A quanto pare alcune ‘autorità’ starebbero seguendo con attenzione la rendicontazione dei fondi europei. Per verificare se, anche questa volta, per giustificare la spesa verrebbero utilizzate opere realizzate nel passato che nulla hanno a che vedere con la Programmazione 2014-2020. Controlli negli uffici della Regione e nei Comuni e interrogazioni parlamentari?
Non sappiamo se negli uffici del dipartimento della Programmazione della Regione siciliana sia arrivato qualche ‘avvertimento’. Ma un fatto sembra certo: i raggiri contabili noti come ‘Progetti retrospettivi’ o ‘Progetti di sponda’ sono stati ‘sgamati’. Si parla di controlli da parte di varie autorità, non soltanto europee. Di fatto, si tratta di un imbroglio contabile attraverso il quale l’amministrazione regionale e soprattutto i Comuni trasformano in spesa corrente i fondi europei che dovrebbero essere utilizzati per gli investimenti in infrastrutture.
Di questo tema ci siamo occupati qualche giorno fa in un articolo nel quale abbiamo invitato la Ministra per il Mezzogiorno, la grillina Barbara Lezzi, a fare chiarezza su questa incredibile storia che è ormai diventata una ‘regola’ in Sicilia (non sappiamo come stiano le cose nelle altre tre Regioni ad Obiettivo Convergenza che utilizzano i fondi strutturali europei: Campania, Puglia e Calabria). (QUI TROVARE IL NOSTRO APPELLO ALLA MINISTRA BARBARA LEZZI).
Il meccanismo è semplice. I fondi europei vanno a rendiconto: ciò significa che le Regioni europee ad Obiettivo Convergenza, cioè quelle più povere (che in Italia, come già ricordato, sono Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) realizzano le infrastrutture anticipando la spesa e poi, ad opera completata, o parzialmente completata, l’Unione Europea restituisce alla Regione e ai Comuni che rientrano nelle Regioni ad Obiettivo Convergenza i soldi spesi.
Negli uffici della Regione siciliana, in questo momento, si debbono rendicontare un bel po’ di soldi relativi alla Programmazione dei fondi europei 2014-2020.
A quanto pare, le opere realizzate totalmente o parzialmente dal 2014 ad oggi – cioè dopo quattro anni! – si conterebbero sulla punta delle dita. Così la Regione siciliana rischia di perdere 500 milioni di euro di fondi europei, che verrebbero assegnati a Regioni europee più virtuose (che spendono veramente i fondi europei per realizzare vere opere pubbliche).
Attenzione: la notizia che fanno passare è che la Regione siciliana è ‘lenta’ a spendere i fondi europei: cosa, questa, che è vera solo in parte. In realtà, la lentezza della spesa dei fondi europei fa parte del ‘gioco’: Regione siciliana e Comuni, insieme, non realizzano nuove opere pubbliche, ma vanno a contabilizzare opere infrastrutturali vecchie – addirittura’ – anche opere immateriali.
Questo spiega perché, in Sicilia, nonostante la spesa dei fondi europei, non aumenta l’occupazione, o aumenta in ragione molto meno che proporzionale alle risorse finanziarie impiegate. Se buona parte di fondi ‘spesi’ viene rendicontata per opere pubbliche realizzate nel passato come può crescere l’occupazione?
Infatti, con i fondi rendicontati con i ‘Progetti di sponda’, o ‘Progetti retrospettivi’ Regione e Comuni pagano i precari e altre spese correnti, aggirando un’Unione Europea che fa finta di non vedere!
Un meccanismo ingegnoso, che è iniziato con la Programmazione di Agenda 2000 (i fondi europei della Programmazione 2001-2006) e non si è mai fermato. Anzi si è affinato e adesso è diventato semplicemente incredibile!
Sembrerebbe che alcune ‘autorità’ avrebbero intenzione di effettuare i controlli alla fine di quest’anno, per andare a verificare quando sarebbero state realizzate le opere rendicontate. In realtà, è un’operazione che avrebbero già dovuto fare, da tempo, gli uffici dell’Unione Europea.
Però la ‘festa’ sta finendo. Oltre alle indiscrezioni sui controlli da parte di varie autorità, sembra che alcuni parlamentari nazionali e regionali si apprestino a chiedere agli uffici della Regione siciliana l’elenco delle opere pubbliche che verranno rendicontate entro il 31 dicembre di quest’anno.
Vi terremo informati.
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