Rita Borsellino, Ritratto di signora

16 agosto 2018

Ho incontrato per l’ultima volta la signora Rita Borsellino all’aeroporto di Palermo, circa due mesi fa. Era seduta su una delle sedie del servizio di assistenza. Era sola. Sul suo viso si leggeva, come in un libro aperto, la storia di una sofferenza profonda e inconsolabile. Non era solo dolore fisico, quello dovuto alla malattia che stava divorando il suo corpo. Era molto, molto di più: una sofferenza dell’anima, abissale, indicibile

Il suo sguardo, pieno di amarezza e malinconia, era rivolto ad un passato ormai lontano, i cui protagonisti però sembravano vicini, ormai vicinissimi. Non osai turbare, nemmeno con un saluto, quel dialogo interiore, dove le intermittenze del cuore si alternavano alle quelle speciali meditazioni che solo chi sopravvive al sacrificio di sé e ne riconosce l’inutilità può concepire.

La sua candidatura alla Presidenza della Regione siciliana fu e rimane il punto più alto che la società civile dell’Isola, la sua parte migliore, abbia saputo esprimere. E non solo per i numeri del consenso, mai eguagliati e tuttavia non sufficienti, ma per la forza che seppe dare alla speranza di un vero e reale cambiamento della Sicilia; per la fantasia, la gioia e le emozioni che seppe suscitare. Ne sono testimonianza alcuni geniali slogan: “Cu-ffaro No, Cu- Rita Sì”; “Curriti, Curriti cu Rita”.

La rocca della conservazione mafiosa seppe resistere, affidandosi al suo paladino nero e la sua maschera bonaria, e riuscendo a collettare attorno al peggio 200.000 in più.

Molti voti mancarono alla Borsellino, e tra questi e prima di tutti, quelli di tanti cosiddetti amici e compagni. Perché? Perché il consenso popolare attorno alla sua candidatura spiazzò l’establishment del Partito Democratico e di taluni dei suoi capoccioni (Francesco Rutelli non venne mai in Sicilia durante la campagna elettorale). Erano cominciate le prove tecniche di estinzione del PD.

Sublime per stupidità e basso tornaconto, la mancata candidatura della Borsellino alle successive elezioni regionali del 2008, anticipate per le forzate dimissioni di Cuffaro. Le legioni del male erano in difficoltà, si poteva vincere. Vincere? Non sia mai!

Il PD contro Raffaele Lombardo candidò, senza primarie né dibattito popolare, un vecchio arnese della nomenclatura interna, Anna Finocchiaro, una donna con l’aria da funzionario di partito, una burocratessa scialba e grigia, che però era solita portare nella sua borsa emendamenti al tritolo, come quello che, in sede di conversione, imbastardì la legge in base alla quale lo Stato avrebbe dovuto assegnare alla Sicilia annualmente circa 600 milioni di euro per la Sanità. Soldi che si sono persi.

La Finocchiaro fece campagna elettorale per Lombardo. Lo dico perché non so spiegarmi diversamente affermazioni del tipo:

“Per trovare un posto in Sicilia ai giovani conviene raccomandarsi a Lombardo piuttosto che fare un master postuniversitario”. Ditemi voi.

E infatti Lombardo doppiò in voti la Finocchiaro che, in premio, fu riconfermata capo gruppo del PD al Senato.

Che cosa ha fatto Rita Borsellino per la Sicilia? Quello che tutti gli altri, uomini e donne, dovrebbero fare. E’ stata un’eroina, dunque? Sì, certamente. Ella però, come i tanti eroi di cui è costellata la storia recente della nostra sventurata terra, è l’espressione di un male: cioè della bassezza collettiva.

I popoli che hanno nella civiltà moderna il maggior numero di eroi sono quelli che hanno una più grande depressione della coscienza collettiva. L’eroe è colui il quale osa da solo ciò che moltissimi altri, uniti, dovrebbero fare.

Il Paese dove la solidarietà è grande non ha eroi: può avere politici avveduti, grandi tecnici, grandi condottieri, insigni scienziati: ma non ha eroi.

Di chi ha vissuto come Anna Finocchiaro, quando sarà morto, una volta detto che è morto, si sarà detto tutto. Come di Donna Prassede, la superflua moglie di Don Ferrante, nei Promessi sposi.

A lei gentile Signora, che fu ragazza quando fui ragazzo anch’io, un saluto che viene da lontano.

Lovely Rita,
nothing can come between us
When it gets dark I tow your heart away”.
(Amabile Rita,
Niente può mettersi tra di noi
Quando fa buio io porto il tuo cuore lontano).
(The Beatles, Sgt. Pepper’s lonely hearts club band)

Foto tratta da quotidiano.net

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