L’articolo 38 dello Statuto siciliano prevede che lo Stato, ogni anno, riconosca alla Sicilia un contributo a titolo di solidarietà nazionale. Il governo Renzi, con la connivenza degli ascari siciliani (Crocetta e il PD) consentono allo Stato, in violazione dello Statuto, di derubare ogni anno alla Regione un miliardo e 300 milioni di Euro!
Parafrasando Totò, si potrebbe dire che se ognuno ha il diritto di essere cretino, qualcuno ogni tanto esagera. Allo stesso modo ogni giornale e ogni giornalista ha il diritto di essere (e dare voce ai) moderati e alla conservazione, senza però dimenticare la logica e la deontologia professionale. “Un buon giornale – diceva Arthur Miller – è una nazione che parla a se stessa”. Ergo, quando parla solo ad una parte della nazione, qualcosa non va …
Ed è una cosa grave, tenuto conto che, come diceva Proust, i giornali si leggono nello stesso modo come si ama: con le bende sugli occhi. Per qualcuno poi il giornalista è quello che sa, e si sa fare, le domande; quello poi che sa fare, e si sa fare, la seconda domanda e poi la terza è un buon giornalista. Fine del pistolotto. Veniamo al fatto del giorno.
La stampa nostrana acclama alla pax scoppiata tra la il governo regionale e il governo nazionale. Lo Stato ci aiuterà a colmare il ‘buco’ nei nostri conti. Evviva, evviva! Vediamo come il buon giornalista gestisce la notizia.
Prima domanda. Ma questo ‘buco’ come nasce? Semplice, da alcune manovre incostituzionali del governo nazionale compiute in violazione delle norme contenute nel nostro Statuto speciale in materia di rapporti finanziari.
Seconda domanda. E’ mai possibile? Ci sono in giro fior di economisti capaci di dimostrare con documenti alla mano che il ‘buco’ causato dallo Stato nei nostri conti ammonta a più di 9 miliardi di Euro.
A questo punto delle due l’una: o la stampa moderata non tiene in nessun conto questa informazione perché ne ha verificato in altra sede la falsità, oppure, proprio perché è vera, è perciò stesso rivoluzionaria. E, si sa, tutto quello che è rivoluzionario è inaccettabile per un moderato, a prescindere.
Vorrei, per quanto possibile, dare un modesto contributo alla verità con una semplice riflessione che trae spunto da una considerazione contenuta in un giornale di oggi. In un articolo dedicato agli “aiuti” alla Sicilia viene riportato che la Regione versa ogni anno allo Stato “a titolo di risanamento della finanza pubblica nazionale” un miliardo 200 milioni di Euro. Sono di più ma poco importa. L’affermazione è data così, di passata, come se fosse una cosa scontata e naturale. Ma è proprio così?
Se cercate nel nostro Statuto non troverete una norma che impone questa contribuzione, ma ne trovate una esattamente opposta, quella contenuta nell’art. 38: “Lo Stato versa annualmente alla Sicilia a titolo di solidarietà nazionale una somma da determinarsi etc e tc…”. Sono miliardi. Di questo contributo nazionale si sono quasi perse le tracce. Quindi piuttosto che dare, lo Stato prende. Con un audace anagramma, l’art 38 è diventato un art. 83.
Terza domanda. Come è potuto accadere? Si tratta di una legge nazionale, una legge ordinaria, di quelle che fanno un baffo allo Statuto speciale. Una legge che risale al governo Monti che ha imposto questa super tassa ai siciliani. Se la paghiamo dai tempi di Monti sono almeno 5 miliardi di Euro.
Quarta domanda. Ma il governo della Regione non si è opposto? Il governo collaborazionista di allora e quelli che si sono succeduti da allora ad adesso hanno subito passivamente questa imposizione e non hanno fatto nulla per evitarla.
Questo prelievo forzoso può effettuarsi perché è lo Stato che incassa i soldi delle tasse che noi siciliani paghiamo e che poi riversa alla Sicilia. E’ chiaro che in questo modo lo Stato può fare tutto il suo comodo e infatti il contributo di solidarietà lo Stato se lo trattiene alla fonte, come si fa con gli stipendi e le pensioni.
I nostri farseschi governanti regionali non hanno mai provato a fare la cosa che, seppure non potrebbe garantire il rientro di queste somme già scippate, potrebbe impedire ulteriori abusi statali e cioè la costituzione dell’Agenzia regionale delle entrate. Eviteremmo così di doverci servire di quella nazionale.Non si capisce perché dei nostri soldi delle tasse se ne debba occupare un altro, fosse anche lo Stato.
Ricordiamo la saggezza dei nostri padri. “I soldi ad uscire sono mansi, ad entrare sono selvaggi”.
Perché tra le riforme che, campa cavallo, si accinge a fare, quest’ultimo governicchio di ascari non fa per prima questa?
Semplice: perché Pinocchio dell’Arno si brucerebbe i piedi e le gambe.
La verità, triste e desolante è che siamo in mano a nessuno e che è ora di cambiare.
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