A descrivere questa ingegnosa modalità truffaldina è un articolo pubblicato da ‘Teatro naturale – agricoltura, alimentazione ambiente’. L’approfondimento fa riferimento a quanto potrebbe avvenire in Puglia. ma abbiamo la sensazione che il metodo sia diffuso anche in altre parti d’Italia. Del resto, dove finisce tutto l’olio d’oliva estero che arriva in Sicilia?
Sotto il titolo di “Evviva, sono tornate le truffe olearie! Ecco cosa accadrà all’olio d’oliva italiano” va un articolo pubblicato da Teatro naturale – agricoltura, alimentazione ambiente, a firma di Alberto Grimelli. Servizio di approfondimento molto interessante, che descrive come si stanno organizzando le truffe all’olio extra vergine di oliva italiano con le cosiddette “olive di carta”.
Che il fiume di olio d’oliva tunisino che ha invaso l’Unione Europea – con il consenso della Commissione europea e del Parlamento di Strasburgo – finisce in buona parte in Italia lo sapevamo. Che viene venduto non con il marchio “Olio d’oliva tunisino”, ma sotto mentite spoglie (cioè come olio d’oliva “extravergine” italiano), beh, anche questa è cosa nota.
Quello che non conosciamo fino in fondo sono le modalità truffaldine con le quali vengono gabbati gli ignari consumatori. Sappiamo – e lo sanno anche i nostri lettori – che le bottiglie di olio d’oliva extravergine che costano 5 euro, 4 euro, 3 euro e, talvolta, anche meno non debbono essere acquistate, ma lasciate sugli scaffali dei supermercati.
Ma, adesso, grazie a questo servizio, abbiamo una notizia in più: il ricorso alle “olive di carta”. Vediamo di che si tratta.
Ma andiamo con ordine.
Nell’articolo si parla di una “rincorsa al ribasso” dei prezzi dell’olio d’oliva “extra vergine”, “macchiavellicamente pilotata, che ha portato il prezzo dai 3,49/3,59 agli attuali 2,49 euro al litro per l’olio comunitario”. E fin qui ci siamo: abbiamo più volte avvertito i nostri lettori di non acquistare tale olio.
“Fossimo in un film giallo – si legge nell’articolo – si parlerebbe di delitto perfetto, con il morto (il settore olivicolo) sepolto nell’indifferenza generale, a partire da quelle associazioni che dovrebbero difenderlo”.
Qui va fatta un precisazione, indicando che cosa s’intende quando si descrive il settore olivicolo italiano, con riferimento alle olive da olio. Si parla, per la precisione, delle tre Regioni del Sud Italia che, insieme, producono il 90% circa dell’olio extra vergine d’oliva italiano: Puglia, Calabria e Sicilia.
Mentre non si parla di certe Regioni del Centro Italia che, pur possedendo percentuali ininfluenti di oliveti, controllano il mercato dell’olio extra vergine italiano, sbolognando ai consumatori del nostro paese Iddio solo sa che cosa! Tra queste ci sono Regioni che ‘producono’ il 40% dell’extra vergine italiano senza avere gli alberi…
“Trovare prezzi pazzi sugli scaffali dei supermercati – leggiamo sempre nell’articolo Teatro naturale – agricoltura, alimentazione albiente – è ormai semplicissimo e anche i brand più famosi si sono ‘piegati’. L’olio civetta non si trova più solo al discount con brand di fantasia (vedi da Todis a 2,49 euro/litro) ma anche in catene rinomate (Esselunga) e con marchi famosi venduti a 2,99 euro/litro”.
E qui ci sovviene una bella frase di Lenin:
“I capitalisti ci venderanno anche la corda per impiccarli”.
Che vogliamo dire? Che il fiume di olio d’oliva tunisino (e, in generale, estero) che arriva in Italia raggiunge ormai livelli impensabili! Chi lo deve vendere sa benissimo che ormai i consumatori sanno che un extra vergine di oliva venduto a 5 euro a bottiglia, a 4 euro a bottiglia, a 3 euro a bottiglia o, addirittura, a meno di 3 euro a bottiglia è quello che è…
Ma, come già ricordato, l’olio d’oliva tunisino è tanto: e per venderlo – sempre come “extra vergine”, italiano o comunitario – sono costretti ad abbassare i prezzi e… e vengono ‘sgamati’. Ma sono costretti a farlo! Tanto in Italia, con 13 milioni di poveri e con il ceto medio impoverito il mercato si trova…
“Al momento – leggiamo sempre nell’articolo – da questa contesa sui prezzi, si è parzialmente salvato il 100% italiano su cui difficilmente si vedono offerte a prezzi stracciati. Anzi, spesso i prezzi a scaffale risultano mediamente elevati, dagli 8 ai 13 euro al litro, secondo una recente indagine di Altroconsumo che ha fatto analizzare trenta oli extra vergini di oliva, la maggior parte dei quali top di gamma, trovando che otto di questi non erano classificabili come extra vergini di oliva. Tra i migliori, in prima posizione troviamo De Cecco Pregiato 100% italiano, 8 euro al litro, che ha ottenuto buoni voti in tutti i parametri verificati e nella prova di assaggio. In seconda posizione Agride il Regale 100% italiano a 11 euro al litro, seguito da Monini Bios 100% italiano da agricoltura biologica a 12,7 euro al litro. Tutti 100% italiani…”.
Insomma, qualcosa si salva. Ma… ma “rotto il muro dei 3 euro al litro sull’olio comunitario nell’indifferenza generale, tra poco però toccherà all’olio italiano. A fronte di un’annata certamente negativa, si preparano le grandi manovre per cercare di abbattere anche l’ultimo steccato, riducendo nuovamente l’olio nazionale a commodity”.
E qui entriamo nel cuore delle nuove truffe:
“Alcuni grandi frantoi del Sud Italia, Puglia in particolare – si legge nell’articolo – stanno siglando ‘contratti’ per olive di carta a 60 euro/quintale. Cosa sono le olive di carta? Olive che non esistono, ma che vengono ‘fornite’ da veri agricoltori con tanto di fascicolo aziendale. Tutto in regola, almeno sul fronte della tracciabilità e del registro Sian. Basta un documento di trasporto e il gioco è fatto”.
Le “olive di carta”, insomma, non sarebbero altro che false certificazioni.
“L’olivicoltore messo in crisi dal Burian o da Xylella (a seconda che si sia nel Barese o nel Salento) – si legge sempre nell’articolo – vede nell’offerta di frantoiani senza scrupoli la possibilità di sbarcare il lunario. Già, perché l’olivicoltore riceverà in banca 60 euro a quintale di olive tramite bonifico, ma si impegna a riportare al frantoiano 30 euro a quintale in nero. Il frantoiano disonesto e truffaldino, quindi, ci guadagnerà due volte. Si troverà in carico olive italiane da cui ricaverà olio italiano, rigorosamente sulla carta, e poi comprerà olio dall’estero pagandolo con quei fondi neri che gli stessi olivicoltori lo hanno aiutato a creare”.
Una truffa ingegnosissima, molto più semplice di quella messa in atto dai titolari dei frantoi che acquistano olio estero – in questo momento è in auge la Tunisia – per poi miscelarlo con extra vergine italiano.
Molto più veloce – e, volendo, meno rischioso – il metodo descritto in questo articolo con il quale si può vendere olio extra vergine di oliva italiano frutta di una molitura do “olive di carta” praticamente inesistenti!
“Ecco così sbucare dalle nebbie – leggiamo nell’articolo – un olio italiano, solo sulla carta, da vendere all’ingrosso a 4 euro al chilo (equivalente a 3,99 euro/litro in offerta al supermercato), cercando così di condizionare un mercato che vorrebbe invece il posizionamento del vero 100% italiano tra i 5,5 e i 6 euro al chilo, almeno”.
E qui non siamo d’accordo con l’autore dell’articolo: perché produrre un extra vergine d’oliva, nel Sud Italia, costa, in media, 10 euro al litro, con punte di 13-14 euro in Puglia, dove i costi vengono calcolati alla lettera, mentre in Sicilia i costi si abbassano a 7-8 euro al litro.
Il prezzo di 6 euro al litro è già al limite.
“E’ possibile fermare la frode semplicemente con qualche verifica – si legge nell’articolo – incrociando i dati della produzione dichiarata (bolle di consegna in frantoio) con i fascicoli aziendali e qualche controllo in campo durante la raccolta. E’ possibile alzare l’attenzione, e magari squarciare qualche velo di omertà, con qualche denuncia delle associazioni. Tutto questo è possibile, ma accadrà? Per ora domina un surreale silenzio.
Chi oggi sta zitto, non solo non avrà diritto di protestare domani, ma si renderà di fatto complice della morte del settore”.
L’articolo parla delle possibili truffe in Puglia. Ma anche in Sicilia non si scherza. Noi abbiamo raccontato, nelle scorse settimane, di 800 tonnellate di “olio extra vergine di oliva biologico” arrivato dalla Tunisia. Ma abbiamo la sensazione che, nella nostra Isola, l’invasione di olio d’oliva estero ‘viaggi’ su numero molto più elevati.
Il nostro consiglio? E’ sempre lo stesso: non acquistate olio d’oliva extra vergine nei supermercati: acquistatelo dai produttori o nei frantoi di fiducia.
QUI L’ARTICOLO DI Teatro naturale – agricoltura, alimentazione ambiente
Ecco cosa deve fare il Sud Italia per riprendersi il mercato dell’olio d’oliva extra vergine ‘rubato’ dal Centro Nord Italia!
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