La notizia che ieri, nel porto di Pozzallo, è arrivata una nave con un carico di grano duro canadese conferma quanto abbiamo scritto il 18 dicembre dello scorso anno: e cioè che le importazioni di grano canadese, in Italia, non sono diminuite. Anzi, con molta probabilità sono aumentate. Con molta probabilità, siamo pieni di derivati del grano canadese, ma non ce lo dicono…Il problema dei contaminanti
Ieri abbiamo dato la notizia – comunicato dalla presidenza della Regione siciliana – di una nave di grano duro canadese bloccata nel porto di Pozzallo (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Oggi proviamo ad essere un po’ più precisi.
La nave, come già ricordato ieri, si chiama ‘Vitosha’ e trasportava 28 mila tonnellate di grano duro canadese. Perché “trasportava”? Perché, prima di arrivare in Sicilia, ha attraccato nel porto di Bari dove ha scaricato 20 tonnellate di questo ‘prezioso’ grano duro canadese.
Dopo di che ha fatto tappa al porto di Pozzallo, in Sicilia, per ‘allietare’ la vita dei siciliani con 8 mila tonnellate di grano duro canadese.
A questo punto abbiamo già un po’ di notizie: alcune sono frutto di deduzioni, altre sono oggettive.
La prima notizia frutto di una deduzione: non è vero che l’import, in Italia, di grano duro canadese si sia ridotto. Anzi, è probabile che sia aumentato.
Di un possibile aumento – e non di una diminuzione! – dell’import di grano duro canadese abbiamo scritto il 19 dicembre dello scorso anno, quando abbiamo raccontato di un incontro andato in scena ad Altamura, in Puglia, nel corso del quale una delegazione canadese ha fornito la ‘lieta’ notizia che il Canada ha aumentato la produzione di grano duro e di grano tenero e, contestualmente, ha aumentato le esportazioni (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Scott Hepworth, produttore, componente della Commissione per lo sviluppo del grano del Saskatchewan, nel corso del convegno di Altamura ha riferito “che il Canada sta incrementando la produzione di grano, vista la domanda in continua crescita. Il governo canadese tra l’altro sta migliorando tutte le infrastrutture e modificando il sistema ferroviario con nuovi vagoni per trasporto merci”.
“Quindi quello che hanno cercato di farci credere in Italia non è vero – abbiamo scritto lo scorso 19 dicembre -: l’export di grano duro canadese è in aumento, non in diminuzione; e siccome i principali acquirenti di grano duro sono le industrie della pasta e l’Italia ha il primato nel mondo per la produzione della pasta, ne consegue, sul piano logico, che l’Italia ha aumentato e aumenterà l’import di grano duro canadese. Altro che battaglia contro il glifosato!”.
La nave di grano duro canadese che ha fatto prima tappa in Puglia e poi in Sicilia conferma la nostra deduzione: il grano duro canadese continua ad arrivare in Italia e, quindi, anche in Sicilia.
Poi c’è una notizia oggettiva: in Italia si continua a mangiare grano duro che arriva dal Canada (ma anche grano tenero canadese). Ricordiamo che in Puglia si concentra un’alta percentuale di molini che forniscono farina in tutta l’Italia.
Abbiamo anche notizia che le 8 mila tonnellate di grano duro canadese sono già state scaricate e sono destinate a un molino della Sicilia orientale.
Non abbiamo notizie dei controlli effettuati. Ma ribadiamo ancora una volta che i parametri circa l’eventuale presenza di sostanze contaminanti sono quelli dell’Unione Europea che non tutelano la nostra salute. E’ un tema che abbiamo affrontato molte volte.
Riportiamo alcuni passi dell’intervista che il micologo Andrea Di Benedetto ha rilasciato a I Nuovi Vespri l’1 ottobre del 2016:
“Partiamo da una semplice considerazione – ci dice il micologo Di Benedetto -: un grano che ha viaggiato molto deve costare di più. Invece, con riferimento al grano duro che arriva dal Canada, avviene l’esatto contrario: alcune partite di grano duro costano poco. Questo ci dovrebbe fare riflettere”.
Qualche riflessione l’abbiamo fatta anche noi sul glifosato contenuto nel grano duro che arriva dal Canada…
“E avete fatto benissimo. Ma ci sono altri problemi, non meno gravi, legati alla presenza di micotossine. E’ il caso del cosiddetto DON, acronimo di Deossinivalenolo. La presenza di questa micotossina nei mangimi prodotti e commercializzati in Canada, in una quantità oltre a mille ppb (sigla che sta per parti per miliardo ndr), crea seri problemi agli animali monogastrici, che non progrediscono nella crescita”.
Che cosa sta cercando di dirci?
“Dico che l’Unione Europea, nel 2006, in seguito alle pressioni delle lobby, ha fissato il limite di questa micotossina a 1750 ppb”.
Si riferisce al grano duro destinato all’alimentazione umana?
“Certo. Stranamente nell’Europa unita tutto il grano duro che in Canada non si potrebbe utilizzare nemmeno per gli animali si dà… all’uomo. Si tratta, con queste percentuali di DON, di un grano che, di fatto, è un rifiuto tossico e speciale, che dovrebbe essere smaltito con certi costi. Un prodotto che, invece, finisce sulle tavole dei consumatori europei”.
Ci faccia capire: invece di pagare per smaltire questo grano avvelenato dalle micotossine lo portano qui in Italia?
“Precisamente. Lo portano con le navi – il vostro blog ne ha più volte parlato – che approdano in tanti porti del nostro Paese. Questo grano duro pieno di DON viene miscelato con i nostri grani duri – parlo dei grani duri del Sud Italia che hanno un contenuto di DON pari a zero – e poi viene utilizzato per produrre pasta, pane, pizze, dolci e via continuando”.
Ovviamente, non sappiamo che cosa contiene il grano canadese arrivato in queste ore nel porto di Pozzallo. Ma siccome nel passato si sono verificati i fatti raccontati nell’ottobre del 2016 dal micologo Andrea Di Benedetto, sarebbe opportuno rendere note ai cittadini siciliani i risultati delle analisi.
Foto tratta da siciliaagricoltura.it
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