Si alza lo scontro sullo IAL Sicilia, un grande ente di Formazione professionale della Sicilia dichiarato fallito. L’Unione Sindacale di Base (USB) attacca il curatore fallimentare. E, inevitabilmente, la polemica si sposta sulla Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo. I lavoratori licenziati annunciano: “Ci rivolgeremo al Ministro della Giustizia”
Si alza il livello della polemica sul ‘caso’ IAL tra l’Unione Sindacale di Base (USB) e il curatore fallimentare dell’ormai ex ente di formazione professionale. I lavoratori licenziati da questo ente di Formazione iscritti a questa organizzazione sindacale annunciano iniziative per criticare la gestione del fallimento dello IAL. E si preparano a rivolgersi al Ministro della Giustizia, il siciliano Alfonso Bonafede.
Una storia, quella dello IAL, dove è entrata in scena la Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, in seguito al fallimento dello stesso IAL.
“Per i lavoratori ex IAL aderenti all’USB – si legge in un comunicato dell’USB lavoro privato – non è più concepibile assistere all’impunità degli artefici del grave disagio in cui versano gli stessi ex lavoratori IAL CISL SICILIA successivamente IAL SICILIA. L’USB chiede l’intervento immediato della magistratura siciliana affinché si renda giustizia a questi ex lavoratori”.
Nel comunicato non si risparmiano critiche ai rappresentanti legali dello IAL (Amorosini /Raspanti/ Conticello) che si sono succeduti negli anni.
“A questi ex lavoratori – e qui si entra nell’argomento – tocca subire, oltre il danno, anche la beffa, perché il curatore fallimentare non vede la mega truffa perpetrata ai lavoratori, ai discenti, allo Stato e alla Comunità Europea. Dai documenti in nostro possesso si evince che è scomparso tutto il TFR accantonato dai lavoratori con i benefici di polizza, inoltre non sono state erogate ai lavoratori gran parte delle retribuzione, degli assegni familiari, delle malattie, non sono state erogate le diarie giornaliere agli allievi, non sono stati pagati i fornitori, i proprietari degli immobili, le imposte delle entrate, nonostante ricevessero i finanziamenti”.
“Ma quello che per questa organizzazione sindacale rimane inspiegabile – leggiamo sempre nel comunicato – è come gli sia stata concessa la CIGD (Cassa integrazione) nonostante lo IAL usufruisse dei finanziamenti pubblici. Infatti, oltre a ricevere da parte dell’amministrazione regionale finanziamenti per una somma complessiva di circa 118 milioni (tra il 2010 ed il 2012 ), allo IAL gli veniva concesso un ammortizzatore in deroga per una crisi fantasma”.
“Il colmo dei colmi – si legge ancora nel comunicato – è che il curatore fallimentare invece di portare tutta la documentazione in Procura, dopo aver visionato tutto ciò, inspiegabilmente ricorre al TAR per far sì che questo ente (lo IAL) riottenga l’accreditamento”.
Il TAR sta per Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia che, si legge sempre nel comunicato dell’USB, “nella stessa sentenza (negativa), evidenzia che ci sono stati gravi irregolarità amministrative da parte dei vari rappresentanti legali che hanno amministrato questo ente di formazione”.
Nel comunicato si parla dei controlli effettuati dalla DELOITTE TOUCHE spa, società di revisione contabile cui l’assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale, in qualità di Autorità di Gestione, ha conferito l’incarico di controllore di primo livello a valere sul Piano Operativo del Fondo Sociale Europeo della Regione siciliana. Questa società, le legge ancora nel comunicato, “riscontrava gravi incongruenze tra cui l’emissione di numerosissimi assegni circolari che si trovavano all’interno di una cassaforte presso i locali dello IAL Sicilia regionale per un ammontare complessivo di circa 15 milioni di euro”.
Assegni che, si legge sempre nel comunicato, “a detta del consulente amministrativo (pro tempore) legato allo IAL, sarebbero stati emessi al fine di scongiurare aggressioni da parte dei numerosi lavoratori non pagati e titolari di azioni ingiuntive nei confronti dell’Ente, motivo per cui l’Ente avrebbe deciso di salvaguardare le somme incassate custodendo gli assegni in attesa di riversarli sul conto corrente dedicato, cosa peraltro avvenuta, ma dopo diversi giroconti e comunque non per l’importo complessivamente incassato”.
“Quello che scandalizza ancora oggi questa organizzazione sindacale – prosegue il comunicato – è che gran parte di queste somme non è mai arrivata ai lavoratori, come si evince dal verbale della Guardia di Finanza di cui noi siamo in possesso. Tutto questo avvalorato da una denuncia presentata da parte della Regione agli organi preposti. Quello che sappiamo, attraverso le testimonianze dei nostri iscritti che sono parte offesa in un procedimento legale contro i vari rappresentanti legali, è che c’è una richiesta di archiviazione, alla quale gli stessi lavoratori offesi, attraverso il loro legale si sono opposti”.
“Per tutto ciò citato sopra – leggiamo sempre nel comunicato – la USB darà vita a un presidio sotto l’ufficio del curatore fallimentare e si riserva, oltre alla richiesta di intervento tempestivo da parte della magistratura, di inviare una informativa al Ministro di Giustizia”.
Nel comunicato si parla di “gravi illeciti riscontrati da questa organizzazione sindacale”. E di “prove esibite” il 29/09/2017, “come stralci di estratti conto dove erano descritte disposizioni per emolumenti che in quei periodi non venivano erogati ai dipendenti, quote di cessioni del quinto trattenute dalle buste paghe dei dipendenti ma erogate alle finanziarie, ecc…”.
“Inoltre – conclude il comunicato – alla nostra richiesta di consegna del verbale stilato il 29/09/2017, il curatore trasmette PEC allegando il verbale del 29/09/2017 senza sua firma e senza copia dei documenti allegati al verbale”.
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