L’ascarismo becero degli attuali governanti: i casi di Riscossione Sicilia e CAS/ MATTINALE 145

28 settembre 2018

E’ in atto una gara tra presidente della Regione, assessori e deputati regionali allo sbaraccamento delle istituzioni della nostra Regione. Politici improvvisati on l’avallo di sindacalisti da quattro soldi svendono a prezzi stracciati asset che, se fossero amministrati da persone competenti e fedeli allo Statuto, darebbero alla Sicilia grandi opportunità di sviluppo. I casi di Riscossione Sicilia spa e delle autostrade della nostra Isola  

L’ascarismo del politicume siciliano, ovvero la sviscerata servitù dei deputati regionali nei confronti del governo nazionale sta assumendo toni addirittura farseschi. E’ in corso tra tanti deputati regionali una vera e propria gara allo sbaraccamento delle istituzioni regionali e tra chi cede allo Stato a prezzi stracciati asset che, se fossero amministrati da persone competenti e fedeli allo Statuto autonomistico, sarebbero risorse per la Sicilia. Invece alla guida (!) di questi, come di tutti gli altri enti regionali vengono messi o quaraquaquà incapaci, inetti e ignoranti, dotati di pieni poteri per soddisfare ogni desiderata, anche la più truce di chi li comanda e rendere ogni favore politico a scapito della funzionalità degli enti, ovvero persone di grandi capacità, alle quali però viene interdetto di compiere qualsiasi azione seria e meno che mai di avviare una qualche riforma.

Particolarmente sotto tiro ci sono Consorzio Autostradale Siciliane (CAS) e Riscossione Sicilia spa. I politicanti regionali con l’appoggio scellerato e criminoso del sindacato che, nella paura di perdere qualche tessera venderebbe anche la madre, li vorrebbero cedere allo Stato, attuando, nel caso del Consorzio, una fusione con l’ANAS, l’Azienda nazionale che si occupa delle autostrade e delle strade . Che significa?

Da parte dei deputati regionali c’è la convinzione che lo Stato sia gestito da babbei come loro e che quindi lo Stato prenderebbe oltre che la polpa, anche le frattaglie. Ma ovviamente non sarà così. Lo Stato tratterà su ben altre basi. Vorrà la maggioranza, vorrà un consorzio snello, vorrà mano libera nella gestione dei fondi comunitari destinati alla complessiva infrastrutturazione stradale dell’Isola. La miserabile accattona politica regionale si accontenterà di piazzare uno sciacquino, non di più, nel consiglio di amministrazione, senza arte, né parte, né poteri.

Un ‘operazione esattamente opposta a questa è già stata fatta da politici seri, onesti, capaci e combattivi, ovvero i trentoaltoatesini delle province di Trento e Bolzano. Insoddisfatti delle lentezze operative e gestionali dell’ANAS nei propri territori SE LA SONO COMPRATA LORO!

Il nostro Statuto prevede che i redditi patrimoniali (imposte e tasse) della Regione sono di pertinenza regionale. Sarebbe fuori luogo riprendere la polemica, che resta intatta e impregiudicata, su quanta parte di questi redditi gli ascari servi di Roma si fanno scippare da sempre dallo Stato.

I redditi patrimoniali si acquisiscono esercitando i poteri relativi di accertamento e di riscossione. Lo Stato non ha mai ceduto alla Regione le competenze e gli uffici o preposti all’accertamento, che oggi si chiamano Agenzie delle Entrate, commettendo un vero e proprio abuso che i servi ascari fanno subire ai siciliani senza fiatare.

L’esercizio della riscossione, passato alla Regione dopo alterne vicende in chiaroscuro, e un lungo periodo di privatizzazione, inconcepibile in uno Stato moderno, è oggi di competenza di una società per azioni chiamata Riscossione Sicilia spa, diventato un ‘carrozzone’ praticamente ingovernabile. Al punto che la politica, incapace di rimettere le cose a posto, se ne vorrebbe sbarazzare, cedendola all’omologa struttura nazionale. Anche qui con l’avallo dei sindacati e anche qui correndo gli stessi rischi nella ventilata creazione della sociètà mista CAS-ANAS.

Ma il vero grande pericolo è un altro. Figlio dell’ordinamento savoiardo, forte coi deboli e debole con i forti, lo Stato italiano, senza alcuna dignità, come i padri fondatori, non esita a ricorrere ad ogni mezzo infame per raggiungere i suoi obbiettivi.

La legge statutaria dice dunque che le imposte pagate e riscosse in Sicilia sono di pertinenza della Regione siciliana. Per fregare i siciliani lo Stato ha spostato la riscossione di alcune imposte fuori dalla Sicilia, esattamente a Latina, e quindi fuori dal regime statutario. E’ un trucco da peracottari, indegno di un Paese civile e tutto il contrario della “leale collaborazione” auspicata dalla Corte costituzionale rapporti Stato-Regione.

I nostri politici servi, invece di incatenarsi ai cancelli degli uffici di Latina fanno finta di niente mentre le imposte pagate da tutti gli impiegati statali che lavorano e vivono in Sicilia, insegnanti, esponenti delle forze dell’ordine le incassa lo Stato, rimanendo a carico della Regione i servizi che con quelle imposte andrebbero pagati.

C’è o non c’è da aspettarsi che gli stessi banditi non creino un recapito di Riscossione Sicilia a Villa San Giovanni e che i nostri soldi relativi ai tributi a ruolo facciano la stessa fine di quelli riscossi a Latina?

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