Le ha presentate il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, eletto nel collegio Sicilia-Sardegna. Che parla senza mezzi termini di “rischio che gli importatori nazionali, che in Italia sono coperti dal segreto doganale dettato dal diritto alla privacy, vendano l’olio tunisino evitando di riportare la vera origine in etichetta”. L’intervento del parlamentare siciliano, Vincenzo Figuccia
Il ‘caso’ dell’olio d’oliva tunisino – 800 tonnellate di olio d’oliva ‘extra vergine’ sdoganate nei giorni scorsi nel porto di Palermo, destinazione Sciacca, provincia di Agrigento – arriva al Parlamento europeo. A parlarne con ben due interrogazioni alla Commissione Europea è il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle eletto nel collegio Sicilia-Sardegna, Ignazio Corrao.
“Il 28 agosto – scrive Corrao nella prima interrogazione – è stata data notizia dell’arrivo a Palermo di una nave contente circa 800 tonnellate di olio extravergine d’oliva biologico proveniente dalla Tunisia a dazio zero, acquistate da un’azienda siciliana. Secondo i dati contenuti nel registro ‘Import quota for Tunisian olive oil 2018’, già nel gennaio 2018 si è esaurito il contingente di importazioni senza dazio, corrispondente a 56.700 tonnellate di olio d’oliva”.
A questo punto Corrao solleva la vera questione:
“A ciò si aggiunge il rischio che gli importatori nazionali, che in Italia sono coperti dal segreto doganale dettato dal diritto alla privacy, vendano l’olio tunisino evitando di riportare la vera origine in etichetta”.
Appuriamo, così, che gli importatori di olio d’oliva da Paesi extra comunitari rimangono anonimi, protetti dal “segreto doganale”, e che, invece di rivendere il prodotto indicando nell’etichetta la provenienza, se lo possono rivendere come “oli d’oliva extra vergine siciliano” o anche italiano!
Può la Commissione Europe, chiede Corrao, “confermare l’illegittimità dell’esenzione dal dazio nel caso in questione, considerato l’esaurimento della quota a dazio zero nel gennaio 2018?”.
Per l’europarlamentare, la Commissione deve “chiarire a chi spetta di garantire la trasparenza e la tracciabilità che consenta ai cittadini di conoscere e monitorare le importazioni dei prodotti in Sicilia”.
Quindi un’altra domanda: fino a che punto è legittimo “il ricorso al segreto doganale in virtù del superiore diritto del consumatore di conoscere la lista degli importatori di prodotti dall’estero?”.
Poiché un’interrogazioni non può superare un certo numero di parole, Corrao, come già ricordato, ne ha presentato una seconda. Tema: la pressione dell’olio d’oliva tunisino in Sicilia in piena campagna olearia e durante la formazione del prezzo
“In Sicilia – scrive l’eurodeputato grillino – è in atto una massiccia importazione di olio d’oliva tunisino esente da imposta doganale a prezzo fortemente inferiore (3-4 euro al Kg) rispetto al prezzo proposto dai produttori locali (7-8 euro al Kg) (per la cronaca, un Kg di olio d’oliva corrisponde, grosso modo, a un litro ndr)”.
“Tale ampio fenomeno di importazione – prosegue Corrao – priva di dazi comporta un pesante effetto depressivo sul mercato alle porte della nuova campagna olearia, dovuto al fatto che l’olio tunisino e quello siciliano sono perfettamente alternativi, come dimostra un recente studio dell’Osservatorio Tunisino dell’Economia (giugno 2018). Secondo tale studio, l’importazione di olio d’oliva dalla Tunisia in UE è strettamente e unicamente correlato alla quantità prodotta in Italia e alla sua volatilità, confermando statisticamente che il maggiore impatto è proprio sul comparto del Sud Italia”.
“Può la Commissione Europea – chiede Corrao – esprimersi sull’ipotesi che tale pressione competitiva, presente anche su altri prodotti, possa configurarsi come pratica commerciale sleale tra imprese nella filiera alimentare?”.
E ancora: “Considerato che le clausole di salvaguardia (mai applicate) degli accordi euromediterranei prevedono il blocco dei flussi nei periodi di maggior produzione, non ritiene la Commissione che si debba censurare un ingresso così massiccio alle porte della campagna olearia con un sicuro effetto depressivo del mercato?”.
Nei giorni scorsi, sulla vicenda, è intervenuto anche il parlamentare regionale di CambiAmo la Sicilia, Vincenzo Figuccia, che ha chiamato in causa anche il Ministro delle Risorse agricole, Gian marco Centinaio:
“Il Ministero delle Politiche agricole si attivi in difesa del made in Italia e della sicurezza nel settore agroalimentare dopo che nel porto di Palermo sono state sdoganate 800 tonnellate di olio d’oliva tunisino biologico a dazio zero, prodotto destinato a Sciacca”.
Secondo il parlamentare della Sicilia, nei porti italiani vi sarebbero “altre navi cisterna pronte a immettere altro olio tunisino nei nostri mercati, attendendo che la Commissione UE rinnovi l’esenzione del dazio anche per quest’anno!”.
“Non credevo che dopo il ripugnante arrivo nei nostri porti di tonnellate di grano al glifosato proveniente dal Kazakistan – dice Figuccia – fosse possibile una cosa simile. Chiedo al neo ministro, Gian Marco Centinaio, di intervenire immediatamente per chiedere all’UE una forte opposizione al rinnovo dell’esenzione, per intensificare le ispezioni sull’olio in arrivo dall’estero e bloccare questo vergognoso business che porta solo ed esclusivamente a un disastro economico per gli olivicoltori siciliani e per l’intero tessuto economico della Sicilia e delle altre Regioni del Sud che producono olio d’oliva extra vergine, la Puglia e la Calabria”.
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