Noi scriviamo spesso che la Sicilia è in quasi default. In tanti pensano che esageriamo. Il convegno di Federconsumatori certifica lo stato di pesante crisi: Sicilia al secondo posto per nuclei familiari indigenti, mentre tra il 2010 e il 2016 è cresciuto l’ammontare delle sofferenze bancarie di oltre 6,5 miliardi di euro, passando da 3,8 miliardi a 10,4 miliardi di euro. Lo scenario in tutto il Sud Italia
Nel 2017 i poveri, in Sicilia, sono aumentati del 6% rispetto all’anno precedente (dati ISTAT). La povertà assoluta nella nostra Isola riguarda il 12% delle famiglie: circa 260 mila (dati della Banca d’Italia e del Centro Studi CGIL Sicilia). Le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa sono il 29% (erano il 22,8% nel 2016): in pratica, il doppio della media nazionale (che si ferma al 12,3%) e il 5,3% in più rispetto alla media del Mezzogiorno (24,7%). In tutto questo è cresciuto il sovraindebitamento delle famiglie siciliane.
Questi dati sono stati illustrati qualche giorno fa nel corso di un convegno organizzato ad Enna dalla sezione territoriale di Federconsumatori, organizzazione guidata dall’avvocato Enza Maria Bartoli. All’incontro sono intervenuti esponenti di primo nel panorama dei giuristi e dei commercialisti siciliani.
Tra gli ospiti, come si legge in un comunicato della Federconsumatori, il professore e avvocato Filippo Romeo (presidente Corso di Studi in Giurisprudenza Università di Enna Kore), Giuseppe Spampinato (presidente dell’Ordine degli avvocati), Fabio Montesano (presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili), Andrea Vincenti (docente Diritto Commerciale Università Kore Enna), Giuseppe Cimino (consigliere Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Enna e Gestore OCC), Eleonora Guarnera (Giudice del Tribunale di Enna), Giovanni Chiricosta del Foro di Enna, Paolo Nasonte (Consigliere Tesoriere Ordine avvocati Enna e Gestore OCC). Per la Federconsumatori, oltre alla presidente Bartoli, erano presenti i dirigenti ennesi dell’associazione e il presidente regionale, Alfio La Rosa.
“La nostra Isola – si legge nel comunicato della Federconsumatori siciliana – è al secondo posto della graduatoria nazionale per numero di nuclei familiari indigenti, peggio fa solo dalla Calabria. Seguono Campania (24,4%), Puglia (21,6%), Basilicata (21,8) e Sardegna (17,3). I percettori di REI (Reddito di Inclusione) in Sicilia sono 271.270, mentre quelli del SIA (Sostegno Inclusione Attiva) sono 9.474 per un totale di 280.744 persone ovvero 89.970 famiglie”.
“I percettori di REI (Reddito di Inclusione) in Sicilia sono 271.270, mentre quelli del SIA (Sostegno Inclusione Attiva) sono 9.474 per un totale di 280.744 persone ovvero 89.970 famiglie”.
“La SVIMEZ in un suo recente studio sul potenziale delle persone a cui potrebbe essere erogato il ‘reddito di cittadinanza’ in Sicilia – leggiamo sempre nel comunicato – ha preso a riferimento l’ISEE familiare fino a 9.000 euro e ha calcolato che in Sicilia rientrano in questa platea 342.000 famiglie (oltre un milione di persone)”.
“A questi dati sulla povertà – prosegue la Federconsumatori siciliana – fanno da contraltare quelli sull’indebitamento: le famiglie siciliane sono ai primi posti per indebitamento bancario e per credito al consumo: nel periodo 2010-2016 l’ammontare delle sofferenze bancarie è salito di oltre 6,5 miliardi di euro, passando da 3,8 miliardi a 10,4 miliardi di euro. Nella sola Provincia di Enna l’aumento delle sofferenze nello stesso periodo è stato pari al 95%, passando da 111 milioni di euro ad oltre 217 milioni di euro”.
“A questi dati – prosegue il comunicato – si deve aggiungere che in Sicilia ben 25 Comuni hanno dichiarato il dissesto finanziario (al 19 dicembre 2017) e altri 34 sono in pre-dissesto. Il fallimento sostanziale di questi 59 Comuni siciliani non è dovuto a solo a spese ‘allegre’, ma anche all’impossibilità di andare avanti a causa dei ripetuti tagli ai finanziamenti provenienti dalla Regione siciliana”.
In realtà, è lo Stato che ha tagliato i fondi alla Regione siciliana, e l’ha fatto in proporzione maggiore rispetto a quanto effettuato su altre Regioni italiane. Un esempio: il contributo per il risanamento delle finanze dello Stato italiano che non si risanano mai (a causa delle politiche del rigore imposte dall’Unione Europea) è pari a un miliardo e 300 milioni di euro all’anno: quasi quanto il contributo che paga la Lombardia, che ha il doppio degli abitanti della Sicilia e un reddito pro-capite di gran lunga maggiore!
“Tutto ciò – prosegue il comunicato di Federconsumatori – comporterà tasse elevate alle aliquote massime, servizi ridotti all’osso, ritardi nel pagamento degli stipendi del personale e centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti di altri enti ed imprese fornitrici di beni e servizi. Quindi, tutto ciò aumenterà ulteriormente la povertà dei cittadini siciliani”.
“Abbiamo organizzato questo convegno – spiega la Presidente Bartoli – chiedendo la partecipazione di illustri ospiti per ribadire l’importanza della collaborazione tra avvocati, notai, professori e dottori commercialisti, per creare una rete capace di dare più chiarimenti sulla legge 27 gennaio 2012, n. 3 e tutelare maggiormente l’utente-consumatore in difficoltà. La dimensione del sovraindebitamento del cittadino è in larga parte sommersa e si diffonde in silenzio, spesso emergendo all’attenzione pubblica solo dinanzi a un fatto di cronaca a un’inchiesta giornalistica. Punto focale della ricerca è portare alla luce le criticità e lacune degli strumenti attualmente esistenti di prevenzione del sovraindebitamento quale condizione che rischia di agevolare il ricorso del cittadino al mercato usuraio”.
“A tal fine, la Federconsumatori Enna ha voluto il presente convegno per evidenziare al consumatore le vie della giusta applicazione degli strumenti previsti dalla normativa esaminata della L. 3/2012, con i soggetti maggiormente coinvolti e interessati al fenomeno: dagli OCC costituiti sul territorio alle Associazioni siciliane per la prevenzione dell’usura, con l’obiettivo ultimo di comprendere le problematiche riscontrate nella pratica quotidiana”.
“Non c’è più tempo da perdere – commenta Alfio La Rosa – perché non è un problema che resta chiuso tra le mura domestiche: sovraindebitamento vuol dire impossibilità di pagare le tasse, gli affitti, le rate dei mutui e dei finanziamenti. Infatti, con il sovraindebitamento crescono anche le sofferenze bancarie. E’ chiaro che se non si ferma questa spirale tutta l’economia siciliana, dalla produzione al consumo passando dal credito, rischia di collassare su sé stessa”.
Foto tratta da tg24.info
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