La scelta di una nuova Europa (senza multinazionali) per la sopravvivenza della nostra civiltà/ MATTINALE 135

18 settembre 2018

Si va verso le elezioni europee, appuntamento importantissimo per chi non è schierato con l’Unione Europea di oggi, al servizio delle multinazionali (un tempo si diceva del ‘Capitale’), né con chi, avendo sconfitto gli ultimi, pensa di essere meglio degli altri (leggere Lega di Salvini). Prepariamoci a questo viaggio rischioso insieme con gli uomini e le donne di buona volontà 

“Se la libertà significa qualcosa,
allora significa il diritto di dire alla gente
quello che non vuole sentire”.
George Orwell

“Cercansi uomini e donne per viaggio rischioso. Paga bassa, freddo glaciale, lunghe ore di completa oscurità. Incolumità e ritorno incerti”.

Di che spedizione si tratta?

Stiamo descrivendo, romanzando un po’, la campagna elettorale che dovremo affrontare noi, quelli che in questa follia dilagante, in questa assordante volgarità che rischiano di travolgerci, stanno conservando il coraggio e il senno. Col rischio di sembrare addirittura provocatori.

Eppure lo siamo, un po’ provocatori, quando affermiamo di sentirci migliori di quanti sbraitano scompostamente, di quanti hanno finalmente trovato un totem per scaricarvi attorno la propria barbarie troppo a lungo repressa, migliori perché siamo capaci più degli altri di occuparci al contempo del bene proprio e di quello degli altri, quegli altri ai quali siamo strettamente connessi, e dalla cui sorte siamo direttamente dipendenti.

Chi, avendo sconfitto e respinto gli ultimi, si sente meglio dentro, non deve vincere. Chi si sente soddisfatto dopo aver voltato lo sguardo di fronte all’infelicità altrui deve essere ricacciato nel suo carcere personale.

“La gente non dimenticherà mai come l’hai fatta sentire”, e nessuno potrà mai placare quel bruciore che ci tormenterà al ricordo del male che abbiamo fatto.

E’ una grande opportunità quella che oggi ci si presenta, quella di combattere insieme per il bene comune. Bisogna combattere e sconfiggere chi ci fa correre il rischio di uno schianto inesorabile. Questo ci aspetta se continueremo a procedere nel verso opposto del bene comune.

E’ vero, il sistema capitalistico, dopo l’euforia della vittoria sul comunismo, ha imboccato una strada che ne ha fatto la principale causa dei problemi sociali, ambientali ed economici che ci affliggono. Sappiamo bene come abbia prosperato per anni a spese della collettività.

Gli Stati (ricordiamocelo sempre: prima gli Stati) che compongono l’Unione Europea non sono stati immuni da questa febbre, anzi. La loro responsabilità, che è diventata responsabilità dell’Unione, è assai maggiore, in quanto questa deriva sbagliata l’ha fatta tralignare dai valori fondanti e originari che mettevano e mettono al centro delle ragioni della Comunità la persona e non certo il capitale.

Possono cambiare le cose? Sì, ma solo se si uniscono persone che fanno accadere le cose, quelle che si chiedono:

“Che cosa posso fare io?”, ”Che contributo posso dare?”.

“Per migliorare bisogna cambiare”, diceva Winston Churchill. Ma per cambiare occorrono uomini e donne che non si trincerino dietro i ”Non dipende da me”, Perché proprio io?” “Non ne sono capace”.

E allora il cambiamento verrà, e avverrà in meglio anche in Europa, anche nelle istituzioni europee, anche nel Parlamento europeo. Prevarranno i valori di condivisione, di reciprocità, di solidarietà e noi, oltre che sentirci europei, saremo europei.

Foto tratta da apiceuropa.com

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