Una corrispondenza epistolare tra l’ex leader di Confindustria Sicilia e l’ex direttore di Panorama ‘smentisce la smentita’. Eccola
Dopo la puntata di domenica scorsa, quella in cui Report ricostruisce per filo e per segno il “sistema Montante” (ve ne parliamo qui), ieri sera Sigfrido Ranucci, conduttore della nota trasmissione che va in onda su Rai 3 la domenica sera, è tornato sull’argomento con una ‘smentita’. Molto particolare. Arriva, infatti, da un ex giornalista che, ai tempi dei fatti narrati dalla trasmissione, era il direttore di Panorama: Giorgio Mulé, oggi deputato di Forza Italia. Di più: capogruppo di Forza Italia in Commissione vigilanza Rai.
Il suo nome è stato tirato in ballo dall’inchiesta di Report in relazione ai rapporti “promiscui” tra l’ex leader di Confindustria Sicilia e la stampa (va ricordato che lo stesso Mulé, sempre per i suoi rapporti con Montante, era stato convocato in Commissione regionale Antimafia da Claudio Fava, ma l’ex direttore di Panorama ha ‘declinato’ l’invito).
Dall’inchiesta ‘Double Face che vede Montante in carcere dallo scorso Maggio con l’accusa di associazione a delinquere per corruzione e per aver creato una rete che spiava politici, giornalisti e magistrati, emerge con chiarezza la concezione che l’ex leader degli industriali siciliani aveva della stampa. E la concezione che certa stampa aveva del proprio ruolo (nota una intercettazione in cui l’ex paladino dell’antimafia svela il suo metodo per mettere a tacere i giornali, alias, sponsorizzazioni “così nun rumpunu i cugliuna”).
Ma torniamo a Mulé. Nella ormai famosa puntata dello scorso 11 Novembre, Report intervista il giornalista Attilio Bolzoni, il quale racconta che Mulé ha svelato a Montante qualcosa che, nel suo ruolo di direttore di un giornale, non avrebbe mai dovuto svelare. Ovvero che un giornalista di Caltanissetta lo aveva contattato per proporgli un articolo ‘pesante’ sull’ex leader di Confindustria Sicilia (i rapporti tra Montante con il boss Vincenzo Arnone) e che lui aveva deciso di non pubblicarlo.
Chi è questo giornalista? A quale circostanza si riferiva Bolzoni?
Ad una circostanza descritta nei dettagli nell’atto di accusa dei PM contro Montante (pag 657, Ordinanza di applicazione di misure cautelari) nel quale i giudici scrivono che a proporre l’articolo a Mulé era stato il giornalista Gianpiero Casagni e che Mulé, oltre a non accogliere la proposta del giornalista, aveva raccontato tutto a Montante. I magistrati parlano di un rapporto “estremamente confidenziali tra i due”.
Non solo. Questa circostanza è descritta dallo stesso Montante che nel suo memoriale, agli atti del processo di Caltanissetta, scrive che nel Maggio del 2014 Casagni aveva contatto Mulé per proporgli “una serie di presunte notizie”, “un tentativo di spregevole dossieraggio”. Insomma, notizie a lui sgradite.
Nella puntata di ieri, Giorgio Mulé recapita una nota a Report in cui sostiene che non è vero che avrebbe inoltrato a Montante articoli con informazioni che lo riguardavano.
A questo punto il conduttore della trasmissione spiega di avere raccontato cose contenute negli atti della magistratura di Caltanissetta “dove c’è allegata pure una corrispondenza epistolare tra Mulé e Montante” e che c’è pure un procedimento disciplinare aperto presso l’Ordine dei giornalisti della Lombardia.
E si ferma qui.
Andiamo avanti noi. Siamo, infatti, in grado di svelarvi i contenuti di questa corrispondenza epistolare cui ha accennato Report ieri sera. Non ce ne voglia Giorgio Mulé, il quale, ne siamo certi, capirà che quando si tratta di notizie, non si può chiudere un occhio. E nemmeno due.
I fatti.
A prendere per primo penna e calamaio in mano è stato Antonello Montante che il 16 Marzo 2015, su carta intestata Confindustria Sicilia, scrive al direttore di Panorama: “Egregio direttore, nei mesi scorsi, in occasione di un.nostro momento di confronto, mi ha Informato che un giornalista free lance della provincia di Caltanissetta l’aveva contattato per pubblicare un articolo che mi riguardava, contenente notizie che Lei stesso definì’ “pesanti” .
Insomma, Montante in questa lettera, abbastanza breve e che prosegue con le solite manfrine sulla sua antimafiosità, ovvero gli attacchi della criminalità organizzata e di chi lo vuole delegittimare, ecc…, mette nero su bianco che Mulé gli aveva parlato di questo giornalista.
Così, scrive sempre Montante “al fine di salvaguardare il percorso dì legalità che abbiamo condiviso insieme a tanti altri colleghi con sacrifici e rischiando in prima persona…. le chiederei pertanto la cortesia di aiutarmi a ricostruire, nei limiti e modi che riterrà opportuno, la genesi di detta “sollecitazione a pubblicare”.
Chiede dettagli. Vuole sapere tutto. Cosa gli ha detto il giornalista e chi li aveva messi in contatto.
Non perde tempo a rispodere Mulé. Lo fa l’indomani. Il 17 Marzo 2015. Su carta intestata Panorama:
“….Il Suo ricordo è esatto: nell’autunno 2014 ebbi a rappresentarle che mi era giunta segnalazione di diversi fatti che La riguardavano. Si trattava effettivamente di circostanze che mi erano state rappresentate da un giornalista freelance di Caltanissetta” scrive Mulé che spiega anche a Montante di avere accettato di mettersi in contatto con il giornalista su sollecitazione di un amico di infanzia “credibile” in quanto “ricopre un ruolo istituzionale”.
Dunque, i dettagli: “Il giornalista freelance mi inviò una mail a maggio 2014″.
La data, come potete notare, è la stessa di quella contenuta nel memoriale di Montante in cui lui stesso fa esplicito riferimento a Casagni e alla sua email a Mulé.
“Nella comunicazione- prosegue Mulé- elencò una serie di circostanze storiche legate tra loro in modo assai singolare, insinuante e suggestivo. Provo a spiegarmi.li giornalista mise ad esempio in correlazione la circostanza che nel dicembre 1980 in occasione del Suo matrimonio ebbero a farle da testimoni di nozze Paolo (Paolino) Arnone ed il figlio Vincenzo, indicati dal giornalista come mafiosi di Serradifalco “di grosso cali-bro”; che Paolo Arnone venne arrestato nel 1992 e si suicidò in carcere nel novembre di quell’anno; che la sua famiglia (padre, fratello e Lei stesso) in quel periodo ebbe problemi giudiziari a Genova; che Vincenzo Amone prese il posto di capomafia del padre; che nel 1996 Vincenzo Amone entrò in Confindustria con due società…. ”
Praticamente rivela tutto quello che il giornalista Casagni gli aveva inviato in via del tutto confidenziale, come fa un giornalista con il direttore di un giornale.
E tutto questo- oggi al vaglio dei magistrati- per Mulé era una ” non-notizia”. Anzi era la prova, per lui, come si legge nella lettera inviata a Montante “della volontà di danneggiare la Sua reputazione come mi sembra di ricordare ebbi a dirle nel nostro incontro dell’autunno 2014″.
“Si citavano senza fare nomi anche Suoi rapporti “fin troppo stretti” con procuratori generali, procuratori della Repubblica anche in carica e altri magistrati)”
L’inconsistenza dei fatti narrati, dice Mulé a Montante, lo convinsero a non pubblicare l’articolo.
La chiosa della lettera è eloquente. L’ex direttore di Panorama si rende conto, forse, di avere detto un po’ troppo, e invita Montante alla riservatezza:
“La prego dunque di concordare un utilizzo di questa mia nel caso dovesse costituire elemento estraneo alla nostra corrispondenza”.
Ad occhio e croce, anche in questo caso, una notizia smentita è una notizia data due volte… Strano che Mulé non ci abbia pensato.
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