Come vi abbiamo anticipato la scorsa settimana, non solo il Governo regionale, ieri, non ha presentato la manovra economico-finanziaria 2019, ma – oggi – ha ‘incassato’ una bella scoppola dalla Corte dei Conti. Governo e Ars, che gli piaccia o no, dovranno presentare una manovra da quasi 2 miliardi di euro. E le opposizioni? Il PD appoggia il Governo. E i grillini stanno a guardare…
Com’era prevedibile, nell’udienza di oggi, presso la Corte dei Conti, il Governo regionale di Nello Musumeci ha preso una bella ‘scoppola’. Nulla di nuovo per i nostri lettori, visto che il finale di questa storia – la magistratura contabile che contesta il Rendiconto 2017 che il Governo ha presentato in Assemblea regionale siciliana – l’abbiamo già scritto la scorsa settimana, e precisamente il 15 novembre (COME POTETE LEGGERE QUI). Vicenda sulla quale siamo tornati l’indomani, il 16 novembre (COME POTETE LEGGERE QUI), anticipando che il lunedì successivo – cioè ieri – la Giunta non avrebbe presentato il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2019, perché se il Rendiconto 2017 non è a posto, beh, Governo e Ars non possono fare alcunché.
La storia è sempre la stessa, non è cambiata: la Corte dei Conti, la scorsa primavera, nel ‘parificare’ il Bilancio 2017, ha invitato il Governo e l’Ars ha effettuare una manovra da poco meno di 2 miliardi di euro. Ma gli ‘scienziati’ dell’assessorato regionale all’Economia – luogo dove si ritrovano veri e propri ‘geni’ della contabilità pubblica – hanno stabilito che sarebbe bastata una manovra da poco più di 500 milioni di euro e non di quasi 2 miliardi di euro.
Questa nuova ‘interpretazione’ dei conti della Regione, in verità, non ha convinto nemmeno il Servizio studi dell’Ufficio del Bilancio del Parlamento siciliano che, con garbo, ha cercato di evitare al Governo Musumeci di andare a ‘sbattere’ sul muro della Corte dei Conti (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma non c’è stato nulla da fare.
Di fatto, il Governo ha ignorato le prescrizioni della Corte dei Conti. E ha inviato all’Ars un testo diverso: un Rendiconto 2017 che, di fatto, gli consentirebbe, per il 2019, di effettuare una manovra da poco più di 500 milioni di euro invece che di poco meno di 2 miliardi di euro.
I giudici della Corte dei Conti sapevano tutto: ed è proprio per questo che hanno convocato, per oggi, il Governo, per fargli ‘rimangiare’ l’idea di effettuare una manovra da poco più di 500 milioni di euro invece che di poco meno di 2 miliardi di euro.
Il presidente Musumeci e il suo vice, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, sapendo che i giudici contabili gli avrebbero dato una bella ‘strigliata’, per evitare quella che in termini tecnico-giuridici si definisce “un tronzo di malafiura”, non si sono presentati.
I due ‘capitani coraggiosi’ Hanno mandato in ‘avanscoperta’ il Ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna, che di questa manfrina politico-contabile è vittima sacrificale.
Così al dottore Bologna non è rimasto altro che fare il pesce dentro il barile, accollandosi la paternità di scelte che hanno poco di tecnico e molto di politico.
Due parole vanno dette anche ai parlamentari dell’Ars, dal presidente Gianfranco Miccichè a scendere. Tutti sapevano che il Rendiconto 2017 non era quello ‘parificato’ dalla Corte dei Conti: lo sapeva il citato presidente dell’Ars, Miccichè; lo sapevano i componenti della commissione Bilancio e Finanze, a cominciare da presidente Riccardo Savona.
Ma tutti hanno fatto finta di non capire, seguendo il noto precetto:
“Mutu a cu sapi ‘u iuocu”.
Sconcertante – non troviamo un’altra parola – il silenzio dell’opposizione.
Non ci riferiamo al PD, che è parte integrante del Governo Musuneci, forza politica ‘garantita’ da Miccichè in persona, ora per gli affari legati ai rifiuti, ora per le poltrone nella sanità.
Ma se il Partito Democratico dell’Ars baratta l’appoggio per le poltrone, non si capisce l’atteggiamento dei venti parlamentari del Movimento 5 Stelle. Impossibile pensare che non abbiano capito quello che stava succedendo. Ed è politicamente inspiegabile che, già la scorsa settimana, dopo la notizia della convocazione del Governo da parte della Corte dei Conti, non abbiano sparato a zero su Musumeci ed Armao.
Qua e là leggiamo che la Corte dei Conti dovrebbe effettuare una seconda ‘parifica’ del Rendiconto 2017. La notizia non ci convince proprio. Perché ciò si configurerebbe come un ‘errore’ commesso dai giudici contabili la scorsa primavera sbagliando i conti…
A nostro modesto avviso – anche alla luce di quanto scritto dal già citato Servizio studi dell’Ufficio del Bilancio del Parlamento siciliano, ‘immaginifici’ sono i calcoli fatti dall’assessorato all’Economia, non certo quelli della Corte dei Conti.
Che vogliamo dire? Che la vicenda si può risolvere senza ‘morti & feriti’: il Governo ritira il Rendiconto 2017 ‘immaginifico’ presentato all’Ars e presenta quello ‘giusto’, cioè quello ‘parificato’ (che significa approvato) dalla Corte dei Conti.
Dopo di che, per il 2019, che gli piaccia o no, Musumeci e Armao dovranno presentare un disegno di legge di Bilancio e Finanziaria 2019 con una manovra da poco meno di 2 miliardi di euro.
Ciò significa che almeno 800 milioni di euro (magari anche 700 milioni di euro) dovranno essere tolti dalla manovra economica e finanziaria 2019 (e non 500 milioni che poi sarebbero diventati 400 e forse 350 e forse…).
Il restante miliardo e 200 o miliardo e 300 milioni di euro potrà essere reperito con un prestito trentennale. Non ci sembra che ci siano altre soluzioni.
Il presidente Miccichè ha detto che sarebbero in pericolo gli stipendi dei dipendenti regionali (e dei deputati…) di dicembre. E’ solo un tentativo maldestro di scaricare le responsabilità politiche di Governo e Ars sui giudici della Corte dei Conti, che fanno il proprio mestiere.
Il problema sollevato da Miccichè non esiste: basta presentare e approvare subito il disegno di legge per l’esercizio provvisorio, tanto ormai è difficile, se non impossibile, approvare la manovra 2019 entro fine anno.
P.s.
Il presidente della Regione, Musumeci, da parte sua, ha diramato un bizzarro comunicato stampa:
“Le irrituali dichiarazioni del presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti di Sicilia sulla parifica del Rendiconto 2017, e quindi relativo alla gestione del precedente governo, sorprendono e amareggiano. Gli uffici finanziari della Regione assicurano di avere operato in linea con la normativa vigente. E questo mi basta. Se sul piano formale la Corte richiederà alcuni correttivi, saranno apportati. Il rispetto per lo stile istituzionale ci porta ad avere piena fiducia nella magistratura contabile”.
Il Rendiconto 2017 fa riferimento all’attività del Governo precedente. Ma la ‘parifica’ è della primavera scorsa. Ed è stata proprio la ‘parifica’ e le relative prescrizioni della Corte dei Conti che sono state ignorate non dal passato Governo, ma dal Governo che lei presiede, onorevole Musumeci.
E’ inutile che adesso cerchi di rivoltare la ‘frittata’: la ‘frittata’ l’avete fatta lei e il suo vice. Gli “uffici” qui c’entrano fino a un certo punto: perché la scelta di cambiare il Rendiconto ‘parificato’ non è tecnica, ma politica.
Una scelta politica che non siete andati nemmeno a difendere nell’incontro di oggi…
Foto tratta da lasicilia.it
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