni e zitti e lasciateci lavorare: dobbiamo finire di colonizzare il mercato agroalimentare della Sicilia con i nostri amici della Grande distribuzione organizzata, facendo mangiare ai siciliani il pane, la pasta, le pizze e i dolci fatti con il grano canadese o comunque estero, il pomodoro cinese e Nord africano e la passata di pomodoro cinese, l’olio d’oliva tunisino, l’ortofrutta del Nord Africa, la frutta secca americana e turca (e magari i pistacchi iraniani con una mano di clorofilla sintetica, così sembrano quelli di Bronte) e via continuando”.
“Già su 13 miliardi di euro che voi siciliani spendete ogni anno per mangiare vi portiamo sulle vostre tavole 11 miliardi di euro di prodotti non siciliani. Il nostro programma è quello di togliere alla Sicilia anche i 2 miliardi di euro di prodotti agricoli che acquistate ancora dagli agricoltori siciliani. Perché secondo voi vi diamo i soldi del Set-Aside e dell’Indennità compensativa? Per tenervi buoni”.
Sia chiaro che non abbiamo nulla contro gli agricoltori siciliani: anzi, se l’Indennità compensativa fosse usata bene ne saremmo lieti. Ma dovrebbe essere accompagnata da provvedimenti strutturali che non vediamo.
Qui, insomma, il tema è un altro: ed è il tema di una politica europea sbagliata che penalizza sistematicamente le agricolture del Sud Europa e che – come già accennato – per accordi internazionali che passano sopra le teste degli stessi agricoltori, non ha alcuna intenzione di tutelare gli agricoltori del Sud Italia in generale e della Sicilia in particolare!
Questo, per grandi linee, è il progetto della globalizzazione dell’economia per il Sud Italia e per la Sicilia.
Smontare questo sistema non è facile perché, come già detto, grazie a Set-Aside e Indennità compensativa, molti agricoltori sopravvivono, altri si danno da fare con i mercati locali: non si tratta di una lotta per lo sviluppo, ma per la sopravvivenza.
Il vento che comincia a spirare oggi è dato dal fatto che molti agricoltori, nonostante le ‘mance’ erogate dall’Unione Europea dell’euro, non ce la fanno lo stesso: perché con le ‘mance’ non riescono, contemporaneamente, a sopravvivere e a pagare i debiti con le banche, con l’ISMEA, eccetera. Da qui primi i primi vagiti della protesta.
Quanto ai sindaci, siamo lieti, lo ribadiamo, che si stiano svegliando. E gli vogliamo dare credito. Ma, anche per loro, non possiamo dire quello che pensiamo.
Ad esclusione del vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, dal 2014 ad oggi, non abbiamo registrato grandi battaglia. Ribadiamo: tolto Paolo Amenta, l’ANCI siciliana è un fallimento totale.
Dai vertici dell’ANCI e dai sindaci non abbiamo sentito una sola protesta quando il Governo Renzi e il Governo di Rosario Crocetta – entrambi di centrosinistra ed entrambi a ‘trazione’ PD – nel 2014 e nel 2016 scippavano un sacco di soldi dalla Regione, alle nove ex Province e ai Comuni siciliani.
ANCI Sicilia e sindaci non si sono schierati in favore del referendum contro le trivelle che distruggono il mare della Sicilia.
ANCI Sicilia e sindaci – tranne rarissime eccezioni – non si sono schierati contro il referendum di Renzi sulle ‘riforme’ costituzionali.
ANCI Sicilia e sindaci non hanno mai detto una parola sulle navi cariche di grano estero che invadono i porti siciliani, pur avendo, i Comuni, piena titolarità nella tutela della salite pubblica.
Oggi si stanno svegliando? Ce lo auguriamo.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal