L’ultima di Crocetta: al via le procedure per elezioni che non si celebreranno…

6 novembre 2015

Non è una commedia di Ionesco, ma la cronaca di quello che sta succedendo negli uffici della Regione. La legge sulle Province è impugnata. Ma non c’è la nuova legge. Così a norma della vecchia legge si convocano le elezioni per i vertici dei Consorzi di Comuni e Città metropolitane pur sapendo che non verranno celebrate. Intanto sindaci e consiglieri comunali…

La volete sapere l’ultima del governo regionale di Rosario Crocetta? Come tutti sanno, la legge sulla riforma delle Province approvata dall’Assemblea regionale siciliana è stata impugnata dal governo nazionale. E siccome siamo governati da ‘ascari’, i nostri governanti, da bravi ‘ascari’, hanno deciso di non difendere la legge davanti alla Corte Costituzionale, ma di adeguarsi ai dettami romani. Un modo ‘originale’ per difendere la dignità del Parlamento dell’Isola. Del resto, da Crocetta, dal PD siciliano e dai partiti di centrosinistra che appoggiano l’attuale governo non ci si può aspettare altro. Perché gli ‘ascari’ sono sempre ‘ascari’ e rimangono ‘ascari’.

Sennonché i nostri governanti hanno combinato un po’ di casino. Hanno sì presentato alla Commissione Affari istituzionali dell’Ars il disegno di legge con il quale, da bravi servi di Roma, si ‘inginocchiano’ al cospetto del governo nazionale e della ‘grande’ legge di riforma delle Province voluta dall’allora sottosegretario alla Presidenza, oggi Ministro, Graziano Delrio. Poi, però, non c’è stato il tempo per approvarla. L’Ars non l’ha ancora approvata. Che volete: non glielo dovevamo dare un mese a Crocetta e al segretario regionale del PD, Fausto Raciti, per dare vita al quarto governo regionale? Bisognava sistemare Antonello Cracolici all’Agricoltura, dare spazio alla corrente di Giuseppe Lupo e sbattere fuori dalla Giunta, per la seconda volta consecutiva, l’avvocato Antonio Fiumefreddo. Per non parlare della sistemazione delle altre ‘caselle’ della Giunta.

Certo, mentre Crocetta e Raciti ‘discutevano’, Messina era senz’acqua (e lo è ancora), le autostrade diventavano un delirio, con altri crolli e altri disastri. A questo si è aggiunto un altro ‘problemino’: siccome la nuova legge che dovrebbe recepire la legge nazionale Delrio non è stata ancora discussa e approvata da Sala d’Ercole, vige ancora la vecchia legge. E qui arriva il bello: la vecchia legge è impugnata ma c’è: così, nel nome di una legge impugnata, è stata fissata la data delle elezioni degli organi dei Consorzi di Comuni e delle tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. In pratica, gli uffici hanno fissato la data di un’elezione che non ci sarà.

Vi sembra un racconto dell’assurdo? No: è la realtà. Mentre scriviamo sindaci e consiglieri comunali stanno presentando, in massa, le proprie candidature (tranne il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che la legge impugnata esclude). Che verranno formalizzate tra domenica e lunedì prossimi. Parliamo, infatti, di elezioni di secondo grado: dovranno essere sindaci e consiglieri comunali ad eleggersi tra loro per governare i Consorzi di Comuni e le Città metropolitane.

Il problema, lo ribadiamo, è che la legge è impugnata. Ma non c’è ancora una legge per sostituirla. Il Parlamento siciliano, come già ricordato, non l’ha approvata perché la presidenza dell’Ars, a quanto sembra in onore a Ionesco (autore molto amato dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e dal vice presidente, Antonio Venturino), ha ritenuto di non togliere tempo alla crisi del terzo governo Crocetta, dando così un tocco di ‘assurdo’ a una Sicilia ormai monotematica. Insomma: solo strade e acquedotti che franano? Un po’ di sane assurdità non guastano…

Insomma, non si potevano disturbare i ‘manovratori’ (Crocetta, Raciti e il PD) per approvare una legge pro Delrio. Il risultato è tragicomico: gli uffici dell’assessorato alle Autonomie locali (assessorato senza assessore, perché Crocetta non ha ancora scelto il ‘fortunato’) vorrebbero bloccare questa proceduta assurda: elezioni indette per il 29 novembre pur sapendo che non verranno celebrate, sindaci e consiglieri comunali che, senza sapere né leggere, né scrivere, pronto accomodo, si candidano. Ma non possono bloccare la procedura perché ci vuole una nuova legge che l’Ars non ha ancora approvato…

Insomma, siamo all’operetta: grande Rosario da gela, grande PD, grande presidenza dell’Ars!       

 

 

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