A rigor di logica il prezzo, con la riduzione della produzione, dovrebbe schizzare all’insù. Se intendete acquistare il vero extra vergine del Sud Italia – come noi consigliano ai nostri lettori del Mezzogiorno – lo pagherete da 8-9 euro al litro in Sicilia e 12-14 euro al litro in Puglia (dove il calo produttivo è stato più sostenuto). Poi ci sarà il mercato ‘drogato’ dall’olio estero con le solite bottiglie a 5 euro, 4 euro, fino a 3 euro. Lo scenario in Spagna, Portogallo e Grecia
Si profila un’annata complicata per l’olivicoltura italiana. Il clima avverso e gli attacchi della mosca dell’olivo provocheranno, con molta probabilità, una riduzione della produzione del’olio d’oliva extra vergine del 40-50%, anche se non sarà così in tutte le Regioni. Pesante la riduzione della produzione in Puglia e in Calabria, un po meno pesante lo scenario in Sicilia.
Nel complesso, in Italia – quest è un dato riportato dal quotidiano Italia Oggi – la produzione di olio d’oliva extra vergine dovrebbe passare da circa 450 mila tonnellate a 220 mila tonnellate.
Perché scriviamo che sarà un’annata “complicata”? Perché di mezzo, in questa storia, c’è l’invasione – perché di questo si tratta – di olio d’oliva tunisino, marocchino e, sembra, anche egiziano. La presenza di olio d’oliva nord africano è destinata a condizionare l’andamento del mercato di questo prodotto nelle tre Regioni del Sud Italia che producono il 90% circa dell’olio extra vergine do oliva italiano: Puglia, Calabria e Sicilia.
Non sappiamo cosa succederà in Puglia e in Calabria. Anche se da notizie informali raccolte qua e là ci dicono che il prezzo dell’extra vergine di oliva – soprattutto in Puglia – dovrebbe attestarsi intorno a 12-14 euro al litro. Non c’è da stupirsi, perché in Puglia, dove i costi di produzione vengono calcolati in modo corretto, in condizioni normali il costo ‘viaggia’ tra 10 e 12 euro a litro. Con la riduzione della produzione di olive – come già accennato piuttosto consistente in Puglia – 14 euro per ogni bottiglia di un litro di extra vergine di olio d’oliva è un prezzo che ci sta tutto.
Completamente diverso lo scenario in Sicilia, dove – così si sussurra – sarebbero stati ‘chiusi’ contratti con soggetti di altre Regioni italiane a prescindere dalla produzione prevista per quest’anno. Detto in parole più semplici, ci sono soggetti, in Sicilia, che già nei mesi scorsi si sono impegnati a fornire partite di olio d’oliva ad acquirenti del resto d’Italia (leggere del Centro Nord Italia).
Questo spiega, con molta probabilità, la già accennata “invasione” di olio nord africano in Sicilia. Noi ci siamo occupati di 800 tonnellate di olio d’oliva tunisino sdoganate nel porto di Palermo a fine agosto (COME POTETE LEGGERE QUI) e spedite a Sciacca, in provincia di Agrigento. Ma il problema ha dimensioni più ampie e riguarda, per lo più, l’olio d’oliva tunisino.
A rigor di logica, solo la presenza di grandi quantitativi di olio d’oliva proveniente dal Nord Africa può aver consentito, a certi commercianti della Sicilia, di programmare la vendita di grandi quantitativi di olio d’oliva a soggetti che operano fuori dall’Isola.
Questo, in Sicilia, determinerà un mercato dell’olio extra vergine di olive a due volti.
Il primo volto sarà rappresentato da un mercato di olio d’oliva da esportare fuori dalla Sicilia a prezzi bassi, tali da consentire ai marchi del Centro Nord Italia di continuare a vendere, nei supermercati, olio d’oliva ‘extra vergine’ e 5 euro, 4 euro, addirittura a 3 euro a bottiglia!
Poi ci sarà un mercato locale, imperniato sull’olio d’oliva extra vergine prodotto in Sicilia che, alla luce della riduzione della produzione, dovrebbe attestarsi tra 7-8 e anche 9 euro al litro.
I nostri lettori lo sanno: il consiglio che diamo ai siciliani è di acquistare il vero olio d’oliva extra vergine siciliano dai produttori siciliani. Spendere 8 euro per ogni litro di olio d’oliva extra vergine è corretto, soprattutto perché ne va della nostra salute.
Vediamo adesso di illustrare meglio qual è la situazione in Italia e nel Nord Europa, che è l’area del Vecchio Continente dove si produce olio d’oliva.
Cominciamo con le notizie di carattere generale.
Tre fatti vanno segnalati come elementi che hanno condizionato la produzione di olive in Italia: il Burian, il vento gelido che ha colpito l’Italia tra febbraio e marzo (nel Centro Nord Italia, ma anche in alcune zone del Sud, come a Bari e dintorni); lo Scirocco (soprattutto nel Mezzogiorno); e gli attacchi della già citata mosca dell’olivo, un insetto dannoso per le olive che quest’anno ha reato problemi.
Sulla Xilella non ci pronunciamo, promettendo ai nostri lettori un articolo più dettagliato per fare un po chiarezza su questo batterio misterioso.
Nel complesso, come già ricordato, c’è una riduzione della produzione. Anche se nelle aree costiere il fenomeno è un po’ meno accentuato.
Come già ricordato, produzione quasi dimezzata in Puglia e in Calabria, dove le sciroccate hanno danneggiato la fioritura. Ad agosto, invece, i danni sono stati causati dalla mosca dell’olivo.
In Sicilia, come già accennato, la situazione varia da una provincia all’altra. Palermo e Catania dovrebbero registrare una riduzione della produzione. Minori, invece, i danni registrati nell’Agrigentino e nel Siracusano.
Nelle altre Regioni del Sud – Basilicata, Abruzzo, Campania – non è andata bene. E non è andata bene nemmeno nel Lazio, sempre a causa dei venti freddi. Seguono le altre Regioni del Centro Italia, che non hanno mai avuto grandi estensioni di oliveti.
Sembra buona, invece, la produzione in Liguria.
Ricordiamo, per la cronaca, che le produzioni di olio d’oliva extra vergine nel Centro Nord Italia sono comunque ininfluenti, anche se, dall’Unità d’Italia in poi, grazie a un’operazione di colonizzazione commerciale, tutt’ora in atto, il Centro Nord Italia controlla il mercato dell’olio extra vergine di oliva italiana (COME QUESTO SIA AVVENUTO E COME CONTINUI AD AVVENIRE VE L’ABBIAMO RACCONTATO QUI).
Girando lo sguardo verso gli altri Paesi europei che producono olio d’oliva extra vergine scopriamo che l’annata, in Spagna, non dovrebbe subire battute d’arresto: la produzione si dovrebbe attestare intorno al milione e mezzo di tonnellate (non dimentichiamo che la Spagna è il primo Paese produttore al mondo di olio d’oliva extra vergine).
Bene anche la Grecia che, quest’anno, anche se di poco, dovrebbe produrre più olio d’oliva extra vergine dell’Italia (circa 240-250 mila tonnellate).
Sullo stesso livello della Grecia dovrebbe attestarsi la produzione di olio d’oliva extra vergine della Turchia.
Il Portogallo, invece, dovrebbe vedere ridotta la propria produzione.
E il Nord Africa? Il Paese che produce più olio d’oliva è la Tunisia con 160-170 mila tonnellate. Al secondo posto c’è il Marocco con 60-70 mila tonnellate. Sull’Egitto non abbiamo notizie precise: ma qualcosa comincia a muoversi anche da quelle parti.
In chiusura ribadiamo il nostro appello a tutti i meridionali: acquistate olio d’oliva extra vergine nelle vostre Regioni: darete una mano agli agricoltori delle vostre parti e concorrerete a liberare il Mezzogiorno dai colonizzatori del Centro Nord Italia che controllano il mercato dell’olio d’oliva extra vergine.
L’appello che vi rivolgiamo è particolarmente importante perché la Tunisia, quest’anno, oltre alla produzione già citata di 160 mila tonnellate di olio d’oliva ha in giacenza altre 50 mia tonnellate di olio d’oliva dello scorso anno che proverà, in tutti i modi, a sballare all’Europa.
Ricordatevi che l’Unione Europea non esita a sacrificare le aree del Sud Europa (Spagna, Italia, Grecia, Portogallo) per vendere prodotti industriali e servizi a vari Paesi del mondo. Lo ha fatto con le arance, con l’olio d’oliva e on il CETA.
Se alle prossime elezioni europee non verranno sconfitti i partiti politici che hanno tenuto questa linea di penalizzazione verso le agricoltura del Sud Europa – ovvero Partito Popolare Europeo e Partito Socialista Europeo (che tradotto in Italia significa PD e Forza Italia) – continuerà su questa strada.
Poiché si voterà nel maggio del prossimo anno, per difendere l’olivicoltura da olio del Sud Italia bisogna acquistare l’extravergine del Sud Italia dai ostri produttori e dai nostri frantoi (frantoi di fiducia, perché gli imbrogli sono sempre dietro l’angolo).
Foto tratta da scomunicando.it
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