Arriva anche a Palermo un’esperienza nata in Francia e ora in via di diffusione in Italia. Obiettivo: ortaggi, verdure, frutta e formaggi a Km zero. Mettendo in contatto gli agricoltori con i cittadini. E’ la via da seguire per rilanciare la nostra agricoltura, garantendo ai cittadini-consumatori prodotti siciliani di qualità. L’importanza dell’informazione e dei prezzi
E’ con grande piacere che pubblichiamo un comunicato che annuncia l’arrivo, Palermo, de ‘L’Alveare che dice sì!’. Idea nata in Francia che si va diffondendo anche in Italia. In estrema sintesi, l’obiettivo è quello di mettere in contatto i cittadini con le aziende agricole del circondario, per consentire l’acquisto di prodotti agricoli a Km zero.
Di fatto, è la ‘filosofia’ che I Nuovi Vespri porta avanti da quando è in rete: difesa dei consumatori e difesa dei produttori siciliani. La spesa per alimenti dei siciliani ammonta, ogni anno, a circa poco più di 12 miliardi di euro. Ebbene, di questi, solo 2 miliardi di beni alimentari sono prodotti in Sicilia, il resto arriva da altre Regioni italiane e dall’estero.
Tutto questo è paradossale, perché l’agricoltura siciliana, oltre che di qualità, ha ‘numeri’ importanti e potenzialità. E allora?
Bisogna fare in modo che l’offerta (ovvero le produzioni agricole siciliane) arrivino sulle tavole dei siciliani.
Stiamo conducendo una battaglia, ad esempio, sull’olio d’oliva extra vergine. Insieme con gli amici pugliesi abbiamo appurato che, quest’anno, una bottiglia da un litro di olio d’oliva extra vergine non può costare meno di 10-12 euro. Se costa meno, è evidente che ci sono problemi…
Quello dell’olio d’oliva extra vergine è solo un esempio. Lo stesso discorso vale per gli ortaggi, le verdure, la frutta e i formaggi.
Vediamo adesso che cosa ci racconta il comunicato su ‘L’alveare che dice sì’ che apre a Palermo.
“E’ il primo mercato on-line e il social network dei gruppi d’acquisto 2.0. Finalmente arriva in Sicilia, a Palermo. L’inaugurazione è prevista martedì 27 novembre alle ore 18,30 presso il locale Officina Di Dio di via G. Puglisi Bertolino (dopo piazza Sturzo).
– Cibo sano, buonissimo e prezzi equi.
– Spesa e acquisto on-line.
– Ritiro spesa presso l’Alveare Officina
– Incontro con i produttori ogni settimana.
Sono questi i punti principali che caratterizzano l’Alveare”.
E ancora:
“Sono già 10 i produttori/allevatori di Palermo e provincia che fanno parte dell’Alveare e che lo riforniranno coi loro prodotti. Combinando tecnologia e agricoltura sostenibile, ‘L’Alveare che dice sì!’ è il progetto che, dopo il grande successo ottenuto in Francia, intende portare anche in Italia il nuovo modo per fare la spesa: tramite la piattaforma www.alvearechedicesi.it: produttori locali e consumatori si uniscono per sostenere il consumo di prodotti freschi, genuini e a chilometro zero”.
“Il progetto – prosegue il comunicato – ha già conquistato i consumatori di Torino e Milano e arriva anche in Sicilia con il suo primo ‘Alveare’ a Palermo. Un nuovo modo per vendere e comprare i prodotti locali utilizzando internet e la sharing economy: questa l’idea alla base de ‘L’Alveare che dice sì!’, progetto nato in Francia nel 2011 e sviluppatosi rapidamente a Torino e Milano, e nel resto d’Italia”.
“Unendo agricoltori, cittadini consapevoli e innovazione digitale – leggiamo ancora nel comunicato – L’Alveare che dice sì! è una piattaforma online che permette una distribuzione più efficiente dei prodotti locali, per dar vita ad un modello di impresa sociale: la piattaforma di vendita favorisce gli scambi diretti fra agricoltori locali e comunità di consumatori, che si ritrovano una volta alla settimana creando piccoli mercati temporanei a Km 0, conosciuti come Alveari”.
“Ad oggi – si legge sempre nel comunicato – sono più di 800 gli ‘Alveari’ presenti in Francia, e oltre 40 numero in Italia. Ora tocca a Palermo”.
Nel comunicato c’è anche la spiegazione sul come funziona ‘L’Alveare che dice sì!’:
“I produttori locali presenti nel raggio di 250 km si iscrivono al portale www.alvearechedicesi.it e si uniscono in un ‘Alveare’, mettendo in vendita online i loro prodotti: frutta, verdura, latticini, formaggi. I consumatori che si registrano sul sito posso acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino casa, scegliendo direttamente sulla piattaforma. Il ritiro dei prodotti avviene settimanalmente nel giorno della distribuzione organizzata dal gestore dell’Alveare, cioè colui che ha preso l’impegno di tenere il contatto con gli agricoltori e che si occupa di pianificare eventi, aperitivi e visite guidate nelle aziende dei produttori per creare un vero network di relazione e conoscenza diretta. L’incontro tra agricoltori e consumatori può avvenire in luoghi diversi, dal bar al ristorante, alla sala dell’associazione che mette a disposizione i propri spazi. Lo spirito però è sempre lo stesso: permettere ai produttori di vendere direttamente e in modo facile e dare ai consumatori accesso ad alimenti freschi, locali e di qualità, rivalutando il cibo e il suo ruolo nella promozione di uno stile di vita sano”.
“In questo meccanismo, che mette al centro la comunità e la genuinità dei prodotti – si legge nel comunicato – è fondamentale il ruolo della tecnologia: la piattaforma è stata sviluppata lavorando a stretto contatto con gli utilizzatori, per modernizzare ed accelerare la filiera corta e promuovere un modello di commercio più equo”.
Il primo ‘Alveare’ della Sicilia, come già ricordato, aprirà i battenti martedì 27 novembre, presso il locale Officina Di Dio, luogo in cui avverrà poi la distribuzione settimanale della spesa.
Gestore dell’Alveare Officina di Palermo è Marta Genova, giornalista di Palermo.
Nel comunicato c’è un’ulteriore spiegazione dell’iniziativa:
“L’Alveare che dice sì! è una startup nata nel 2016 e incubata presso Treatabit, il percorso per le startup digitali dell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino. E’ un progetto che ha origine in Francia nel 2011 col nome di La ruche qui dit oui e centinaia di Alveari presenti Oltralpe. In Italia, in soli due mesi, sono già sorti oltre 120 Alveari su tutto il territorio nazionale”.
In conclusione, iniziativa lodevole e importante. Sarà interessante capire come si articolerà la gestione. E molto dipenderà anche dai prezzi dei prodotti.
Perché se è vero che non bisogna risparmiare sull’olio extra vergine di oliva, è anche vero che i cittadini, per essere invogliati, debbono essere trattati bene.
Facciamo solo un esempio: il Pomodorino Ciliegino di Pachino (ARGOMENTO CHE ABBIAMO AFFRONTATO IN QUESTO ARTICOLO).
Agli agricoltori di Pachino il Pomodorino Ciliegino viene pagato dai commercianti 0,40-0,50 euro al Kg. Dopo di che, in Sicilia, viene venduto a 2,50-3 euro al Kg.
Gli agricoltori di Pachino, vendendo il Pomodorino Ciliegino al prezzo di 1,5 euro triplicherebbero i propri introiti, mentre i consumatori risparmierebbero il 50% e dovrebbero avere la garanzia di acquistare un prodotto siciliano (il condizionale potrebbe essere evitato se tale esperienza metterà nel conto controlli ‘random’).
In ogni caso, lo ribadiamo, è un’esperienza positiva. Sia perché i prodotti agricoli siciliani sono di grande qualità, sia per i possibili riflessi economici positivi.
Per la cronaca, va detto che non è la prima esperienza. Ci sono, infatti, i Mercati locali. O una recente, inutile legge regionale. In ogni caso, questa si annuncia come una novità, perché il rapporto tra agricoltori e consumatori dovrebbe essere diretto.
A Palermo – città che, sotto il profilo commerciale, è amministrata malissimo, con la Grande distribuzione organizzata a briglia sciolta – questa esperienza potrebbe risultare un’alternativa a chi ci propina mandorle e noci dalla California, ceci della Turchia e del Messico, fagioli e lenticchie del Canada (COME POTETE LEGGERE QUI).
Se i siciliani, nel giro di qualche anno, dovessero iniziare a consumare il 50% di alimenti prodotti in Sicilia, nella nostra isola resterebbero 4 miliardi di euro che oggi finiscono nelle altre Regioni italiane e all’estero.
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