Cari dipendenti di Riscossione Sicilia: chi troppo vuole nulla stringe/ MATTINALE 165

18 ottobre 2018

I soliti sindacalisti hanno fatto credere ai circa 700 dipendenti di Riscossione Sicilia che, passando armi e bagagli sotto le bandiere romane (di fatto svendendo un altro ‘pezzo’ di Autonomia siciliana), avrebbero guadagnato di più. Non è così, perché pare che Roma non si voglia addirittura prendere tutti i 700 dipendenti! L’attuale Governo regionale percorra un’altra strada, evitando il solito finale ascaro

Chi troppo vuole nulla stringe. Questo vecchio detto si attaglia con precisione al risultato che stanno per ottenere gli impiegati di Riscossione Sicilia spa e i loro cattivi consiglieri, i sindacalisti, nella battaglia per migliorare il loro status e la loro posizione economica.

Facciamo un passo indietro.

L’art 36 dello Statuto della Regione siciliana stabilisce che al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione…

Con la locuzione “redditi patrimoniali” si intende il reddito dei beni patrimoniali, i tributi spettanti alla Regione, le imposte relative ai redditi prodotti nella Regione e il contributo di solidarietà nazionale.

Lo Statuto riconosce alla Regione il potere di imposizione, accertamento e di riscossione di questi redditi.

Di tutto ciò, grazie al servilismo ascaro dei nostri governanti che si sono venduti alla mafia predatoria dello Stato, resta ben poco.

La potestà di accertamento (oggi esercitata con l’Agenzia dell’entrata) lo Stato se la tiene abusivamente da sempre, il contributo di solidarietà è stato praticamente abolito, resta la potestà di riscossione.

La storia della riscossione in Sicilia è una storia tutta in nero. Pur potendola esercitare direttamente attraverso i suoi uffici (soluzione ovvia per la sua trasparenza, semplicità e convenienza), la Regione ha adottato sistemi medievali, affidandola a soggetti estranei all’amministrazione, e a privati, la cui gestione, tra intermediazioni, collusioni mafiose, corruzione, assunzioni a tempesta senza mai espletare un concorso pubblico e che ne hanno gonfiato a dismisura gli organici, SALVO un periodo d’oro (per i privati), è sempre stata in passivo per la Regione, alla quale incassare un euro ne costa almeno due.

Approfittando dell’insipienza del presidente pro tempore, Nello-Nullo Musumeci, i sindacati di questi relitti storici hanno cominciato a fomentare il personale cercando di raggiungere l’obbiettivo di fare transitare competenze e personale allo Stato, aggregando le truppe cammellate siciliane alla gestione della Riscossione statale e vagheggiando di miglioramenti economici connessi al passaggio.

Il Nullo, pur di alleggerire la Regione del peso inutile di questo personale li ha assecondati: invece di rivendicare alla Regione gli uffici dell’accertamento dei tributi (le Agenzie delle entrate), sarebbe disposto a cedere allo Stato anche la potestà statutaria della riscossione.

Questa campagna napoleonica ha fatto però i conti senza l’oste, ovvero il Ministero dell’Economia, i cui uffici – si racconta – avrebbero messo le mani avanti: sì al passaggio delle competenze, ma per quanto riguarda il personale ne possiamo prendere 50 in tutto e scelti da noi. E gli altri 650?

Eh già, perché Riscossione Sicilia spa con gestione della Regione e personale assunto con generosità, di dipendenti ne ha circa 700.

Perché il Ministero sarebbe stato così perentorio? Ve lo spiego io. Avete mai visto un cartella esattoriale? Essa notifica l’importo da corrispondere all’Erario sulla base di una istruttoria svolta a monte dall’ufficio dell’accertamento, ovvero dall’Agenzia delle entrate. Non ci sono margini di negoziazione, o così o pomì.

L’ufficio della riscossione non ha nemmeno i mezzi per rispondere al contribuente sul come e il perché del debito. Per questo bisogna rivolgersi all’Agenzia. Il contribuente può solo pagare e sorridere.

A che serve dunque un baraccone come Riscossione Sicilia? Solo a se stesso, ai suoi dirigenti, che sono tanti.

Cerchiamo di essere moderni e civili, presidente Musumeci. La Regione sbaracchi il carrozzone, faccia sua l’indicazione del Ministero, regionalizzi il servizio di riscossione dei tributi, istituendo un semplice ufficio presso la direzione regionale dell’entrata, comandandovi 50 dipendenti di Riscossione Sicilia tra centro e periferia e il resto del personale transiti negli uffici della Regione che soffrono di carenze di organico. Peggio degli stagisti non faranno e non creeranno costi aggiuntivi.

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