La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura
a cura di Dario Cangemi
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.
‘’Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l’uomo, poi l’uomo e ancora il maiale, ma era ormai impossibile dire chi era l’uno e chi l’altro’’.
George Orwell, “La fattoria degli animali”
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità.
L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.
‘’Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato’’.
Erri De Luca, “Il contrario di uno”
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Eventi e fatti storici
Niscemi, ucciso Francesco Puzzo in un agguato teso tra esponenti mafiosi
…24 novembre 1984
A ventitré anni è ucciso a Niscemi (Caltanissetta), il 24 novembre 1984, nella centrale piazza Vittorio Emanuele, in un agguato teso tra esponenti mafiosi in lotta per il controllo del racket nella zona.
La sua colpa è trovarsi in compagnia di Gioacchino Russo, vero bersaglio dei killer, anche lui soppresso dal commando che ha agito in mezzo alla folla davanti al bar Bussola.
In base ai benefici di legge dati ai familiari delle vittime di mafia, la vedova Lucia Cannia e i due figli Anna e Rocco, dopo essersi trasferiti in Germania, nel 2000 rientrano in paese perché tutti e tre assunti dal Comune.
Ma nel febbraio 2012, dopo che il ministero dell’Interno respinge la richiesta di ulteriori indennità, si vedono licenziati come se fosse stato rimesso in discussione il loro titolo.
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Siciliani notevoli da ricordare
Poco sopra la nostra isola, oggi, per ricordare… Francesco D’Ovidio (Campobasso, 5 dicembre 1849 – Napoli, 24 novembre 1925) filologo e critico letterario italiano. Fu candidato al Premio Nobel per la letteratura, e nel 1905 venne nominato senatore. Nato da Pasquale e da Francesca Scaroina, originaria di Trivento, era il fratello del matematico e politico Enrico D’Ovidio. Frequentò con successo l’Università di Pisa e la Scuola Normale, dove fu allievo, tra gli altri, di Alessandro D’Ancona, Emilio Teza e Domenico Comparetti.
Francesco D’Ovidio si occupò anche degli aspetti connessi al modo di parlare derivanti dal dialetto campobassano, e dedicò un suo scritto alla ricorrenza del Primo centenario della Provincia molisana. Il suo slancio fu sempre teso al miglioramento morale e sociale degli abitanti della sua terra natia ed alla manifestazione organizzata in occasione del quarto di secolo dalla sua morte intervenne il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Tra i suoi discepoli, anche Manfredi Porena, destinato a diventare suo genero.
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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia
Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.
‘’Era ben lontana la Sicilia; ma l’inverno là è così piacevole! È il clima più felice…’’
Parliamo dello scrittore Francese Paul de Musset…
La Sicilia che viene descritta è una terra rivisitata in chiave personale, riprodotta col filtro di una memoria selettiva, vagabonda, umoristica.
Il viaggiatore Musset è un uomo libero nei suoi spostamenti e nelle sue visite. Fin dalle prime pagine di Course en voiturin, esprime il suo odio per i ciceroni che obbligano a correre da un luogo ad un altro e che cercano di spillare soldi. Né apprezza le guide che infastidiscono con il peso di mille costrizioni. Insomma, sia nella Course en voiturin che nel Voyage pittoresque, il giro della Sicilia appare come una serie di gite spericolate affrontate con ottimismo, condite di saporiti aneddoti, e termina nell’apoteosi della scoperta di Palermo che permetterà al viaggiatore di riposarsi dopo le fatiche e di considerare il giro dell’isola con il distacco di chi è felice di aver superato una prova che meritava di essere affrontata: ‘’Bisogna che il viaggio in Sicilia si concluda con un periodo di riposo a Palermo, per portare con sé un buon ricordo di questa terra’’, scrive Musset nel Voyage pittoresque…
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
‘’Amor ben veio che mi fa tenire
manera [e] costumanza
d’aucello c’arditanza – lascia stare:
quando lo verno vede sol venire
ben mette ’n ubrianza
la gioiosa baldanza – di svernare,
e par che la stagione no li piacc[i]a,
chè la fredura inghiacc[i]a;
e poi, per primavera,
ricovera manera
e suo cantare in[n]ova e sua ragione…’’
Amor ben veio che mi fa tenire Iacopo Mostacci
XIII secolo
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
Fa’ beni e scordatillu, fà mali e pensaci.
(Fai bene e dimenticalo, fai male e pensaci)
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