Se la privatizzazione della Formazione professionale è perfettamente riuscita, con lo smantellamento quasi integrale degli Enti formativi storici no profit della Sicilia, non è detto che la stessa operazione riesca con le politiche del lavoro. Molto dipenderà dai Centri per l’impiego, necessari al Governo nazionale per erogare il reddito di cittadinanza
La notizia non è ufficiale. Ma già se ne parla da qualche giorno per la rilevanza del tema, strettamente connesso al Reddito di cittadinanza: per le Apl private e sindacali che operano in Sicilia non ci saranno agevolazioni. Insomma, se vorranno competere con i Centri per l’impiego dovranno farlo con le proprie forze (e, soprattutto, mettendoci i soldi e non con i fondi pubblici).
Per ora, lo ribadiamo, si tratta solo di un’indiscrezione. Ma è un’indiscrezione importante, perché, tale opzione, rappresenta uno stop alla privatizzazione dei servizi tipica di un’Unione europea che ha sposato il liberismo economico a tutto spiano.
La politiche del lavoro sono importanti, soprattutto in una Regione come la Sicilia che, proprio per l’alto tasso di disoccupazione, non si può certo permettere che domanda e offerta di lavoro non dialoghino tra loro.
Tra l’altro – come è ormai noto, visto che l’argomento è, da tempo, al centro di dibattito politico nazionale – il Reddito di cittadinanza, per poter essere erogato, ha bisogno che i Centri per l’impiego funzionino al meglio.
Di fatto – questo è nelle cose – le Apl private e sindacali (ci sono organizzazioni sindacali che puntano molto per fare da intermediari tra domanda e offerta di lavoro, ovviamente per guadagnarci) vorrebbero a tutti i costi infilarsi in questo settore.
La storia non è nuova. Il tempo in cui la Formazione professionale e le politiche del lavoro (che nei Paesi dove i liberisti non dettano legge sono legate tra loro e controllare dal pubblico) venivano gestite senza lucro è finito.
Nella Formazione professionale siciliana gli Enti formativi storici no profit sono stati quasi tutti smantellati, sostituiti da soggetti che fanno profitto.
Lo stesso discorso sta avvenendo nelle politiche del lavoro. Dove i privati, come già accennato, guadagnano intermediando tra domanda e offerta di lavoro.
Il problema è che il liberismo economico – e questo lo insegnava l’economista John Kenneth Galbraith – funziona a convenienza: per privatizzare i guadagni i liberisti sono sempre presenti, ma sono ancora più presenti se la pubblica amministrazione gli paga una parte dei costi.
E il discorso vale per le Apl private e sindacali, che vorrebbero operare in concorrenza con i Centri per l’impiego: ma vorrebbero farlo facendosi pagare dalla pubblica amministrazione una parte dei costi.
In Sicilia, per esempio, si era vociferato di mettere sul groppone della Regione il 30% circa dei costi (magari ‘calcolati’ pure dai titolari delle Apl private e dai sindacati…).
Ma, dalle notizie che abbiamo, questo non dovrebbe avvenire. O almeno così si spera. Anche perché, come già accennato, l’erogazione del Reddito di cittadinanza presuppone un interlocutore pubblico, non i privati a caccia di guadagni…
Foto tratta da www.forumnazionalegiovani.it
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