Presidente Musumeci, a quando l’applicazione dell’articolo 24 dello Statuto?

9 luglio 2018

Ricorderemo con costanza al Presidente della Regione la sua promessa di applicare lo Statuto. Oggi, dopo l’impugnativa della finanziaria, gli ricordiamo quanto utile sarebbe l’Alta Corte…

Nel momento in cui il governo centrale, a torto o a ragione, impugna una legge regionale, la necessità di rivitalizzare l’Alta Corte per la Sicilia dovrebbe esplodere in tutta la sua urgenza. Soprattutto nella testa di chi, tra i governanti di questa nostra Isola, aveva promesso che l’applicazione dello Statuto sarebbe stata una sua priorità. E’ il caso, come ormai sappiamo, del Presidente della Regione, Nello Musumeci. Che, però, da quando ha varcato la soglia di Palazzo d’Orléans, non se lo ricorda più.

Eppure, dinnanzi all’intera Sicilia, lo scorso Gennaio all’Ars, durante il suo discorso d’insediamento, lo aveva detto con tono perenterio: “Applicheremo lo Statuto”.  Ha pure citato Piersanti Mattarella, il Presidente dei Siciliani,  colui il quale,  dinnanzi al Presidente della Repubblica di allora (Sandro Pertini) non ebbe  timore di definirsi “geloso custode dell’Autonomia siciliana”. 

Va da sé che lo Statuto andrebbe applicato nella sua interezza. Solo così potrebbe esprimere tutte le sue potenzialità e dare a questa terra quella  dignità istituzionale necessaria a fare valere tutti i diritti dei Siciliani.

Ma con il Governo Musumeci non si intravede nemmeno l’ombra di un’azione concreta che vada in direzione dello Statuto.  Non parliamo di chiacchiere, ma di azioni concrete. Grandi assenti,

Immaginiamo che, dopo la recente impugnativa della finanziaria regionale, l’umore di Musumeci non sia dei migliori.  Non entriamo nel merito (lo abbiamo fatto qua), ma certamente non è bello vedersi bocciare una legge, facendo la figura, come minimo, degli incompetenti.

Ebbene, Presidente, non si sentirebbe un po’ meglio se a difenderla ci fosse l’Alta Corte, ovvero quell’ organismo previsto dall’articolo 24 dello Statuto  che aveva il compito di giudicare sulla costituzionalità delle leggi emanate dall’Assemblea regionale e delle leggi e dei regolamenti emanati dello Stato?

I Padri Nobili dello Statuto avevano voluto dotare la Sicilia di una istituzione in grado di difenderla dallo Stato centrale. Alla pari: Stato da un lato, Regione dall’altro. Quattro giudici nominati dall’Assemblea regionale pronti ad arginare le pretese anti- costituzionali dello Stato ed eventualmente correggere le storture regionali. Va ricordato, ogni volta che Roma calpesta lo Statuto, compie un atto incostituzionale perché lo Statuto ha rango costituzionale.

Solo che se, non ce nessun organismo che lo fa notare, tutto passa in silenzio. Pagano i siciliani che, nel caso delle norme finanziarie dello Statuto, ‘regalano’ a Roma risorse che dovrebbe essere spese per lo sviluppo di questa terra.

L’Alta Corte, come disse il primo Presidente della Regione, Giuseppe Alessi, “fu sepolta viva”. Ovvero, con un vero e proprio atto incostituzionale, venne inglobata dalla Corte Costituzionale senza però prevedere i quattro giudici siciliani.

Senza l’Alta Corte, la Sicilia sarà sempre preda di Roma. E il Presidente Musumeci lo sa.  Un Presidente della Regione che vuole davvero rappresentare la Sicilia, non deve perdere altro tempo e deve immediatamente passare dalla teoria alla pratica con la nomina dei giudici siciliani.

Altrimenti è solo un altro chiacchierone.

 Presidente Musumeci, ma non doveva applicare lo Statuto? L’art. 21 ad esempio…

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